Capitolo 10 - Theatral situations

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L'ora della fine delle scoperte non suona mai.

- Colette

~◇~

Non ricordava bene se stessero inscenando il secondo o il terzo atto dell'opera.
Ciò, tuttavia, non aveva granché importanza, dal momento che non stava capendo proprio un bel niente della rappresentazione.

Annabeth era accomodata in un palchetto verde del teatro Drury Lane, a Covent Garden. Tra le sue dita inguantate spuntava un libretto rosso, che a malapena aveva guardato dalla fine del primo atto, durante il quale aveva tentato di prestare attenzione, sebbene con scarsi risultati.
La carta affondava un poco nelle gonne dell'abito da sera che la zia Bonnie le aveva fatto avere per l'occasione tramite Emily.

La ragazza non sapeva come la donna fosse a conoscenza del fatto che non possedeva alcun abito idoneo per tale circostanza, - anche se, in generale, non ne aveva per nessuna, checché fosse la sua tipologia -, ma non era eccessivamente ansiosa di scoprirlo.

L'abito era color pervinca, con degli inserti più scuri e vari nastrini. Il corpino era un po' largo per la sua corporatura, ma, grazie ai lacci ben stretti dalla domestica, le andava abbastanza bene.

- Direi che l'attrice che interpreta Ginevra ha un'ottima dizione.
Trevor le si era accostato e le aveva sussurrato in un orecchio, facendola sobbalzare.
La ragazza si era infatti persa a osservare gli altri spettatori con scarso interesse.

Annabeth si voltò quasi di scatto per la sorpresa e vide il mezzo sorriso del ragazzo. Non c'era nessuna Ginevra nell'opera, per quanto ne potesse sapere, e tantomeno era certa che l'amico sapesse davvero il significato della parola "dizione". Suonava bene e piuttosto altolocato; forse per quel motivo aveva usato quel vocabolo.

Era abbastanza annoiato anche lui; un'ombra negli occhi tradiva il guizzo sul suo volto.

- Trovi? - resse il gioco lei, cercando di sorridere a sua volta. Era ancora scossa da quel mattino. Per essere puntuali, non aveva smesso di pensare a ciò che era successo.

Ewan Graybourgh e Lilianne Eastway si erano comportati (e continuavano a comportarsi) come se l'uscita di quel mattino fosse andata meravigliosamente e - doveva ammetterlo - se non ci fosse stato Trevor a confermare l'accaduto, si sarebbe data per pazza.

- Certamente, Annie, - rispose il ragazzo a voce bassa, con espressione seria.
La prima reazione della ragazza fu quella di sghignazzare, poi di fulminarlo con un'occhiataccia; per quanto potesse esserle familiare quel soprannome, non avrebbe dovuto chiamarla con quel nomignolo troppo confidenziale. Non in pubblico, proprio come si erano accordati.

Non perché si vergognasse o le dispiacesse, ma, non conoscendo quell'ambiente sociale, avevano deciso che sarebbe stato meglio cercare di passare inosservati.

Trevor capì cosa stava pensando e il suo sorriso si allargò, diventando quasi beffardo. Annabeth non teneva più il conto di quante volte avrebbe voluto tirargli una sberla solo per togliergli quel ghigno dal volto.

Le sue intenzioni dovettero trasparire dal suo viso, perché il ragazzo scoppiò a ridere sommessamente e mimò la resa alzando le mani.
La ragazza alzò gli occhi al cielo per un istante, per poi voltarsi nuovamente verso gli individui in platea e chi occupava gli altri palchetti.

Alcune donne si rinfrescavano agitando fini ventagli variopinti, nonostante l'ambiente non fosse troppo afoso, mentre altri spettatori sembravano seguire attentamente l'opera con binocoli o monocoli da teatro in oro o argento. Qualcuno parlottava guardando verso gli altri palchetti più che verso gli attori. Un paio di giovani nobildonne sembrava guardare nella loro direzione, ma Annabeth aveva qualche dubbio riguardo il fatto che stessero ponendo la loro attenzione su di lei, perché quando incrociò lo sguardo di una di loro, questa la guardò freddamente, quasi infastidita.

L'orologio dei ricordiحيث تعيش القصص. اكتشف الآن