the ward- quattordicesima parte

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Alex:

Ero in centrale insieme a Walter. Haley ci guardava dal vetro mentre il poliziotto Kyle ci faceva delle domande sulla vittima.
-"Allora..." disse Kyle. "Io non ho più nulla da dirvi. Per ora siete liberi, ma non finisce qui."
Walter e io alle sue parole ci alzammo dalla sedia e raggiungemmo l'uscita finché Kyle enunciò:
-"Alex, sappi che tu non mi piaci per nulla..."
-"Perché?" Chiesi con voce stupita.
-"Tu mi avevi detto che tua madre era scappata in italia quando in realtà Marissa l'aveva uccisa...Adesso chi mi garantisce che non stai mentendo nuovamente?"
-"Kyle..."
-"Agente Kyle, grazie." Mi interruppe.
-"Agente, giuro che non sono stato io ad uccidere quella ragazza...Nemmeno la conoscevo."
-"Sarà la scentifica a dirci chi è stato. Adesso vai prima che me ne pento." Rispose con tono severo.

Voltai le spalle e uscì dalla stanza senza aggiungere altro.
Mentre raggiungevo l'uscita della centrale con la testa tra le nuvole, mi scontrai con una ragazza facendola cadere a terra.
-"Oh dio...Scusa!" Esclamai cercando di ricompormi.
-"Tranquillo, non è niente." Rispose con tono gentile alzandosi da terra.

La ragazza era con capelli lunghi neri, pallida in viso e con una sonda nel naso collegato ad una bombola d'ossigeno che portava dietro la schiena.

-"S-stai bene?." Balbettò Walter avvicinandosi verso di lei.
-"Si, grazie." Rispose mostrando un sorriso a trendadue denti.
-"Mi dispiace molto...scusami!" Ripetei.
-"Tranquillo! Può succedere a chiunque" disse dandomi una pacca sul braccio continuando a sorridere.
-"Piacere Alex..." pronunciai allungando la mano verso di lei. "Lui è il mio amico Walter."
Walter si sollevò gli occhiali e alzò la mano per salutare.
-"Piacere Hope." Enunciò lei.
-"Mi sono già scusato?" Domandai scherzando.
-"Mhh, io direi che ti sei già scusato abbastanza."
-"Scusa se sono troppo invadente ma cosa ci fa una ragazza dolce come te in una centrale di polizia?"
-"Sono qua per mio padre...lui è un agente." Rispose.
-"Ah, davvero? E come si chiama?"
-"Burke, ma da tutti è conosciuto come Kyle...Kyle Burke."
-"L-lui è tuo p-padre?" Disse Walter incredulo.
-"Si, lo conoscete?" Chiese mostrando nuovamente il suo sorriso grazioso.
-"Si, siamo qui per lui."
-"Ah, siete amici?"
-"Beh... diciamo di si." Pronunciai facendo un sorriso forzato.
-"Ottimo!" Esclamò entusiasta.
-"A-Alex...Dovremmo a-andare." Enunciò Walter.
-"Ah, già...che sbadato. Una nostra amica ci aspetta, ci becchiamo in giro."

Andammo a casa di Haley, bussammo alla sua porta ma nessuno apriva. Proprio quando stavamo per ritornare in macchina, ecco che si aprì la porta.
-"Cosa volete?" Domandò infuriata.
-"Haley...vogliamo parlarti."
-"Ditemi..."
-"P-possiamo e-entrare?" Chiese Walter.
-"Se non lo faccio cosa fate? Mi rincorrete in giro per casa?"
-"H-Haley...Ti c-chiedo scusa p-per ieri. E-ero ubriaco."
-"Ti chiedo scusa anch'io...Queste situazioni ci mettono moltissima ansia e nervosismo." Replicai io.
-"Bene...Vi siete scusati. Adesso ciao."
Ci chiuse la porta in faccia, evidentemente lei non ci aveva ancora perdonato...Questo non lo potevo accettare, lei di me si fidava ciecamente, io per lei ero come un fratello e dopo la morte dei suoi genitori e di sua sorella Anna ero l'unica persona cara che gli restava.
-"Haley, no...Apri!" Dissi bussando alla porta.
-"A-amico...Lasciala s-stare. Il t-tempo a-aggiusterà tutto." Mi tranquillizzò Walter facendomi smettere di bussare alla porta.

" Mi tranquillizzò Walter facendomi smettere di bussare alla porta

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