58.

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«Mi dimettono»

La guardo qualche secondo cercando di realizzare.
So che dovrei chiederle se è felice, cosa farà ora eccetera; ma tutto ciò che riesco a fare e stringerla in un abbraccio mordendomi il labbro per trattenere le lacrime.
«Mi mancherai. Tanto» sussurro accarezzandole i capelli.
La sua manina poggiata sul mio petto stringe il tessuto della mia maglia.
«Tornerò presto» la sua voce è rotta dal pianto. Alza la testa «Ti amo, Ethan» le lacrime le rigano il volto ininterrottamente, mentre il mio cuore si ferma.
Non saprei cosa dire, ma lei mi risparmia la difficile scelta, sciogliendo l'abbraccio ed uscendo dalla stanza.
«Torna, ti prego..» sussurro con un filo di voce non udibile.
Le lacrime si sono sprigionate dai miei occhi bagnandomi il volto.

***

«Ethan, ehi, sei sveglio?» mi sento scuotere, e rispondo con un mugolio, nascondendo istintivamente il braccio sanguinante di ferite fresche sotto al cuscino.
Mi sento così debole. Ancora una volta non ho resistito ai miei impulsi.
Apro gli occhi mettendo a fuoco la figura di fronte a me.
«È stato una tortura come al solito. Tu, invece, dormito bene? È almeno un'ora che sei lì così»
Non dormivo affatto, Denny..
Stavo solo combattendo con le voci nella mia testa, e questo mi porta spesso ad isolarmi.
«Che hai? Non parli?»
Non riesco quasi a muovermi.
Mi sento così vuoto.
«Ehi, cos'è successo?» mi accarezza i capelli, e da questo gesto capisco di potermi fidare e cambio la mia idee iniziale di tenerlo lontano.
Lui si siede sul materasso e mi siedo anch'io, cercando di coprire i tagli con la mano, ma il suo sguardo si posa subito su di essi.
«Non odiarmi, per favore!» inizio a piangere disperato.
Ma lui mi poggia le mani sulle spalle.
«Sh, va tutto bene» sussurra.
Scuoto la testa «Sono un disastro! Guarda che casino ho combinato!»
Lui sembra tintinnante ma alla fine mi avvicina a se e mi avvolge tra le sue braccia.
«Sei perfetto così. E quelli sono i tagli più belli che abbia mai visto» mi accarezza i capelli.
Stringo la sua maglia tra le mani singhiozzando sul suo collo.
Non ho nemmeno bisogno di esporgli i miei pensieri, e lui non fa domande.
In poco tempo il mio pianto cessa e mi accorgo di aver iniziato a giocherellare col tessuto della sua maglia accoccolato sul suo petto.
«Vieni, li medichiamo» le sue dita sfiorano nuovamente la mia nuca prima che mi trascini per mano fino in infermeria.
L'infermiera di turno ci guarda interrogativa, ma sospira quando nota anche il braccio destro ricoperto di ferite.
«Sei qua piuttosto spesso ultimamente» fa una smorfia, ma in modo dolce, e prende il kit di pronto soccorso.
Prima che tiri fuori il disinfettante Danny la ferma. «Faccio io»
Mi guarda negli occhi e poggia delicatamente il cotone sulle ferite, senza interrompere il contatto visivo; abbassa lo sguardo solo per mettere alcuni cerotti.
Il modo in cui ha compiuto questi gesti mi ha dato l'impressione che si stesse davvero prendendo cura di me.
Sono davvero contento di avere trovato persone come lui e Marissa ma ho molta paura di perderli.
Torniamo in camera con tutta la calma possibile ma di fronte alla porta mi sento già in gabbia.
«Possiamo andare da qualche altra parte?» domando abbassando lo sguardo.
«Certo. Mi guidi tu?»
Annuisco e mi dirigo verso le scale che conducono alla terrazza.
Ci sediamo in terra, ammirando il paesaggio.
Nel silenzio il mio sguardo cade sulle sue braccia. Anch'esse sono ricoperte da diverse cicatrici.
«Mi dispiace» dico afferrando il suo polso.
Lui si irrigidisce all'inizio, ma subito dopo si lascia andare e mi afferra la mano.
«Chiudi gli occhi» sussurra.
Eseguo l'ordine e sento la sua mano dirigere le mie dita sul suo braccio.
Le cicatrici sono in rilievo e riesco a percepirle.
Mi ferma su una piuttosto grande.
«Questa è stata una delle ultime..prima del coma..dopo di essa ho realizzato davvero il male che ero capace di farmi..e che questo posto non era adatto a me..»
Sposta le mia dita su una cicatrice più piccola ma piuttosto in rilievo.
«Questa l'ho fatta in classe..» ride «Ero talmente frustrato e incazzato con i miei compagni..» sospira «Tanto lo sapevano già tutti, facevano finta di niente e mi sorridevano..ma mi parlavano alle spalle»
Vorrei chiedergli dove ha trovato il coraggio di fare una cosa del genere davanti a così tanta gente, che non è in grado di capire.
«Ero stufo di essere trattato così.. E volevo dimostrargli che me ne fregavo e che non aveva senso fare finta che non fosse così. Ho tirato fuori un coltellino svizzero dallo zaino, ho arrotolato una manica e con un colpo secco ho lasciato che il sangue sgorgasse sul banco.»
Tengo gli occhi chiusi.
«E che hanno fatto loro?»
Lui ride. «Mi hanno guardato malissimo, shoccati. E io ridevo, di gusto. E il sangue colava ovunque. Poi credo di essere sbottato e aver urlato qualcosa come 'siete contenti ora?!' e poi essere uscito dalla classe.» sospira ridendo e poi torna subito serio «Poi la scuola ha chiamato i miei che mi hanno mandato in cura, ma io non sono più tornato a scuola. E due settimane dopo è successo ciò che mi ha portato qua..» deglutisce.
«Sai, ci credevo. Volevo davvero parlare con uno psichiatra, qualcuno, e riprendermi. Volevo cambiare..riuscire a tornare a sorridere..»
Accarezzo il suo braccio e istintivamente gli stampo un bacio sulla guancia.
Lui si volta verso di me e i suoi occhi mi perforano l'anima.
Prima che me ne renda conto le sue mani hanno afferrato il mio volto e le sue labbra si sono unite alle mie.

If They Knew The Pain  [#wattys 2018]حيث تعيش القصص. اكتشف الآن