Venerdì 13 -sedicesima parte

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Hope:

Ero seduta sul lettino dell'ospedale, come ogni settimana mi ero sottoposta a tutte i controlli per la mia malattia.
-"Dottor Harrison…" disse mio padre. "Perché non facciamo un trapianto ai polmoni?"
-"Vede Signor Kyle, dobbiamo trovare dei polmoni compatibili e poi prima hanno la precedenza i casi più gravi." Rispose il dottore.
-"I casi più gravi? Non vede com'è ridotta mia figlia? Ormai pesa 40 kili…Io…Io rivoglio indietro la Hope di un tempo, la Hope in carne e colorita in viso."
-"Mi dispiace…Non sono io a decidere."
-"Dannazione!" Esclamò. "Significa che riavrà dei polmoni nuovi solo quando starà per morire? Significa questo?"
-"Papà, fa nulla." Dissi facendo un sorriso forzato per tranquillizzarlo.
In realtà non era per nulla vero,  dentro morivo ogni volta che dicevano che non c'erano dei polmoni compatibili per me, desideravo da sempre due polmoni nuovi per ritornare a respirare senza questa bombola d'ossigeno. La odiavo, ma ormai era una parte di me.

Ricordo che iniziò tutto 4 anni fa. Ricordo mentre mi preparavo per andare a scuola ebbi un crisi respiratoria e per poco non ci lasciavo le penne. "Fibrosi cistica" ci disse il dottor Harrison. Fu lui ad annunciarci ciò di cui soffrivo...Fu uno schiaffo all'improvviso.

All'inizio non volevo accettare la situazione di convivere con una bombola d'ossigeno, ho tentato anche il suicidio, ma solo dopo ho capito il vero valore della vita…Solo dopo ho capito quant'è importante vivere. Ed ogni giorno stringo i denti e sopravvivo, alzo la testa sul cuscino e sorrido. Solo così ho imparato a godermi la vita.

-"Figliola andiamo!" Esclamò mio padre furibondo, quella sua rabbia era dovuta alla sua pena nei miei confronti. D'altronde come si può convivere con il pensiero che sua figlia potrebbe morire da un'istante all'altro.

-"Arrivederci dottor Harrison." Enunciai gentilmente mentre mi dirigevo verso l'uscita.
Lui mi guardò e mi fece un sorriso.

Tornammo in macchina e mentre mio padre guidava mi disse:
-"Mi dispiace per come mi sono comportato prima."
-"Oh, tranquillo papà…Comprendo la tua rabbia, ma davvero, non è importante. Il dottor Harrison ha ragione, ci sono moltissimi bambini malati che hanno bisogno di quei polmoni più di me. E poi come dice il mio nome…Ci vuole speranza, papà."
-"Riesci a mettermi sempre il sorriso." Enunciò lui accarezzandomi il viso.
Mi affacciai al finestrino e vidi Walter nel giardinetto di casa sua… Era sporco di sangue.
-"Papà." Pronunciai indicandolo. "Guarda…"
Mio padre si accostò con la macchina e scesi di corsa verso di lui.
-"Ommidio Walter, stai bene?"
-"S-si…Perché?" Domandò.
Scese anche mio padre e disse:
-"Ragazzo, che hai combinato?"
-"Oh, m-ma t-tranquilli, non è m-mio il sangue."
-"Di chi è?" Chiese mio padre.
-"M-mai sentito p-parlare di c-colorante rosso?" 
-"Colorante?"
-"P-per fare delle t-torte. Lo s-so che s-sembro uscito d-da una s-scena del c-crimine, ma vi g-garantisco che è s-solo colorante."
Ridacchiai alle sue parole portandomi la mano davanti alla bocca, mio padre mi notò e mi fece cenno di tornare in auto.
Non obbidì, lui mi lanciò un occhiata e arrabbiato Esclamò:
-"Hope, vai in macchina!"
-"Ma papà…"
-"Non lo troveresti divertente se sapessi ciò che ha fatt..."
Walter lo interruppe enunciando:
-"C-cosa ho fatto? H-ho colpa di c-ciò che ho f-fatto ? P-per caso h-ho colpa c-che la mia migliore a-amica è morta d-davanti ai miei occhi? Ho c-colpa se h-ho dovuto u-uccidere L' assassina?"
-"Papà…" pronunciai sconvolta.
-"Hope torna in macchina, ho detto!"
-"No, papà…Io in macchina con te non ci torno. Sei…Sei una cattiva persona!" Esclamai.
Mio padre guardò male Walter, poi se ne tornò in macchina lasciandomi qui.

-"M-mi dispiace." Balbettò Walter.
-"No, dispiace a me per come ti ha trattato mio padre"
-"F-forse è solo un po' p-protettivo."
-"Un po'?" Chiesi ridendo.
-"Molto" rispose ricambiando la risata.
-"Entriamo in casa, ti aiuto a finire la tua torta…Spero che mio padre non sospetti anche di me"
-"N-no…Mi è p-passata la v-voglia. Ti r-riaccompagno a c-casa."
-"Cosa?" Domandai incredula.
Non potevo credere che mi ero litigata con mio padre per restare con lui e già mi riportava a casa.
-"Ma io voglio passare del tempo con te…"
Lui si girò di scatto, si avvicino verso di  me con aria minacciosa enunciando:
-"S-siete t-tutte uguali! siete t-tutte uguali!"
-"Cosa intendi?" Chiesi indietreggiando.
-"Certo, c-come se n-non sapessi di c-cosa parlo…M-a io v-voglio passare d-del tempo con te." Disse imitando la mia voce. "Come l-lo vorresti p-passare il tempo i-insieme a m-me? Eh?
Stavo per parlare che mi interruppe all'istante:
-"L-lo so g-già cosa v-vorresti fare con m-me…Tu…Tu mi d-desideri. Ma m-mi dispiace cara H-Hope…I-il mio c-cuore appartiene a C-Courtney. Puttana!"
A quella parola gli diedi uno spintone facendolo cadere a terra e mortificata dissi:
-"Sono già fidanzata,coglione."
Poi ancora incredula me ne tornai a casa.

Entrai a casa, mi asciugai le lacrime con la manica della mia giacca... Cosa gli era preso? Prima si comporta bene e poi tutta d'un tratto mi chiama puttana.
Non potevo raccontarlo a mio padre, lui era imprevedibile, non volevo mandare in fumo la sua carriera da poliziotto.  E nemmeno potevo raccontarlo al mio ragazzo Mike, non volevo che picchiasse Walter.

Mi squillò il telefono, era anonimo. Risposi e dissi;
-"Pronto?"
-"Hey Hope."
-"Chi parla?" Domandai. La sua voce era strana, sembrava disturbata da interferenze.
-"Ho visto ciò che ti ha fatto Walter…quale razza di uomo chiamerebbe una donna puttana? Lui ormai è andato, è impazzito…Proprio come Marissa. Mi riesce bene a far impazzire le persone, eh?"
-"Come lo sai? Pronto? Sei ancora in linea?"
-"Si, cara Hope…Sono ancora in linea. Avrei una proposta da farti!" Esclamò l'uomo dietro la cornetta.
-"Uhm? Quale proposta?"
-"Vuoi che diamo una lezione a Walter?"
-"Che tipo di lezione?"
-"Beh, diciamo una punizione per ciò che ha detto e ha fatto."
-"Cosa ha fatto?" Chiesi.
-"Non avrai creduto davvero che quello era colorante? Quello era sangue. Sangue di un povero cane."
-"oh..Dio… H-ha ucciso un cane?"
-"Si, cara Hope. Quando si inizia ad uccidere non si smette più. Ha iniziato con Marissa, ma non si fermerà, farà ancora vittime. Molte vittime. Proprio come ha fatto Marissa. Diciamo che mi ha semplificato il lavoro."
-"Dio…M-mi metti paura." Risposi con respiro affannoso.
-"Non devi avere paura di me… Io sono un tuo amico.  Ti semplificherò la vita se vorrai, ucciderò tutti quelli che ti hanno trattato male."
-"Smettila!" Urlai. "Dirò tutto a mio padre."
-"Non faresti in tempo. Tu e tuo padre morireste in un modo orribile. Il vostro sangue scorrerebbe sul pavimento e sulla mia lama."
Scoppiai nuovamente a piangere, ero terrorizzata, Tremavo.
-"C-cosa vuoi?" Dissi.
-"Che mi dai il consenso per uccidere Walter.'
-"No! L-lui ha sbagliato ma siamo degli umani, tutti possiamo sbagliare."
-"Povera sciocca." Enunciò ridendo per poi far cadere la linea telefonica.

Ritornai di corsa a casa di Walter, dovevo avvisarlo del piano di quell'uomo. Anche se mi aveva fatto del male chiamandomi puttana, però non meritava di morire.

Arrivai a casa sua, bussai alla sua porta e dopo alcuni secondi la porta si aprì…Non era Walter, era un'uomo incappucciato che mi prese di forza e mi trascinò dentro casa.

Arrivai a casa sua, bussai alla sua porta e dopo alcuni secondi la porta si aprì…Non era Walter, era un'uomo incappucciato che mi prese di forza e mi trascinò dentro casa

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Ps: allora? Pareri su chi è il vero assassino? Cioè chi ha fatto iniziare tutto questo incubo?

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