3 capitolo

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Eccome se mi mancava, si puó dire che non l'ho nemmeno conosciuta,
<beh credo di si>disse con tono arrogante,
<ora vai a dormire, mi servi domani>disse e se ne andó, io non lo guardai nemmeno e cominciai a correre fuori da quella villa, che so che sarebbe stata la mia distruzione...

Corro, corro fino a quando i miei piedi stanchi e stremati cedono, finalmente sono a casa, entro dalla finestra e guardo l'orologio, segna le 4:35 di notte, anzi di mattina, mi distesi sul letto gelido e con delle lacrime agli occhi mi addormentai...
Da quando ero bambina, mai fui felice, mio padre era sempre al lavoro, come del resto ora, beh mia madre non la conoscevo nemmeno, perció figuratevi...
Mi sveglio sudata e con un mal di testa terribile, vado a lavarmi e mi vesto.
Sono fuori dalla mia casa, corro verso la foresta in forma umana, sento degli spari, curiosa corro verso quel terribile e orribile suono, che sapeva di morte, proveniva dal centro del bosco, sbircio e vedo l'alpha con la pistola in mano, poi mi sposto dalla mia posizione di prima e vedo a terra un ragazzo con del sangue nella spalla steso inerme a terra, poi noto una donna che piange disperata e un bambino, era un piccolo e indifeso bambino di circa sei anni,
<lasciateci signore!!! Non entreremo mai piú nel vostro territorio, ma ci seguivano dei cacciatori!!!>urla in preda al panico la donna,
<lassia il mi-io papi>disse il bambino con voce flebile,
<tu >disse puntando il bambino, lo stava colpendo con la pistola, non volevo guardare, no,no, e ancora no.
Mi trasformai nella mia lupa, volevo andarmene piú lontana possibile, non volevo assistere a quell'orrore, scappai piú lontano, piú lontano che mai...
Passo tutto il tempo ad osservare il sole timido di scavalcare le nuvole rigorose, dal colore della cenere di un focolare, in cui scoppiettava un tempo, un tempo lontano...
Mi alzo e ritorno a casa, il tragitto non é andato del tutto male e non é molto lontano.
Appena sono davanti la porta non ho nemmeno il tempo di bussare che qualcuno l'ha aperta, quel qualcuno é mio padre, lo abbraccio come non sono solita a fare...
Volevo del calore umano, ma non solo umano, un calore paterno.
Mi allontana un pó per parlarmi,
<gira una voce che tu hai ucciso un vampiro. Dimmi che non é vero, lo sai che scoppierà una grande guerra??>dice, abbasso lo sguardo dispiaciuta,
<non mi potevo far uccidere> dico,
<non lo dovevi uccidere. No e poi no, cosa ti ho insegnato???> domanda arrabbiato, ma sta scherzando??,
<ad uccidere>dico alzando la testa,
<vai via non ti voglio vedere questa sera a casa, hai bisogno di riflettere, anche molto sulle tue azioni e...>dice, non gli do il tempo di finire che me ne esco dalla porta, chiudendola selvaggiamente, ma che hanno tutti??? Ma che dico...sono stati sempre cosí!!
Mi rimprovero da sola.

Sono sul precipizio, i raggi lunari sono meravigliosi e piú belli che mai, ripenso a quella guerra, mio padre ogni sera me la raccontava ed io me la sono imparata e mi resterà sempre nel cuore, diceva che diciotto anni fa lui aveva conosciuto mia madre, al primo appuntamento andarono a letto insieme, non ho capito ancora se il loro amore era vero o fosse solo uno svago...
Stavo dicendo, nel frattempo c'era una guerra fra licantropi e vampiri, i lupi essendo in maggioranza vinsero i mostri della notte, ma dopo qualche mese l'alpha del branco ebbe un malore, sul punto di morire sua moglie invocó un vampiro, esso lo curó e crearono un patto, esso prevedeva che noi licantropi non dovevamo toccare un solo vampiro del clan dei vampiri o sarebbe riscoppiata la guerra, la grande guerra che aveva portato un milione di morti.
Il nostro branco si creó da lí, o meglio si dimostró autonomo, mio padre non vide mai piú mia madre, che non mi ricordo il nome...

Sto a pensare fino a tarda notte, con le stelle che risplendono in cielo, guardavo quelle stelle sperando che anche lei, che anche mia madre guardasse in quel momento lo stesso cielo...

Insinuata nel doloreWhere stories live. Discover now