04. INIZIAZIONE

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Io e Steve eravamo in piedi nel corridoio mentre Tony e Natasha bisticciavano su cosa prendere alla macchinetta. Li guardavo con attenzione, ero divertita dal fatto che persone così straordinarie facessero cose così normali. Il comportamento umano mi aveva sempre interessato, ormai mi ero dimenticata come fosse essere umana. Era rinfrescante essere circondata da persone che sapevano cosa fossi e mi trattavano nello stesso modo in cui avrebbero trattato un'umana.

Rivolsi un'occhiata a Steve i cui pensieri sembravano altrove. Era quasi il doppio di me, un metro e novanta coperto da una maglia blu scuro e jeans.

"Vorrei scusarmi per Tony" disse girandosi verso di me. "Può essere molto..."

"Eccentrico?"

"Per dire il termine migliore" rispose con un ghigno.

"Non ti preoccupare, so che è uno dei buoni" dissi a bassa voce.

"A volte è difficile da capire"

Sorrisi alla sua risposta. "Deve essere dura vedere il tuo amico in quello stato" decisi di dar voce alla sua preoccupazione ed anche alla mia.

"Il fatto che sia ancora vivo ripaga" disse serio. "Quando mi sono risvegliato dopo essere stato congelato pensavo di aver perso tutto. L'ho già perso una volta, sono pronto per fare tutto quello che serve per non perderlo ancora"

"Deve significare molto per te"

"È tutto ciò che mi rimane di qualcosa che potrei definire famiglia" si fermò. "Anche quando non avevo nulla avevo Bucky" le parole uscirono dalle sue labbra come un sospiro di sollievo.

Non aggiunse nient'altro e non c'era bisogno che lo facesse. L'espressione nei suoi occhi azzurri diceva tutto, vedevo ciò che provava ed era come se stesse parlando. C'erano tante domande che non vedevo l'ora di porgli, per esempio come deve essere stato risvegliarsi dopo essere stato congelato per settant'anni, o com'era la sua vita prima di essere un eroe, o com'era Bucky.

"E tu?" chiese cambiando argomento. "Famiglia o amici?"

"No" ammisi pungente, "Nessuno".

Steve notò la mia disperazione. "Beh, adesso hai qualcuno" mi sorrise rassicurante. Mi sentii immediatamente confortata e sentii del calore dentro, nonostante non fosse possibile.

Attraversammo i corridoi tutti uguali per raggiungere l'uscita. I miei sensi stavano rilevando diversi odori, sentivo conversazioni di alcuni agenti in lontananza, molte delle quali riguardavano me.

È lei? Non è per niente come me l'aspettavo. Ho sentito che ha ucciso più di duecento perso a sangue freddo. Forse non è stata segnalata loro la mia straordinaria abilità uditiva.

Natasha e Tony guidavano la fila portando con sé del cibo e qualcosa da bere ed io e Steve eravamo dietro di loro. Non vedevo l'ora di annusare il profumo degli alberi ed i rimasugli della rugiada di stamattina. Appena le porte automatiche si aprirono il mio naso fu invaso dall'odore della fresca aria di mezzogiorno e mi sentivo a casa, era lì che di solito guardavo l'alba. 7

Mi fermai sulla soglia della porta quando realizzai cosa stava per succedere.

"Merda" mormorai sottovoce.

"Alaska?" Steve si girò verso di me, lui si schermò gli occhi dalla luce del sole. Tony e Natasha si girarono a loro volta.

"Io...è solo che...io" tartagliai. Come cavolo l'avrei spiegato? "Non agitatevi, okay?"

Guardai per terra ed inizia a fare piccoli passi verso la luce del sole, la quale baciò la mia pelle rivelando la mia vera natura. Sotto il sole la mia pelle brillava come se migliaia di piccoli diamanti fossero incastonati sulla superficie. Lo consideravo un difetto, un terribile e brutto promemoria di ciò che ero. L'avevo usato come modo per attirare le mie vittime prima di ucciderle. Per gli altri era bellissimo mentre per me era un sotterfugio.

Eyes on Fire ★ |ITA|Where stories live. Discover now