Capitolo V

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Carly's pov

La campanella dell'ultima ora aveva smesso di suonare. Camminavo per i corridoi nella speranza di trovare Sam, Hashley e Seth. Non lo avevo più visto, dopo quella stupida sceneggiata, e in fondo, era meglio così. Quanto avrei voluto che tutto quello che era successo non fosse mai accaduto. Tutti gli alunni della Westwood erano felici, lo si leggeva dai loro volti spensierati. Perché andava a finire sempre male?

La risposta ai miei perché era già scontata, niente e nessuno avrebbe mai potuto colmare la rabbia che provavo nei confronti del ragazzo più ignobile e meschino che avessi mai potuto conoscere. Aveva giocato con i miei sentimenti, facendomi credere che lui mi amasse. Ci ero cascata, era questa la verità, perché mi ero convinta ad aprirgli la porta quella notte? Perché? Non esiste perché, forse. Il perché era rinchiuso dentro il mio cuore, ormai lacerato dalle continue pugnalate inflitte.

Tra il fluire nei corridoi degli studenti scorsi da lontano i miei tre amici. Mi avvicinai, ma prima di essere accanto a loro i miei occhi furono attirati dalla presenza di altri occhi, quelli di Trevor. Erano come una calamita, riusciva ad ammaliarmi come un batuffolo di lana ammalia un gatto. Ero vittima di uno stupido scherzo della natura. Mi fissava, e non staccava gli occhi da me, o forse ero io che non riuscivo a staccarli da lui. Quegli occhi innocenti riuscirono quasi ad intenerirmi ma poi pensai a ciò che, fino a qualche ora prima, aveva fatto.

Trevor era stato il mio primo amore, era scomparso dalla mia vita e poi era ritornato. Non potevo far finta di niente, la sua integrità nella mia vita aveva lasciato un segno imposaibile da cancellare.

Tutto passerà, Carly. È stato soltanto uno stupido equivoco.
Non riuscivo nemmeno a convincere me stessa, ero troppo presa dal casino che stava rendendo la mia vita un inferno. Allontanai lo sguardo da quegli occhi cerulei che non facevano più nessun effetto su di me, anche se ero ancora soggetta alla vulnerabilità che essi creavano in me. Chiusi gli occhi e un attimo dopo non c'era più, si era perso tra la folla, era scomparso, come tutte le sue belle parole, d'altronde.

Lanciai un profondo respiro in modo tale che i miei polmoni e, soprattutto, il mio cuore, si tranquillizzassero. Raggiunsi il mio trio qualche attimo dopo, dopo essermi fermata in pieno corridoio, come mio solito, mi ripresi soltanto quando un ragazza mi urtò contro, facendomi male alla spalla.

"Vedi di stare più attenta" mi avvisò. L'attenzione era l'ultimo dei miei pensieri. Nei miei pensieri c'era spazio soltanto per lui. Era sempre con me, e io non capivo il perché, non mi abbandonava, restava con me anche a distanza, era il mio magnete e io ero la sua calamita.

"Rieccoti" la voce suonante di Hashley mi fece fuggire da tutti i miei pensieri.

"Avevo dimenticato il libro di filosofia nell'armadietto" mentii "Ho cercato di fare il prima possibile"

"Sam ci ha raccontato tutto" disse infine Seth "Mi dispiace, non meritavi questo"

"Noi siamo con te" Hashley poggiò un mamo sulla mia spalla. Era bello sapere che loro mi erano vicino, che potevo contare su di loro, che non ero sola. Mi sentii gelare le vene per un istante, mi voltai e lo rividi, intento ad uscire dalla scuola. Da come se quegli occhi mi pedinassero. Ero la preda, la vittima, l'innamorata, la cogliona, ero tutto tranne che sua.

***

"Il pranzo è pronto Carly" la voce di mio padre mi dissolse da tutti i miei pensieri. In realtà ne avevo uno, di pensiero. Aveva un nome, un cognome, un età, ma non un carattere, quello non lo aveva mai avuto. Non avevo voglia di aprire bocca, tanto meno di masticare qualcosa, quella era stata una giornata difficile.

Ogni volta che ti ho aspettato Where stories live. Discover now