Capitolo undici

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Capitolo undici.

L'essere umano è una creatura perfetta. Arran lo dice sempre. Dice anche che la natura è perfetta. Perciò, se bisogna credere alla Bibbia, è stato il signor Dio a farci così perfetti. Già. A noi donne, per esempio, ha donato un utero capace di far crescere un essere vivente. Quello che mi chiedo è che se, questo fantomatico Dio, abbia mai immaginato che la telepatia sarebbe stato un dono più gradito.

Perché vi dico questo? Il fatto è che vorrei essere nella testa di Arran in questo momento, per capire se è arrabbiato con me. Ma non arriverò a molto se non glielo chiedo direttamente. Siamo fermi sulla soglia della porta, da quando Alexander è uscito e lui ancora mi guarda, come se si aspettasse qualcosa.

«Ehi, doc?», chiamo.

«Riccioli d'oro...», risponde lui, con nonchalance.

«V-va tutto bene?», balbetto.

«Va tutto bene, amore >>

Incasso la testa tra le spalle. «Bé', okay...se credi che va tutto bene...».

Si avvicina e mi solleva il viso prendendomi il mento tra le mani lisce. «Sei la mia vita».

E, sentite quelle quattro parole, mi sciolgo. Le mie palpebre sbattono innumerevoli volte. «Davvero?».

Annuisce e mi accarezza il viso, con dolcezza, mentre i suoi occhi trasudano amore. «Sì. Sei la cosa più preziosa che ho e non permetterò a nessuno di farti scappare da me. Ho lottato con te, con me stesso e con il mondo intero per averti. Perciò, tesoro, ti dico che va tutto bene. Va tutto alla perfezione perché ti amo nonostante tutto».

Il mio cuore batte all'impazzata, mentre mi si riempiono gli occhi di lacrime. «T-tua madre...».

Con dolcezza, mi mette un dito sulle labbra, interrompendomi. «Mia madre non c'entra nulla con noi. Ci siamo solo io e te, qui. Non interferirà nessuno. Le mie scelte non dipenderanno da lei o da Alexander.La scelta dipende solo da me e da te e so perfettamente che sono io l'uomo che vuoi. Siamo un mare in tempesta noi, un uragano, un terremoto: nessuno può fermarci».

«Arran...», mormoro, senza fiato.

Non so perché, ma iniziamo a retrocedere. Le sue mani si posizionano sulle mie spalle e mi costringe a stare al suo passo. «Tu sei mia, lo sarai per sempre per tua scelta, o perché io combatterò così tanto, lotterò con chiunque per te».

«Tu sei...così convinto».

Si avvicina ancora e mi blocca, premendomi al muro con il suo centottantasette centimetri di altezza. «Lo sono. E voglio tutto di te. Ogni singolo centimetro della tua pelle perfetta, ogni tuo singolo sospiro. Ogni cosa».

«Mi hai...», mormoro, completamente ipnotizzata dai suoi occhi.

Un sorriso perverso e bello da morire gli illumina il viso. «Ti ho, lo so che ti ho...ed è la consapevolezza che mi anima, il mio sapere che sarai per sempre mia. E non si tratta di autostima, vita mia, ma della semplice convinzione che combatterò per ogni singolo giorno della mia vita».

Mi inarco automaticamente, adeguandomi ad ogni linea dura del suo corpo. Lui non perde tempo, in un secondo mi sfila il maglione senza troppa fatica e i miei seni sono già fuori dal reggiseno, pesanti e turgidi come non mai. «Questo dovrebbe intimidirmi?», gli chiedo, sfidandolo.

Solleva un sopracciglio, un sorriso pericoloso dipinto sul volto. «No. Non ho intenzione di intimidirti. Voglio amarti, possederti, vedere i tuoi capelli scorrermi tra le dita, il tuo fiato sul collo».

Lui mi salveràWhere stories live. Discover now