Capitolo XIII

998 134 56
                                    

Carly's pov

Mi risvegliai sudata sul letto della mia stanza, di fronte a me il buio assoluto. Sentii dei passi provenire dal corridoio e subito dopo la porta si aprì. La voce di mio padre mi riportò alla realtà.

"Come stai?" Chiese accostandosi vicino alle mie gambe, in modo tale da guardarmi dritto negli occhi "Hai dormito più di sette ore"

"C-cosa è successo?" Balbettai incredula

"Credo che non sia il momento di parlarne" sorrise, mi baciò sulla fronte e a passi lenti lasciò la stanza.

Erano due anni che mio padre non faceva così, e quei due anni li sentii tutti in quel brevissimo bacio che riscaldò il mio cuore. Ero confusa e persuasa da qualcosa anche se non sapevo da cosa, era come se avessi dimenticato tutto, persino il mio nome.

Una fessura della finestra faceva sì che un miniscolo raggio solare abbagliasse il mio occhio destro.

Ricordai tutto: Trevor, Haley, Seth, Ashley e.. Sam.

Sam era morta, me lo aveva detto Seth prima che svenissi, Sam era morta per colpa mia, ero io la causa di tutto il male che da sola si era afflitta. La mia testa girovagava alla ricerca di un altro perchè, ma la risposta era ovvia, tutto era palesemente ovvio. Ero la causa scatenante, il caproespiatorio, era tutta colpa di Carly.

Muoversi era difficile, ogni singolo gesto era una continua fitta allo stomaco che mi impediva di respirare. Sam era sempre stata un parte di me, nel bene e nel male, lei c'era sempre stata, nonostante tutto. E io? Io l'avevo tradita, nonNon avevo ascoltata, avevo calpestato ogni suo consiglio, il mio ego mi aveva accecata, mi aveva nascosto la verità.

Un messaggio da parte di Ashley scosse ogni mio piccolo ed insignificante tentativo di persuasione.

"Devo parlarti"

"Non ne ho voglia, non ne ho le forze"

"Smettila di fare così, tra dieci minuti sono da te"

Posai il cellulare sul comò accanto a me e mi risoffermai a guardare il tetto della mia stanza, quel bianco abbagliante mi ricordava tante cose e in esso riuscivo ad identificare il volto della mia migliore amica.

Furono i dieci minuti più lunghi della mia vita, fuoro attimi di sconforto, agitazione, ma soprattutto di arresa. Ogni mia azione sarebbe stata vana, Trevor non avrebbe mai abbandonato né la scuola né mia sorella, ero costretta a vivere in un mondo che di me ne aveva già abbastanza. La porta, improvvisamente, si aprì di nuovo.

Continuava a fissarmi, ma non accennava nessun segno di disperazione, era placata, ferma e zitta, come sempre. Dopo qualche secondo di imbarazzo Ahley si avvicinò a me.

Mi lancia addosso a lei e soffocai un altro dei miei soliti pianti che però percepii come un violento sfogo che culminò con la consapevolezza che la mia migliore amica non c'era più.

Nella mia mente gridai a voce alta: "Perchè?"

Ma ero consapevole del fatto che mai nessuno, anche quella volta, si sarebbe degnato di colmare ogni mio singolo dubbio.

"Carly" mi zittì "Smettila e ascoltami bene"

La guardai negli occhi e obbedii.

"Sam non è morta, grazie al cielo è sopravvissuta, è in ospedale adesso, Io e Seth siamo andati a trovarla"

Non seppi trattenere l'emozione, con le lacrime agli occhi abbracciati Ahley come non avevo fatto mai in vita mia.

"Sam è viva?" Singhiozzai a bassa voce

"Sam è viva" ripetè "E si rimetterà presto"

Nonostante la bella notizia mi avesse rincuorato, c'era qualcosa negli occhi di Ashley che mi portava a pensare al contrario, era evidente che Ashley stesse nascondendo qualcosa, qualcosa che non voleva dirmi e che, molto probabilmente, mi avrebbe fatto tanto male. Le sue mani erano fredde, provai a palparle e a riscaldarle con le mie, ma niente, era fredda più del ghiaccio e il suo prossimo scorcio di frase forse lo sarebbe stato ancora di più.

"Non vuole parlarti più." Disse infine, come per togliersi un grosso peso che da ore teneva dentro "Samantha non vuole più sapere niente di te, Carly. Mi dispiace"

Ero basita, incredula, fatta a pezzi. Sam mi odiava, mi odiava con tutta se stessa, e c'era una nuova motivazione per continuare a farlo: il mio gesto l'aveva istigata al suicidio. Non è bello scoprire che da un momento all'altro la tua migliore amica decida di non rivolgerti più la parola, perchè Non vali niente, sei solo una sfascia coppie.

"Lei non può farmi questo" singhiozzai "Lei non può"

Diedi due forti pugni al muro, li diedi con così tanta forza che le mie nocche, già ferite dall'evento dell'armadietto a scuola, cominciarono a bagnarsi del mio sangue. Fu in quel momento che, tra felicità e amarezza, capii che la mia migliore amica stava per abbandonarmi per sempre. Odiavo Trevor Butler, lo odiavo con tutto il mio cuore. Se c'era qualcosa di davvero importante nella mia misera vita quel qualcosa era Sam, che non mi aveva mai abbandonata. Mi voltai e vidi Ashley con le lacrime agli occhi, cosciente del fatto che la sua vita sarebbe presto diventata un bivio.

***

Era sera tradì quando Ashley lasciò la mia stanza. Non ne parlammo più, parlarne faceva troppo male, e io di male ne avevo ricevuto già abbastanza. Non sapevo chi avrebbe scelto, e non m'importava, ormai sapevo che l'arrivo di Trevor aveva soltanto peggiorato le cose. Perché mi ero fidata di nuovo di lui? Dovevo ascoltare Sam, non dovevo farmi acchiappare da quegli stupidi occhi.

Sapevo fin troppo bene chi avrebbe scelto Ashley, sapevo che il giorno dopo niente sarebbe stato più lo stesso. Sam avrebbe smesso di parlarmi e lo stesso avrebbero fatto Seth e Ahsley. Ripensai alle parole che mamma mi diceva sempre, riuscii a sentire la sua voce sussurrare qualcosa nelle mie orecchie.

Non perdere mai il sorriso, Carly, esso è l'arma più potente in un tuo possesso, non lasciare che ti mettano i piedi sopra, fa che sia il sorriso a calpestarli.

Mamma era un tipo crudo, schietto, affrontava tutto con il sorriso, non piangeva mai, nemmeno in ospedale, era sempre felice, sempre, e quando mi vedeva giù aveva sempre una battuta pronta per tirarmi su di morale. Dopo la morte di mamma fu proprio Sam il mio punto d'appoggio e senza lei continuare ad andare avanti era un po' come scalare una montagna al contrario. Nessuno poteva capirmi in quel momento, ero una ragazza sola che versava lacrime inutili che nessuno avrebbe mai asciugato.

Ero riuscita a rompere il rapporto più bello della mia vita.

Lui ci era riuscito.

Era tutta colpa sua.

Trattenni la rabbia stringendo il cuscino fra i denti nella speranza che anche quell'attacco nervoso finisse da un momento all'altro. Mi stava succedendo qualcosa di strano, stavo cambiando, non ero più la stessa Carly di qualche settimana prima. Qualcosa mi stava cambiando, stava mutando il mio modo di fare, mi stava allontanando da tutte le persone più care. Il suo piano era lasciarmi sola.

Tra un sospiro e l'altro pensai che, in verità, sola c'ero già.

Dove seguirmi:

Facebook personale: Christian La Perna
Facebook Page: Christian La Perna
Instagram: ruph34
Snapchat: chrislaperna
Gruppo Whatsapp: contattarmi in privato


Ogni volta che ti ho aspettato Where stories live. Discover now