60.

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«Ethan. Ethan!» mi sento chiamare ripetutamente e mi volto verso Danny, già rivestito.
«Ti chiamo da un'ora. Che ti prende?» sembra sorridente.
Vorrei fargli tante domande, ma non riesco nemmeno a parlare. Scoppio in lacrime poggiando la testa sulle ginocchia.
Lui si accuccia di fronte a me, e mi accarezza i capelli.
«Ti va di dirmi cos'hai?» chiede dolcemente.
Scuoto la testa.
«Io sto ancora un po' qua..»
«Ethan, se ci beccano sono guai» tenta di convivermi.
Passano svariati minuti prima che mi rivesta ed esca dalla stanza.
La porta era aperta e non è un buon segno..
«È stato solo sesso, no?» domando di getto, mentre ci dirigiamo in camera, facendo bloccare Danny sui suoi passi.
Passa un attimo prima che dica con un tono indecifrabile, e abbastanza distaccato «Sí,solo sesso.»
Velocizza il passo e mi supera.

Il mio telefono squilla in imperterrito una volta seduti sul mio letto. Shane.
Riuscire a non pensare a lui per una notte è stato un sogno. Mi fa soffrire che sia tutto finito.
«So che è colpa mia se non gli do la possibilità di rimediare ma non riesco a perdonarlo..» confesso.
«Non importa, Ethan, non importa» sospira profondamente «Ho imparato a mie spese che é meglio tenersi a distanza, o perlomeno non farsi coinvolgere troppo sentimentalmente»
Mi limito ad annuire.
Esatto. Non mi affezionerò Danny, promesso..

***

Danny's POV: flashback

«Un corso di nuoto?!» sbottai gettando lo zaino a terra «Non se ne parla!»
A mia insaputa mia madre mi aveva iscritto ad un corso di nuoto; voleva che facessi nuove amicizie..
Mi dava parecchio sui nervi che l'avesse fatto senza chiedermi il consenso. Mi ritrovavo in un mare di merda da un minuto con l'altro.
«Andiamo, Danny, ti farà bene conoscere qualcuno di nuovo...sai, forse Jade non era proprio l'ideale..»
Ero incredulo che tirasse ancora fuori quella storia.
L'unica vera amica che ero riuscito a farmi mia madre la considerava una cattiva compagnia, poiché aveva più volte notato 'alcuni segni' sulle sue braccia, oh, e qualche mese prima era stata trovata impiccata nella sua stanza.
Ovviamente a mia madre non era mai importato nulla di come stessi io a riguardo, di come mi sentissi solo senza lei; le interessava solo che mi allontanassi da 'quel tipo di persone'..
Ci è voluto tempo perché si accorgesse che io non ero meglio di loro..
La fissai a lungo con odio.

«Andrò a questo corso»

Non so cosa volessi dimostrare in quel momento, ma cambiai immediatamente idea una volta dentro gli spogliatoi.
Che mi ero messo in testa?
Non potevo di certo mettermi in costume davanti a tutte quelle persone.
Durante gli ultimi mesi, e senza Jade, la mia situazione era peggiorata e il mio intero corpo si era ricoperto di ferite auto inflitte.
Rimasi nello spogliatoio più a lungo di tutti gli altri, deciso a non presentarmi, ma fui sorpreso da un istruttore.
«E tu che fai qui?»
Alzai la testa di scatto.
«Uhm..stavo andando..» feci per alzarmi.
Ma lui insistette.
«Non dovresti avere un corso adesso?» chiese incrociando le braccia.
«N-non ..non voglio..farlo..» riuscì a dire stringendo i pugni.
Sin da piccolo avevo fatto una gran fatica a relazionarmi con gli altri.
«Come sarebbe? Dai, cambiati e vieni»
Mi promette che non dirà nulla? , avrei voluto chiedergli. Ma credo di averglielo trasmesso attraverso qualche mio gesto, poiché mi chiese che cosa avessi.
Posai la sacca in terra e sfilai la felpa, scoprendo già i primi tagli; la sua impressione rimase indecifrabile.
Slacciai la cintura e sfilai i pantaloni e la maglia.
«Se si gira mi cambio..» dissi con un filo di voce, tentando di distrarre la sua attenzione.
Lui si voltò, dandomi le spalle.
«Come mai tutte quelle ferite?» chiese senza guardarmi.
Cercai di mantenere la calma mentre l'elastico del costume raggiungeva la mia vita.
Non risposi e rimasi immobile, mentre lui si voltò di nuovo nella mia direzione.
Ti sei mai odiato tanto?
«Non voglio entrare a fare il corso» confessai tenendo lo sguardo fisso al pavimento.
Non ricordo nemmeno come riuscì a trascinarmi in piscina, ma in pochi minuti mi ritrovai con la testa sott'acqua a svolgere un esercizio di respirazione in cui avremmo dovuto trattenere il fiato per 30 secondi.
Non credo ci sia bisogno di specificare che spesso ricevevo occhiatacce o domande invadenti.
Non so quanto prolungai il tempo tentando di soffocare, ma rimasi sott'acqua finché la vista non iniziò ad annebbiarsi.
Non riuscivo a respirare e intravedevo le bolle risalire a galla; pou percepì qualcuno afferrarmi per un braccio e trascinarmi a galla.
Mi appoggiai al bordo, reggendomi a stento, e sputando l'acqua che avevo bevuto.
L'istruttore mi dava delle pacche sulle spalle per aiutarmi e mi reggeva per evitare che ricadessi in acqua.
Mi passó le mani sul viso afferrandolo e scostandomi i capelli dalla faccia.
«Ehi, mi senti?»
Annuii.
«Riesci ad alzarti?» chiese scostandomi i capelli dalla fronte.
Feci leva sulla mano, che però mi resse a stento.
L'istruttore mi aiutò ad alzarmi, e mi accompagnò in infermeria.
Ho una grande confusione in testa, dopo quel momento..

If They Knew The Pain  [#wattys 2018]Where stories live. Discover now