65.

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«No, voglio andare da solo» comunico a mia madre, diretto, dopo le sue numerose richieste di accompaganarmi in ospedale.
Alle lunghe si rassegna e mi stringe forte in un abbraccio. «Cerca di riprenderti..» la sua voce è rotta dal pianto, ma si trattiene.
«Ci provo, promesso» la stringo.
Mi avvicino all'uscita, ma mi blocco poco prima della porta.
«M-mi accompagni..?» mi volto verso Shane, sentendomi in colpa per la richiesta che gli sto facendo, dopo aver allontanato mia madre.
Lui la guarda, chiedendo la sua approvazione, e sorride quando annuisce. Quando mi raggiunge gli afferro la mano, e non la mollo fino all'edificio immenso che si erge sul marciapiede di fronte al nostro.
«Shane, non mi sento bene..»
Mi manca il fiato, e mi sembra di non poter respirare.
Gli lascio la mano ed inizio a piangere, cercando aria rumorosamente.
Attacco di panico, di nuovo.
Respiro affannosamente e piango, mi sembra di non avere vie d'uscita.
Shane mi sta vicino, cercando di abbracciarmi e mi parla, ma io non capisco cosa stia dicendo.
Lo spingo via, e tento di allontanarmi correndo, ma finisco per inciapare.
Percepisco appena la figura di Shane accucciarsi e stringermi. È tutto così confuso.
Cerco di divincolarmi ma è inutile.
«Sh, sono io, piccolo, sono io» sussurra al mio orecchio, e stavolta capisco.
«Va tutto bene» mi stampa un bacio accanto ad esso.
Mi appoggio al suo petto e pian piano mi calmo.
«Per favore, non venirmi a trovare..»
Mi ritrovo in una situazione insensata: stringo la sua maglia tra le mani, come a domandargli di restare accanto a me, ma nel frattempo gli chiedo di rompere i contatti.
«C-cosa?» la sua voce trema, e sembra confuso.
«Non voglio coinvolgerti in tutto questo» dico convinto, più a me stesso che a lui.
«Smettila, non mi fa niente. È una mia scelta» improvvisamente si fa serio.
Mi allontano leggermente, per guardarlo negli occhi.
«Puoi avere di meglio, e lo sai bene»
Per ribattere, quasi non mi lascia il tempo di finire la frase. «Ma io voglio te»
Scuoto la testa.
«Non è così, puoi avere chi vuoi. Jess mi ha detto che ti stai vedendo con qualcuno..allora va da lui, non ha senso perdere tempo con me» mi libero dalla sua presa e mi alzo.
Lui mi segue.
«Sai che ti dico, hai ragione»
Resto sbalordito da questa sua affermazione, perchè in fondo vorrei stare con lui in ogni momento.
«Forse dovrei andare da lui, e lasciarti qui da solo a buttarti a terra! Dovrei correre a scoparmelo, mentre tu stai rinchiuso in questo posto per pazzi come te! E saperti cadere a pezzi un giorno dopo l'altro» mi fissa dritto negli occhi, con un'espressione che lo shock non mi permette di decifrare
«Posso facerla anche senza di te!» sbotto.
«No! Non puoi. Non puoi perchè tu non vuoi farcela. Questo posto ti schiaccia peggio di quanto tu non lo faccia da solo. E tu sei convinto che starai meglio continuando a farti del male, tu ne sei fermamente convinto, per questo non uscirai mai» sembra arrabbiato, e mi confonde.
«Bene, buona fortuna, io vado da 'chi mi merito'» fa le virgolette con le dita, arrabbiato come non l'ho mai visto.
La mia testa urla il suo nome, nel tentativo di far uscire quel rumoroso no che non riesco a dire.
Tutto ciò che riesco a fare, è seguire l'istinto: mi getto addosso a lui, stringendolo in un abbraccio, mentre le lacrime mi rigano il collo.
Lui resta sorpreso, ma poi mi stringe a sua volta.
Mi accarezza i capelli, e mi alza il volto posando due dita sotto al mio mento.
Incontro il suo sguardo e vengo sopraffatto da una serie di emozioni che ormai riconosco.
Quel piacevole calore al basso ventre, il cuore che accellera..
«Resta» ansimo, fissando i suoi occhi, e gli afferro il volto tra le mani concedendomi un contatto tanto attesso e desiderato.
Un bacio passionale e movimentato, che racchiude amore e rabbia, tristezza e lontananza, ma appagazione.
Il tempo sfavorevole della città, lascia cadere una pioggia improvvisa sopra le nostre teste, ma nessuno dei due se ne fa riguardo.
Interrompo il contatto lentamente, accarezzando con le labbra le sue, rosse e gonfie.
Sorride, e le gocce di pioggia scivolano dalle sue labbra.
Mi abbraccia e stringo nella mano i suoi capelli bagnati, lasciando che l'odore della pioggia mi riempia le narici.
Siamo entrambi fradici ed i nostri vestiti a contatto fanno rumore, e schizzano acqua.
«Portami via, ti prego» sussurro poggiando le labbra sul suo collo, un contatto che tanto mi mancava e che tanto amavo.
«Ma, Ethan..»
«Ti prego» lo stringo ad occhi chiusi.

If They Knew The Pain  [#wattys 2018]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora