Capitolo 11 - London's secrets

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Nel momento in cui accettiamo i problemi che ci sono stati assegnati, le porte si aprono.

- Rumi

~◇~

I tre piombarono nel più completo silenzio. Persino la signora Wilstohiel, che sembrava star per dire qualcosa, tacque.
Il fuoco sembrò farsi più freddo e scoppiettare con minore intensità, quasi avesse percepito la pesantezza dell'aria.

- Giusto, - ruppe la quiete Christine, sistemandosi sulla seduta e guardando negli occhi prima Trevor e poi la nipote. - Prima le spiegazioni.

Ad Annabeth, inconsciamente, vennero i brividi. Era una cosa frequente in quei giorni, aveva spesso dei brutti presentimenti. Eppure, c'era qualcosa negli occhi della zia, qualcosa di buio, come se le dispiacesse per quello che stava per dire, che le gelò letteralmente il sangue nelle vene. Si chiese cosa ci fosse di così terribile in quello che stava per riferir loro, senza voler davvero sapere la risposta.

- Da quando la regina Vittoria è salita al trono, quasi cinquant'anni fa, c'è stato un periodo di floridezza economica, o almeno durante il quale il bilancio statale può essersi detto sanato... anche se di certo non lo è l'intera società. La povertà è tanta, a Londra, non serve fingere che non esista per eliminarla. - Sembrava stesse pensando a qualcuno mentre lo diceva, ma non esplicitò nulla, almeno non verbalmente. - Ma non è questo il punto. La povertà comporta paura, la paura uno spietato spirito di sopravvivenza e quest'ultima la disponibilità a fare qualunque cosa pur di avere un penny.

Fece una pausa, soppesando i due ragazzi come per capire l'effetto che quelle parole avevano sortito in loro, ma quelli le rivolgevano solo degli sguardi estremamente confusi.

- C'è un gruppo di individui in città, uomini di un certo rango, che sta sfruttando questa situazione, comprando informazioni e il silenzio di sempre più persone o arruolandone per mettere a tacere chiunque si opponga a loro o decida di non sottomettersi. In questo modo, si assicurano il controllo della maggior parte dei bassifondi, ma anche di svariati imprenditori, senza contare i loro traffici di oppio e armi. Nonostante il divieto, non fanno altro che importarne.

Annabeth lanciò istintivamente un'occhiata a Trevor, che qualche giorno prima le aveva parlato degli imprenditori di oppio in città, quando stavano pensando di cercare un lavoro. Il ragazzo dovette carpire i suoi pensieri, perché si voltò appena e le lanciò un'occhiata.

Bonnie non parve accorgersi del loro scambio di sguardi e continuò.
- Sono un'organizzazione ben congeniata, che sta puntando a controllare buona parte di Londra. Non siamo a conoscenza dei loro obiettivi finali, sappiamo solo che per raggiungerli, colpiscono anche altre famiglie nobiliari, screditandole, facendole cadere in rovina o ereditandone i beni attraverso la falsificazione di documenti su documenti per creare parentele inesistenti.

Trevor soffiò come se volesse fischiare, poi ci ripensò, facendo semplicemente un respiro profondo.

- La situazione sembrerebbe indubbiamente complessa... ma perché ci state riferendo una cosa del genere? Cosa c'entriamo? Non facciamo parte di Londra, - intervenne Annabeth, ancora confusa.

Le pareva l'assurda trama di uno dei romanzi dell'anziana Mill, una donnetta che viveva tutta sola in un appartamento ricolmo di bauli di libri, a Boston. Aveva tantissimi volumi, tutti con una storia più bislacca dell'altra.

- Mi duole dirtelo, ma la ragione è piuttosto semplice. La nostra famiglia è tra quelle che mette loro i bastoni fra le ruote. Sei l'ultima erede dei Wilstohiel, nipote mia. Questi uomini ora stanno puntando all'eliminazione di ogni mio possibile successore.

L'orologio dei ricordiHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin