23. RESTA CON ME

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ALCUNE ORE DOPO mi trovavo ancora nella stessa stanza in cui ero andata dopo la sessione di allenamento.

Non ero riuscita ad uscire dalla camera che mi era stata attribuita alla Stark Tower. C'era qualcosa di emotivamente forzato nel tornare in possesso di tutti questi pensieri e sentimenti, ero quasi esausta.

O provavo troppo o non provavo niente, facevo ancora fatica a trovare la via di mezzo.

Vidi il sole tramontare dalla mia finestra ed il cielo azzurro venne rimpiazzato da una quantità infinita di stelle. La luna si librava esile proiettando una luce bianca tenue sul mio letto.

Era la prima volta in tanto tempo che ero da sola. Fisicamente e mentalmente. Non avevo più nessuno che giocava con la mia mente e mi dava degli ordini, controllando e sorvegliando ogni mia mossa. Essere sola era qualcosa che non avevo mai pensato che mi sarebbe mancato.

Mi diede l'opportunità di confrontare i pensieri che mi frullavano nella mente.

A parte il fatto che l'indomani saremo tornati in Siberia per affrontare i vampiri, c'era qualcosa che mi distraeva di più a livello inconscio.

Non riuscivo a smettere di pensare a Bucky Barnes.

Il momento che avevamo condiviso nella training room quella mattina era qualcosa che la mia mente continuava a ripropormi. Realizzai che il solo pensiero di ogni incontro che avevamo avuto stimolava questa intensità crescente nella bocca del mio stomaco. Mi consumava ed era completamente incontrollabile.

Sapevo di essere sempre stata attratta da lui in qualche modo. In un primo momento l'avevo scambiata per curiosità, ma capii che era qualcosa di più forte. Qualcosa che la maggior parte delle persone potrebbe associare all'amore, un argomento di cui sapevo pochissimo.

Ma sapevo che ciò che provavo per lui era qualcosa che non potevo più ignorare, e mi chiedevo se per lui era lo stesso.

Sentii il rumore lontano di passi fuori dalla mia porta. Scesi dal letto riconoscendo improvvisamente il respiro di chi era dall'altro lato del muro.

Bucky si trovava in piedi di fronte a me, quasi scioccato dalla mia reazione frettolosa. La sua postura era rigida e le sue spalle colme di tensione mentre respirava a mala pena.

"Hey" dissi a bassa voce.

Ci fu una lunga pausa prima che decise di fare un passo verso di me. Sembrava esausto nonostante il suo sforzo per nasconderlo.

"Non ti fai sentire da un po'" il suo tono era deciso ed i suoi occhi mi guardavano con attenzione. "Sono solo venuto a controllare che fosse tutto okay"

"Sto bene" lo rassicurai delicatamente senza togliergli gli occhi di dosso. "E tu?"

Lui non rispose. Mi afferrò il braccio e lo tirò a sé alzando la manica per rivelare la pelle coperta di cicatrici. Non provai a liberarmi dalla sua presa. Non volevo nasconderle, non a lui.

Lui si irrigidì e strinse appena di più la presa sul mio polso per esaminare i morsi. Percepivo la frustrazione nell suo sguardo e le tensione che veniva emanata da entrambi.

"Chi te li ha fatti?" la sua voce sembrava soffocata come se stesse tentando di mascherare le proprie emozioni. Non vedevo la sua espressione sotto le ciocche di capelli che gli coprivano gli occhi mentre fissava in basso sul mio braccio.

"Quando ho allenato i neonati li ho allenati per uccidere" spiegai. "Sono schiavi dei propri istinti, è per questo che devi fare attenzione domani"

Lui portò la sua mano metallica al mio polso ed iniziò a percorrere le cicatrici con i polpastrelli. Il suo tocco delicato mi prese alla sprovvista ed il mio corpo fu percorso da scariche elettriche.

Eyes on Fire ★ |ITA|Where stories live. Discover now