Capitolo 15 - The lost phrases

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A volte si è colpevoli anche senza avere fatto alcunché di male.

- Seneca

~◇~

Annabeth frugava nel baule come una forsennata, buttando all'aria i pochi indumenti che possedeva e altre scartoffie varie. Avrebbe sistemato in un secondo momento.

Non sarebbe stata in grado di quantificare da quanto tempo cercasse, ma ogni minuto speso le faceva crescere il timore di non trovare ciò che, ne era certa, aveva portato con sé da Boston.

Quando finalmente lo trovò, sul fondo di quel maledettissimo baule, a stento controllò un gridolino di felicità.
Si abbandonò, quindi, ad un meritato sospiro di sollievo.
Calmatasi un attimo, tuttavia, non spese secondi preziosi a crogiolarsi in quel piccolo trionfo e si alzò immediatamente, per precipitarsi al pian terreno.

La casa era silenziosa; i corridoi monotoni e vuoti. Non si sentiva neppure Emily. Forse era uscita a fare la spesa: non era la prima volta che la ragazza notava che mancasse proprio in quell'orario, di tanto in tanto.

La giovane Wilstohiel arrivò alla porta dello studio della zia Bonnie in tutta fretta. Prima di bussare, però, esitò un istante, stringendo al petto la lettera che tanto aveva sudato per trovare.

Alla fine lo fece, un po' nervosa, ma decisa a perseguire il suo proposito.

- Avanti.

La ragazza abbassò la maniglia e scivolò subito all'interno. Trovò la donna seduta alla scrivania, intenta a scartabellare. Il suo piano da lavoro era un tripudio di documenti, lettere, appunti e fogli vari, alcuni dei quali erano caduti sul pavimento.

Molto probabilmente, stava controllando le entrate e le spese dell'azienda di famiglia.

In quei giorni, tra una chiacchierata e l'altra, aveva scoperto con precisione di cosa si fosse occupata la famiglia Wilstohiel. A quanto pareva, aveva gestito un'impresa che si era arricchita a dismisura, entrando a far parte delle cerchie aristocratiche londinesi.

La zia, quindi, aveva portato (e portava) avanti il commercio di stoffe e abiti d'alta sartoria, in quanto unica figlia ed ereditiera.
Difatti, quando sua madre era fuggita in America con suo padre, i genitori (suoi nonni) ne avevano inscenato la morte prematura, così da non subire lo scandalo che quell'azione avrebbe generato.

Non immaginava e non voleva sapere come avessero fatto a ideare e attuare una cosa del genere. Fatto stava che, alla madre, quindi, non era spettato neanche un centesimo del patrimonio di famiglia. Cosa di cui le era sempre importato poco, in realtà.

Christine, per quanto avesse tentato a convincere i genitori, non aveva potuto far nulla per la sorellina minore, se non continuare a tenersi in contatto con lei.
Più di una volta, le aveva ribadito che avrebbe trovato il modo di darle tutto il sostegno economico di cui necessitava, se si fosse trovata in difficoltà, ma Margaret fece in modo di non farsi aiutare in alcun modo. Era stata perentoria e testarda, su quella faccenda.

All'epoca, Bonnie era già sposata da qualche anno. Si era trattato di un matrimonio combinato che, però, era sfociato nell'amore tra i due giovani. Il marito era Aloysuis Rellworth, di nobile nascita.
Era stato lui, fino alla morte - avvenuta in circostanze ad Annabeth non molto chiare - ad occuparsi dei conti di casa e dei beni ereditati dalla moglie, facendoli crescere ulteriormente.

L'orologio dei ricordiDonde viven las historias. Descúbrelo ahora