Capitolo otto.

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Capitolo otto.



«Che insolente!», esclama Arran, infilandosi i pantaloni del pigiama.

«Di chi stai parlando?», chiedo, innocentemente.

Per la cronaca, so di chi sta parlando.

«Lo sai perfettamente, professoressa», mi sfotte.

«Ivan è ragazzo molti intelligente».

«È un idiota».

Rido. «Ma se ti ha schiaffeggiato verbalmente solo mezz'ora fa!».

«Non ho voluto rispondergli a tono per non offendere le vostre conoscenze».

Scoppio a ridere più forte. «Addirittura!».

«Certo, riccioli d'oro. Perché avrei dovuto imparare una lingua morta che non parla più nessuno?», borbotta, imbronciato.

Continuo a sghignazzare, asciugandomi le lacrime agli angoli degli occhi. «Okay, mi arrendo. Continua a pensare che è un idiota, lui rimarrà comunque un ragazzo talentuoso».

Lui mugugna parole incomprensibili.

«Sarà un problema per te se propongo ad Ivan di prendere il mio posto in ambulatorio come segretario part-time, vero? Così posso insegnare».

Mi guarda, con la bocca spalancata. «Cosa? E questo quando lo avresti deciso?».

«Mezz' ora fa, esattamente», dichiaro.

«Non posso crederci. Hai deciso di abbandonare il lavoro che ti ho dato così di punto in bianco per darlo ad un ragazzino appena ventenne?».

Alzo le spalle. «Bé', sì».

«Sei una grandissima stronza», borbotta.

Non mi offendo, perché ha ragione. Sono una stronza. E me ne vanto. «Perché? », gli chiedo, comunque.

«Perché ti ho implorato più e più volte di trovare un lavoro adatto ai tuoi studi e tu hai sempre rifiutato. Adesso arriva un poppante che puzza di latte e vuoi infilarlo nel mio studio?».

«Non c'è niente di male, doc», lo rimprovero.

«Certo, se non fosse gli hai sbattuto le ciglia per tutta la sera!», sbotta.

Spalanco gli occhi. «Cosa? Sei geloso di Ivan?».

Non risponde, continuando a fissarmi truce.

«Ma certo! Adesso capisco tutto», annuncio, passandomi una mano tra i capelli, frustrata, «tu non lo odi perché ti ha tenuto testa...ma perché pensi che mi piaccia!», esclamo, inorridita.

«Sei arguta, professoressa...davvero sagace!».

Mi metto le mani sul volto. «Oh, santo cielo, doc! Ti rendi conto?».

Lui solleva un sopracciglio. «Non mi sembra così illogico».

«Lo sarà per te! Io non posso ancora credere che...»

«Io ci credo», mi interrompe, «tu sei una cercatrice di attenzioni, appena qualcuno ti loda un po' tu gongoli soddisfatta e ti ci strusci come una gattina in cerca di blandizie!».

Oh, Gesù. Non può averlo detto davvero.

«Scusa se mi sono sentita orgogliosa dei miei studi di un'intera vita!», esclamo, «o ti brucia solo il culo perché per una volta il genio della situazione non sei tu?».

Lui mi salveràМесто, где живут истории. Откройте их для себя