20. STORIA

2.2K 121 3
                                    

"Comincia dall'inizio, sul serio. Voglio sapere tutto"

Capii che Steve e Tony conoscevano già la storia, ma rimasero comunque assorbiti nella conversazione quanto me. Percepivo i tre sguardi su di me desiderosi di leggere ogni emozione che traspariva.

"Non mi ricordo molto del mio passato quanto vorrei, ma so abbastanza" iniziò Bucky. Parlava lentamente, come se volesse essere cauto sul modo in cui mi stava spiegando. "Mi ricordo il giorno in cui incontrai tua madre. Mi ricordo il primo giorni in cui ti ho vista"

"Mi conoscevi?" chiesi a bocca aperta.

"Non esattamente, è complicato" si fermò e si passò le dita di metallo nei capelli. "Vivevamo nella stessa area e ti ho vista in giro qualche volta. Ma il mio ricordo più chiaro di te è stato allo Stark Expo del 1943"

"Amo i miei fans" mormorò Tony prima di lanciare in aria una mora e prenderla in bocca al volo.

"I fan di Howard" precisò Steve dando un pugno all'ego di Tony, la cui espressione si fece amareggiata e sputò la mora in direzione di Steve colpendolo all'orecchio.

"La macchina rossa volante...io e le mie amiche ne abbiamo parlato per settimane" le mia labbra si inarcarono in un sorriso involontario ricordandomi di quella notte di tanto tempo fa.

"Anche noi" aggiunse Steve con un ghigno.

"Ma non ci siamo mai incontrati, me ne sarei ricordata" commentai, e l'espressione di Bucky si fece seria prima che lui distogliesse lo sguardo dal mio.

"No, non formalmente. Eri qualcuno che io-" si fermò un istante e si riposizionò sulla sedia "-ammiravo da una certa distanza"

Non c'era bisogno che guardassi, percepivo Tony che alzava gli occhi al cielo. Ad ogni modo io in quel momento ero contenta di non essere umana, altrimenti sarei arrossita in modo imbarazzante. L'idea di Bucky che mi conosceva durante quel periodo della mia vita mi faceva sentire ancora più connessa a lui, in un modo che mi faceva sentire più vicina anche al mio passato. Era un sentimento strano, ed era ancora più bizzarro sapere che Bucky mi ammirava.

Mi chiedevo se lo facesse ancora.

"Il Soldato d'Inverno sta arrossendo?" sentii la voce di Natasha provenire dalla soglia.

Non sapevo da quanto tempo si trovasse lì perché ero stata distratta dalle parole di Bucky. Io guardai la fasciatura sul suo braccio prima di guardarla negli occhi.

Per un momento smisi di respirare, il viso familiare di Natasha mi aveva riportato alla mente un momento del nostro ultimo incontro in cui avevo le mani strette attorno al suo fragile collo. Un'ondata di senso di colpa mi travolse.

"Oh, non essere così triste. Questo qui mi ha sparato vicino ad Odessa un po' di tempo fa e non s'è nemmeno mai scusato" esclamò guardando Bucky.

"Scusa" rispose monotono, senza un briciolo di sincerità. Mi veniva quasi da ridere.

Mi misi in piedi esitando per un momento prima di avvicinarmi lentamente a lei. Mi aspettavo che avrebbe fatto un passo indietro, ma non lo fece – non aveva paura di me. Era la Vedova Nera, santo cielo, non aveva paura di niente. Solo io temevo che le avrei fatto ancora del male, quindi dovevo assicurarmi che quel pensiero non mi sfiorasse nemmeno.

Ero in piedi di fronte a lui e, senza considerare se sarebbe stato imbarazzante o fuori luogo, le accolsi in un abbraccio che ci sorprese entrambe. Lei esitò per un secondo, incerta sul come reagire, ma poi ricambiò l'abbraccio con il suo braccio sano. Io mi sentii immediatamente come se mi fossi tolta un grosso peso dalle spalle.

Eyes on Fire ★ |ITA|Where stories live. Discover now