Capitolo 16 - The man in black

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I motivi delle azioni umane sono sempre molto più complessi di quanto si possa spiegare e raramente possono essere descritti in modo corretto.

- Fëdor Michajlovič Dostoevskij

~◇~

L'ultima spallata e fu nel vicolo.

Dopo il primo tratto straripante di passanti, le viuzze secondarie che adottava per arrivare a Whitechapel erano popolate solo da pochi mendicanti e ubriachi.

Si riconoscevano subito per la loro camminata barcollante e la puzza nauseabonda che emanavano. Da guardare erano uno scempio, ma non davano alcun fastidio ed era facile aggirarli e proseguire senza intoppi.

Folate di vento improvvise e gelide gli sferzavano la faccia ad ogni diramazione che superava, facendogli salire i brividi lungo la schiena. Ad ognuna, domato dall'istinto, si stringeva di più nel consunto cappotto, ben sapendo che non l'avrebbe scaldato di più.

Era appartenuto a Murray ed era davvero rovinato. L'aveva consumato fino all'osso.

Nel giro di un quarto d'ora, Cedric arrivò nel malfamato quartiere. L'illuminazione urbana era pessima, la pavimentazione malandata e sconnessa, come al solito. Il tanfo del posto gli sembrava ogni volta più nauseante, ma col tempo era riuscito ad abituarsi. 

Quel che invece continuava a raccapricciarlo, erano i comportamenti viscidi di ubriachi, oppiomani e prostitute. Nonostante, ormai, rimanesse impassibile a certe oscene visioni, tra sé non poteva evitare di provare disgusto. Ma era nei rookeries, i quartieri poveri, e quella era la loro realtà.

Quel pomeriggio, però, l'ambiente era più strano e - per certi versi - più sospetto del solito. Mentre camminava a grandi falcate, non capiva cosa gli stesse succedendo intorno, se semplicemente ci fosse più frenesia o stesse accadendo qualcosa di particolarmente importante.

All'occhio di un qualunque passante estraneo al posto, uno dei pochi che si azzardava ad intraprendere quelle vie, non sarebbe apparso nulla fuori luogo. Per gli standard di Whitechapel, almeno. Ma il suo, allenato dagli anni trascorsi in quel marciume, si accorgeva facilmente che c'era qualcosa che non andava.

Col bavero sollevato, le spalle curvate e le mani nelle tasche, il ragazzo dagli occhi bicromati passava tuttavia inosservato alle attenzioni della feccia dei bassifondi.

Quando fu sulla via del locale che cercava, svoltò in un vicolo, per allungare il giro e attuare la recita che metteva in scena ogni volta che si trovava da quelle parti.

Lo conoscevano, lì, come un pezzente schivo e quasi perennemente ubriaco. Abiti consunti e cappellaccio malandato non facevano che rendere il tutto più verosimile. Pochi prestavano attenzione agli ubriachi, da quelle parti, soprattutto perché costituivano, grossomodo, la normalità del posto.

Solitamente, per non creare sospetti, scolava qualche bicchierino prima di andare, ma, quel giorno, doveva essere particolarmente attento e avere i riflessi pronti. Ragion per cui, aveva evitato di farlo e annebbiare, seppur di poco, i propri sensi.

D'altronde, non sarebbe stato un grosso problema, fingere di essere sbronzo; anche senza l'alito che sapeva di alcol, il vecchio cappotto era così intriso di quell'odore misto al tabacco, che chiunque gli si fosse avvicinato avrebbe creduto si fosse appena scolato una bottiglia intera.

Gli bastava, infine, solo un'andatura barcollante e malferma, farneticare di tanto in tanto circa una certa "Lucy" - o il primo nome che gli fosse venuto in mente - e nessuno gli avrebbe dato una seconda occhiata.

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