Capitolo 6 - Inside the abbey

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Le stranezze delle persone simpatiche riescono esasperanti, ma non c'è persona simpatica che non sia per qualche verso strana.

- Marcel Proust

~◇~

Il sobbalzante viaggio attraverso le strade della città, per quanto riguardava Trevor, era stato piuttosto breve rispetto a quanto non si aspettasse in realtà.

Il merito, - se ne rese conto solo una volta sceso dalla vettura -, andava senz'altro alla signorina Eastway, che, sin da quando erano saliti in carrozza, lo aveva intrattenuto parlandogli e chiedendogli di vari argomenti tra i più disparati, i quali, però, erano per lo più legati in qualche modo a Londra.

Se c'era un qualcosa che non si era aspettato di trovare in lei, quando l'aveva intravista nel salottino della Whingrose, era senz'altro quella incessante e socievole parlantina che l'aveva accompagnato - e, perché no, anche divertito - per tutto il tragitto.

Infatti, contrariamente a ciò, gli aveva dato l'idea di essere una persona riservata e di poche, pochissime parole.

Se si aggiungeva il fatto che era parsa anche una persona molto altezzosa e, di conseguenza, poco incline a scambiare parola con un americano, non avrebbe di certo potuto sbagliarsi di più. Infatti aveva capito, dai suoi giri in città, che non alla totalità inglesi erano graditi, soprattutto tra i più benestanti.

Neppure i nuovi imprenditori, che si erano arricchiti con i loro commerci, o le fecce di Whitechapel lo erano. I britannici parevano molto prevenuti anche tra i loro stessi concittadini. Ma quello era un altro discorso.

La signorina Marie sembrava, perciò, la giusta armonia tra il raffinato e l'amabile. Unendovi poi la sua figura esile, il viso pallido e delicato, caratterizzato dagli occhi di un castano misto all'oro e il sorriso gentile, quelle caratteristiche la rendevano una persona assolutamente squisita.

- Eccoci arrivati, - esclamò il signorino Graybourgh, mentre la carrozza da cui erano appena scesi riprendeva la sua corsa.

Trevor gli volse un'occhiata prima di alzare gli occhi sulla loro meta, ancora a lui ignota. La sua reazione interiore istantanea fu un misto di confusione e perplessità.

- Questa, miei signori, è l'abbazia di Westminster, una delle costruzioni più rappresentative della storia inglese. A mio modesto avviso è di una bellezza sublime, ma avrete modo di giudicarla voi stessi, - spiegò Ewan, con un'espressione fiera e sicura. - Patriottismi messi da parte, si intenda, - precisò il ragazzo facendo l'occhiolino, al che Trevor alzò un sopracciglio esprimendo disappunto.

- Vogliate seguirmi, - li invitò ancora il gentiluomo offrendo un braccio ad Annabeth, la quale, dopo un attimo d'incertezza, accolse il suo invito e vi si aggrappò.
Mentre si accingevano a raggiungere l'ingresso dell'abbazia, iniziarono quindi a camminare e presto a conversare.

- Permettete? - chiese subito dopo Trevor alla socievole compagna di viaggio, offrendole il braccio con un piccolo inchino e l'accenno di un sorriso.

Ridendo appena, la ragazza accettò l'offerta e, insieme, si accinsero a seguire l'altra coppia.

- Non vi entusiasma la meta che abbiamo scelto, non è vero? - chiese la signorina Eastway mentre passeggiavano.

Il ragazzo fu un tantino colto alla sprovvista da quella domanda, ma cercò di non darlo troppo a vedere.

- Per la verità potete considerarmi perplesso... o confuso, se preferite. Non saprei cosa aspettarmi da una struttura di queste dimensioni, non ne ho mai visitata una, - rispose passando lo sguardo dall'austero mausoleo alla ragazza e viceversa.

L'orologio dei ricordiWhere stories live. Discover now