Capitolo 2 - Christine Bonnie Wilstohiel

306 58 62
                                    

《Tu devi essere matta,》 disse il Gatto, 《Altrimenti non saresti venuta qui.

- Lewis Carroll.
"Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie"

~◇~

Sebbene fosse abituata alle stranezze degli ospiti della signora Wilstohiel, Emily non poteva fare a meno di stupirsi ogni qualvolta apriva la porta a uno di loro.

Non avevano fatto, quindi, differenza quei due ragazzi così giovani che, una settimana e mezza prima, si erano presentati alla porta senza essere stati invitati, né tantomeno aver chiesto anticipatamente di vedere la signora tramite una lettera o un messaggero.
Per quanto ne sapesse lei, almeno.

La cameriera bussò alla porta della signorina Wilstohiel, dicendole che era desiderata in salotto.

Emily non ricordava l'ultima volta che la Whingrose House avesse accolto ospiti per un periodo così prolungato.

In compenso, rammentava perfettamente la simpatia che quei due nuovi intrusi le avevano subito ispirato non appena aveva aperto loro la porta. Una strana empatia che l'aveva spinta a farli almeno entrare e avere qualche possibilità di essere ricevuti.

In realtà, sapeva perfettamente che non avrebbe dovuto lasciare che certi sentimenti interferissero nel suo lavoro.

Quando li aveva fatti attendere nell'ingresso, mentre andava a riferire della loro presenza alla padrona, si era aspettata che lei le ordinasse di cacciarli in malo modo, rimproverandola di aver fatto entrare degli sconosciuti.

Contrariamente a ciò che si era aspettata, invece, quando era andata nella biblioteca dalla signora Wilstohiel, quest'ultima non si era sorpresa e aveva accettato di buon grado di riceverli.

Con i suoi tre anni di servizio alle spalle, Emily avrebbe potuto giurare che la sua reazione sarebbe stata del tutto diversa, cosciente che la padrona non amasse troppo le sorprese.

Fatto stava che la cameriera, non senza un certo scetticismo, aveva condotto gli ospiti nella biblioteca e li aveva lasciati con la signora. Non sapeva cosa si fossero detti nel lasso di tempo in cui erano rimasti chiusi nella stanza, ma il risultato era stato che, alla fine delle loro chiacchiere, le era stato ordinato di preparare le due camere.

Era rimasta piuttosto stupita della richiesta, ma, come al solito, non si era azzardata a far domande sui nuovi e inaspettati ospiti.

- Siete voi Emily? Entrate pure.
La voce dell'ospite squillò gioiosa dall'altro lato della porta, facendo ridestare la cameriera dai suoi pensieri.
- Con permesso, - rispose sorpresa la ragazza in un sussurro, entrando nella stanzetta e chiudendosi la porta alle spalle.

Annabeth era dall'altro capo della stanza, e stava armeggiando con i lacci di un vecchio abito.

In piedi di fronte un grande specchio, tra un armadio e una toletta di legno con il piano in marmo, la ragazza prestava poca attenzione a ciò che faceva, presa a osservare corrucciata le occhiaie grigie sul proprio viso.
Non sparivano da qualche tempo, ormai, sebbene cercasse di riposare per farle attenuare almeno un po'.

Non per questo motivo le stava risultando difficile allacciare il vestito; era un'azione che le veniva davvero naturale, nonostante non l'avesse compiuta negli ultimi giorni. Era pur vero che, sotto le camicie, aveva comunque continuato ad indossare i corsetti.

L'usuale di Emily era, invece, l'incondizionato riflesso di mettersi subito a disposizione della signora e dei suoi ospiti, comportamento che non mancò di manifestare neanche in quella circostanza.

L'orologio dei ricordiWhere stories live. Discover now