62.

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La prima notte fuori dall'ospedale l'ho passata insonne.
Di nuovo su quel letto, testimone di amore, dolore, passione, sofferenza, vita.
Alle 6 mi sono già fatto una doccia fredda e vestito.
Cerco di non fare rumore camminando scalzo, in punta di piedi, stringendo le scarpe in una mano e le sigarette nell'altra.
«Posso aggregarmi?»
Quella voce che tento invano di dimenticare, ma che mi perseguita ovunque.
La sera prima mia madre ha insistito che si fermassero a dormire ed io non sono riuscito ad obbiettare.
«Come già sveglio?» domando cercando di non far trasparire nessuna emozione.
«Tu?»
«Non riuscivo a dormire»
«Ti sei risposto da solo» afferra la sua felpa e si incammina verso l'uscita.

Non riesco a fare a meno di incantarmi a guardare la sigaretta che si appoggia sulle sue morbide labbra.
«Credo che tornerò prima in ospedale» confesso, seduto sui gradini dell'ingresso mentre il fumo di sigaretta e il respiro gelato accompagnano le mie parole.
«Ti sono stati concessi 2 giorni di permesso e vuoi bruciarli così?» sembra stupito, ma resta comunque calmo.
«Non fa differenza. È un inferno ovunque» volgo lo sguardo all'orizzonte.
«Forse vorrei solo prendere un treno qualsiasi, o un aereo, e scappare da tutto» sospiro passandomi una mano tra i capelli.
«Scappare non è la soluzione, i problemi ti raggiungono sempre alla fine» mi guarda.
«Ho solo bisogno di un po' di tempo per me stesso. Senza pensare agli altri. Voglio essere egoista, e pensare al mio bene per una volta»
«E allora reagisci per istinto. Non pensare a nulla, Ethan, vivi»
Mi volto verso di lui incontrando i suoi occhi, profondi come l'oceano e del medesimo colore.
Getto in terra il mozzicone e gli getto le braccia al collo stringendolo forte, in un abbraccio di cui avevo davvero bisogno.
«Mi dispiace tanto, Ethan. Mi dispiace tanto per tutto» le sue braccia mi tengono saldo contro di se.
Stringo i denti per non piangere e sciolgo l'abbraccio.
«Io torno dentro, fa freddo» accenno un mezzo sorriso e mi alzo.
«Vi raggiungo» si volta verso il vialetto e la strada affiancata da alberi spogli.

«Grazie dell'ospitalità..e dei Pancake!» escalma Jess sedendosi a tavola.
Ogni tanto incontro accidentalmente quegli occhi blu mare ed inizio a tremare.
Ad un certo punto il telefono di Shane comincia a squillare e lui si alza da tavola, scusandosi.
Ed io non posso fare a meno di sentire la conversazione..
"Anche tu....Si, si certo..va bene, perfetto..a dopo..ciao"
La sua voce si mantiene con un tono dolce e distratto per tutto il tempo mentre si lascia scappare una risatina ogni tanto.
Il primo pensiero che mi balena per la testa è che stia frequentando con qualcuno e qualcosa si accende dentro di me.
Mi avvicino a Jess e aspetto che mia madre si distragga.
«Sai se si sta vedendo con qualcuno?» sussurro.
Lei sorride sorpresa.
«Uhm..credo..è venuto prenderlo a scuola uno venerdì. Perchè? A te non interessa più, giusto?» dice ironica, facendo roteare gli occhi.
Io serro i pugni.
«Devo andare a trovare una persona»
Mi alzo di scatto e, senza lasciare a nessuno il tempo di proferire parola, esco dal portone.

Suono un paio di volte al campanello prima che quella che una volta era una chioma viola, sbuchi da dietro la porta.
«Ethan!» mi allaccia le braccia al collo.
Sorrido stringendola.
«Che fine hanno fatto i tuoi capelli?!»
«Mi serviva una cambiamento»
Li ha tinti di nero ed ora li porta appena sotto le orecchie, con una frangetta a mezza fronte.
«Ti stanno bene» le sorrido spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mettendo cosí in mostra uno dei suoi dilatatori.
Lei arrossisce.
«Dai, entra»
Mi fa strada e raggiungiamo il salotto, dove ci sediamo su un divano che ha l'aria di essere stato rispolverato migliaia di volte.
«Allora, come mai qui? Cioè, ti hanno già fatto uscire?» alza un sopracciglio.
«No, Parker credeva che un permesso mi avrebbe fatto bene..»
«E successo qualcos'altro mentre ero via?» ride, come a voler ironicamente sottolineare che senza di lei l'ospedale è perso.
Ma lei non sa.
Si sfila il maglioncino, restando racchiusa solo nel suo vestitino nero che lascia intravedere i tatuaggi sulle braccia.
«Scusa la temperatura, mia madre tiene sempre il riscaldamento altissimo in questo periodo dell'anno. Spogliati pure» sorride, ma io mi irrigidisco.
«Sto bene così, grazie»
Inizialmente lei resta impassibile e comincia a parlare d'altro, ma mi conosce troppo bene.
Mi fissa dentro negli occhi.
Le sue iridi verdi mi perforano l'anima.
Mi afferra il polso che fino a poco prima era "quello sano" e alza la manica con un colpo secco.
Le sue labbra si schiudono, conferendole un'espressione stupita, e delusa allo stesso tempo.
«Ethan..» sospira e mi avvolge in un abbraccio.
Io riporto la manica alla punta delle dita.
«Cos'è successo?» domanda sciogliendo l'abbraccio e sedendosi più vicino a me.
«..mi..mi mancavi.. E poi Danny..e Shane..io..» mi viene da piangere ma stringo denti e pugni.
«Danny? Cosa c'entra Danny con questa storia?»
Resto in silenzio qualche secondo. «Sono stato con lui..» confesso.
«In che senso, sei stato con lui?» il suo tono di voce è indecifrabile e freddo.
«È stata solo ..una notte di sesso..e-eravamo ubriachi e..» tento di spiegarle, ma il suo volto si è già dipinto di rosso.
«Vaffanculo, Ethan» si alza di scatto camminando avanti e indietro per la stanza.
«Marissa, mi dispiace.. Non ero coscente» tento di giustificarmi ma è inutile, so di aver sbagliato.
Ora credo stia piangendo.
«Sapevi che cosa provavo per te, lo sapevi bene» singhiozza «Io ti ho lasciato libero di fare le tue scelte ma..Mi fa così arrabbiare che io sia rimasta ad aspettarti come una stupida quando tutto ciò che volevi era essere fottuto nel culo!»
Si passa le mani sulla faccia.
Mi alzo anch'io, con i nervi a fior di pelle. Quest'ultima affermazione non la digerisco.
«Non ti dovevo nulla. Non stiamo insieme» dico più a me stesso che a lei.
«Vaffanculo!» urla, mentre le lacrime le rigano il volto.
«Vattene via!»
Resto immobile a fissarla.
«Vattene viaa!»
Mi allontano da quella Ragazza in lacrime, con il cuore spezzato e le lacrime impresse sulla pelle..

If They Knew The Pain  [#wattys 2018]Where stories live. Discover now