Capitolo 9 - Absurdness

123 31 37
                                    

Un'assurdità è una qualunque proposta avanzata dai nostri avversari, contraria al nostro modo di fare, o al di sopra della nostra comprensione.

- Horace Smith

~◇~

Annabeth ascoltò nel più totale silenzio il racconto della "fuga" di Trevor e la signorina Eastway dall'abbazia, cercando di evitare di sembrare troppo sbigottita, anche se con ben pochi risultati. Se le stava diventando parzialmente "chiaro" il motivo per cui Graybourgh l'aveva costretta a quell'uscita precipitosa, era infinitamente più confusa sul resto.

- Al momento non abbiamo idea del perché vi stessero seguendo... ci stessero seguendo, - concluse Lilianne dopo il suo minuzioso resoconto. Non sembrava turbata, né stanca per aver parlato a lungo, solo molto curiosa di vedere la sua reazione.
- Il problema, - esordì quindi Ewan, - non ha sede nell'avvenimento in sé, quanto nel perché. Nell'eventualità che si rivelassero dei validi motivi, e lo sospetto, l'episodio potrebbe non essere un caso isolato.

Trevor, che era rimasto in silenzio fissando la sua tazza di tè ormai non più fumante, si drizzò sulla sedia.

- Cosa vorreste insinuare? - proruppe.
- Oh, niente che sia in qualche modo fondato. Ciò non toglie che quegli uomini dovessero avere un motivo più che valido.
- E voi non avreste la benché minima idea di quale potrebbe essere?
- Non in senso stretto, signor Snydmare.
- Ciò non esclude che, in generale, ne abbiate una, o sbaglio?
- Già, non lo esclude.

Trevor lo fissò in cagnesco per alcuni istanti, con gli occhi offuscati dalla rabbia, ma l'altro non parve farci caso, girandosi a chiedere qualche cosa di assolutamente futile a Lilianne.

Annabeth seguì solo per metà il loro scambio di battute, frastornata dalle informazioni appena ricevute.

All'inizio del racconto, si era resa conto di essere affamata ed aveva rimpianto un poco di aver rifiutato l'invito di mangiare qualche sandwich ma, una volta sentito delle armi da fuoco, le si era serrato lo stomaco e di quel rammarico non era rimasta neanche una traccia.

Aveva notato con cipiglio che, invece, il padrone di casa aveva vuotato due tazze di tè durante il monologo della signorina Eastway e che, in quel momento, si accingeva a terminare anche il piatto di sandwich, come se non fosse per niente turbato dalla situazione.
Il che era a dir poco paradossale, considerata la circostanza e la logica reazione che si sarebbe aspettata da chiunque. A quanto pareva, quel ragazzo reagiva ai problemi in modo alquanto inatteso.

- Comunque sia, non c'è proprio niente per cui allarmarsi. La città è un posto piuttosto movimentato, qualche imprevisto è assolutamente nella norma... nella quotidianità, insomma, - intervenne ancora Ewan, con l'aria di voler liquidare in fretta l'argomento e le occhiatacce di Trevor.

- Mi aspettavo che si cacciasse, ma non... - intervenne quello, deciso a non mollare la presa e alzando di nuovo gli occhi, dopo che averli puntati sui ricami della tovaglia nel tentativo di calmarsi.
- Non fateci caso. Ora dovremmo andare, abbiamo abusato fin troppo della vostra gentilezza e del vostro tempo, - lo interruppe Annabeth, che aveva sentito abbastanza per fulminarlo con gli occhi. Doveva riflettere, era tutto troppo confuso.

Ewan annuì gioioso e si voltò ancora verso Lilianne, mantenendo lo stesso amabile sorriso.
- Credo dovremmo continuare domani il nostro giro. - La ragazza annuì. - Lasciate tuttavia che vi inviti a teatro questa sera; sono certo la signora Wilstohiel sarebbe felice se accettaste, - continuò poi il ragazzo, rivolgendosi di nuovo agli americani.

Prima del secco rifiuto di Trevor, Annabeth accettò la proposta, guadagnandosi una sua occhiata interrogativa e sgomenta. Di certo, non li avrebbe lasciati andare facilmente.

L'orologio dei ricordiWhere stories live. Discover now