55.

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A quel contatto mi sembra di essere tornato a vivere, e un'infinità di piacevoli sensazioni mi pervadono il corpo.
Ricambio chiedendo accesso alla sua bocca - che mi è subito concesso- mentre le mie mani si posano sulla sua schiena nuda, al di sotto della maglia.
Le nostre lingue si rincorrono come mai dopo tanto tempo; la passione regna nella stanza, mentre entrambi sfoghiamo la nostra astinenza in gesti poco casti.
Le sue mani si posano sulle mie natiche alzandomi da terra; istintivamente allaccio le gambe intorno alla sua vita.
Cammina verso il letto, dove ci stendiamo con poca grazia. Il suo corpo ancora sopra al mio, le nostre labbra ancora unite.
Gemo quando una delle sue mani si avvicina all'elastico della mia tuta e le sue labbra si posano sul mio collo.
Stringo i suoi capelli in una mano, mentre la sua bocca esplora il mio petto, appena scoperto dalla maglia.
Apro gli occhi mentre le sue labbra si avvicinano ai miei boxer, intravedendo dalla vetrata la figura di mio padre.
No. No. No. No. Non di nuovo. Merda.
Blocco Shane, tirando su la sua testa grazie alla mano nei suoi capelli. «Non posso farlo» dico con gli occhi lucidi.
Lui boccheggia come a voler ribattere ma io continuo a scuotere la testa.
Avvicina il volto al mio annuendo, e mi accarezza una guancia posando le labbra sul mio orecchio. «Posso avere solo un ultimo bacio?» la sua voce è roca, e rotta. Mi afferra una mano.
Annuisco senza aggiunger parola.
Le sua labbra si scontrano nuovamente con le mie in un bacio colmo di desiderio, che sa di lacrime e di addio.
«Ricordati sempre di me. E ricorda che ti ho amato come non ho mai amato nessuno»
Si alza e interrompe ogni contatto, allontanandosi in fretta dalla stanza, e lasciandomi con un vuoto nello stomaco.
Aspetto l'entrata di mio padre, perché so che ha assistito a tutto, ma non accade nulla.
Però voglio prendere in mano la situazione: mi alzo ed esco dalla stanza, trovandolo subito di fronte ad essa.
Deglutisco. «Scusa..»
Lui mi fissa confuso.
«Scusami. Ti prego. Non andartene di nuovo. Vorrei non amarlo più, ma non posso farne a meno. Ti prometto che lo dimenticherò e che sposerò una bellissima ragazza. Ma ti prego, non andartene di nuovo» dico tutto d'un fiato riprendendo a piangere forte.
Mi viene istintivo gettarmi tra le sua braccia e stringerlo dopo tanti anni.
La sua mano che mi accarezza i capelli è una sensazione che non ricordavo nemmeno più.
«Ethan, ma cosa stai dicendo?!»
«Lo so che è sbagliato. Lo so che è un ragazzo. Lo so che è contro natura. Lo so. Però lasciami il tempo di dimenticarlo e ti prometto che lo farò. E sarà come se nulla fosse mai successo. Ti prometto che-»
Lui mi zittisce.
«Sh. Perché dici così?» mi accarezza di nuovo i capelli tranquillizzandomi «Non c'è nulla di sbagliato» mi stampa un bacio sulla nuca.
«Ma-»
«Sh. Non so le ragioni per le quali vi stiate allontanando, ma se il motivo è che siete due ragazzi allora corri da lui e prendi in mano la situazione»
Resto spiazzato. Quindi per lui non è un problema?
Lo stringo, ringraziandolo semplicemente così.
«Davvero non la trovi una cosa sbagliata?»
«Certo che no. Non possiamo scegliere di chi innamorarci»
Sorrido e lo guardo dritto negli occhi.
«Grazie per essere qui» lo abbraccio di nuovo.
«Sono felice che tu sia ancora vivo. Ti voglio bene, Ethan.»
«Ti voglio bene anch'io, papà»

***

«Possiamo parlarne un attimo?» domanda mio padre mentre siamo seduti ad un tavolo al bar, solo noi due.
Dopo che sono stati tutti avvisati del mio risveglio ho dovuto subirmi un sacco di visite e banali frasi o richieste di spiegazioni, e ora mio padre vuole a tutti i costi parlarne.
«Preferirei di no» rispondo sorseggiando un po' di cioccolata calda.
Lui sbuffa. «Il dottor Parker dice che devi parlare»
Ah si, quello stronzo che ora mi obbliga anche a frequentare il suo gruppo di sostegno.
«Si sta solo preoccupando per te» dice notando la mia espressione.
«Ma perché? Cosa importa a lui se sono vivo o morto?!» sbotto allontano da me la tazza piena di cioccolata.
«Nessuno si merita di morire. Tantomeno tu.»
«Non c'è bisogno di morire. Ci sono già all'inferno »
«Non dire così. Non è vero. E chi ti dice che andresti all'inferno?»
«Non credo neanche che ci sia qualcosa dopo questa vita. E anche se ci fosse non andrei di certo in paradiso. Ho ferito troppa gente, e anche me stesso..» dico accostando ai suoi occhi il braccio sinistro, ormai libero dalle garze.
Al centro è ben evidente la crosta più grande, e tante altre più sottili tutt'intorno ad essa, qualcuna già cicatrizzata.
«Ethan, ti prego non riesco neanche a guardarlo»
«Perchè? È una delusione troppo grande per te?!» sbotto avvicinandolo ancora di più al suo volto.
«No. Non ho detto questo. Ma non riesco a pensare che tu ti sia fatto del male in questo modo» mi afferra il polso e accarezza la ferita col pollice.
«..non era la prima volta..» confesso guardando altrove «L'ho fatto per anni»
Mi guarda a lungo, prima di chiedermi, con voce rotta, il motivo.
«Mi faceva sentire vivo, e in qualche modo riempiva il vuoto che provavo dentro..»
Sospira «Ethan, farsi del male non è la soluzione ai problemi. Anzi, diventa solo un problema aggiuntivo. È quello che ti ha portato fin qui»
«Ma è l'unica cosa che mi fa stare bene. L'unica cosa che mi fa sentire di nuovo vivo»
La sua mano stringe ancora il mio braccio, e mi sento come se gli stessi raccontando tutta la mia storia, solo permettendogli quel contatto..

If They Knew The Pain  [#wattys 2018]Where stories live. Discover now