Capitolo 17.

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Eren's pov.

Stavo camminando nervosamente per la camera sovrastato da vari pensieri.
Il corvino invece era steso sul mio letto controllando svogliatamente il cellulare.

"Ehi."
Disse facendomi fermare.

"Te la finisci di girare per la stanza? Mi metti ansia."
Aggiunse

Sospirai
"Levi, i-io non so come fare. Non ne ho la più pallida idea"
Dissi gesticolando nervosamente con le mani.

"Moccioso ehi, ascoltami"
Disse mettendosi seduto ed appoggiando il cellulare sulle lenzuola.

Lo guardai preoccupato.
"Finiscila di complicarti le cose, fa come credi"
Disse in tono severo.

In quel momento squillò il mio cellulare.
Puntai uno sguardo al dispositivo.
Era mia madre.

Urlai per la frustrazione, mi appoggiai le mani sulle orecchie chiudendo gli occhi, non avrei voluto sentire tutto ciò.
Non avrei voluto sapere che mia madre stesse cercando di chiamarmi, di chiarire.

Sentii le forti e rassicuranti mani del ragazzo sulle mie, togliendole da sopra le orecchie lentamente.

Lo guardai negli occhi e lo stesso fece lui.
"Eren, sii uomo per una volta e affronta i tuoi problemi"

Ha ragione, devo affrontare quella situazione.
Allora perché non riesco a muovermi?
Continuavo a pensare.

"EREN CAZZO! TORNA ALLA REALTÀ"
Mi urlò il corvino.

Abbassai lo sguardo stringendo le labbra.

"E ALZA QUELLO SGUARDO"
Avevo paura di affrontare la realtà ecco cosa.
Avevo paura.

"Essendo più grande, ho il diritto di crescerti Eren"
Iniziò.

"E su una cosa puoi starne certo. Non ti crescerò come una ragazzina. PRENDI QUEL CAZZO DI TELEFONO E RISPONDI"

Alzai lo sguardo sul suo scorgendolo più serio del solito, guardai il cellulare, poi il ragazzo.

"Pft, certo che sono uomo"
Strattonai la presa del corvino dalle mie mani andando a rispondere.

Il ragazzo restò dietro di me con le braccia conserte, lo sguardo scettico.

Afferrai il cellulare, stavo per rispondere ma smise di suonare.
Restai impietrito lasciandolo cadere sul tavolo.

Ebbi timore nel girarmi, ebbi paura di vedere Levi deluso da me e dal mio comportamento, deluso da un ragazzo che non gli portò altro che guai e delusioni.

Lo sentii sospirare.
"Vero uomo eh?"
Aggiunse.

Strinsi i denti.
"HA CHIUSO LA CHIAMATA"
Sbottai girandomi.

"E SECONDO TE DI CHI È LA COLPA?"
Disse di rimando.

Lo guardai accigliato.
Avrei voluto controbattere, ma non mi venne in mente nulla.

"È mia"
Dissi infine a tono basso.

"Ecco, è colpa tua Eren."
Continuò ad infierire.

"LO SO CHE È MIA NON C'È BISOGNO DI RIPETERLO."

"Non sembrava tu avessi capito."
Aggiunse alzando leggermente un sopracciglio.

"PERCHÈ CONTINUI A TRATTARMI IN QUESTO MODO?"
Domandai arrabbiato e scocciato.

"Perchè devi sfogarti, non comportarti da vittima."
Aggiunse sempre con un tono freddo e calmo, quasi inquietante.

Restai perplesso da quelle parole.

𝐌𝐲 𝐂𝐚𝐩𝐭𝐚𝐢𝐧 𝟐  ➣ ᴇʀᴇʀɪ    *in revisione*Where stories live. Discover now