Capitolo XII

968 134 77
                                    

Carly's pov

Trovavo che i corridoi della scuola fossero i luoghi più freddi, riuscivamo a farmi sentire un pezzo di ghiaccio anche quando dentro me ardevano le fiamme più calde.

E quel lungo calvario che portava allo stanzino con su scritto "Dirigente Scolastico" non migliorava la situazione. I miei arti superiori erano immobili e ogni mio respiro era reso pesante dall'agitazione, il cuore sembrava essersi bloccato ormai da parecchio tempo, ma a me non importava, la mia scena di rabbia aveva una giustificazione più che logica. Mentre ero assorta nei miei pensieri lo scricchiolare di una porta mi fece ritornare alla realtà. Entrai dentro senza esitare un secondo.

Era la prima volta che venivo richiamata all'ufficio del preside, in quel momento eranl tante le cose nuove. Davanti a me c'era un uomo grosso e imponente, lo si vedeva dal modo in cui mi fissava, era un volto familiare, ma non lo avevo mai visto a scuola.

"Signor Butler" disse il vicepreside Geebs "Questa ragazza ha letteralmente ammaccato uno degli armadietti scolastici"

Signor Butler? Non volevo crederci.

In giro si era sparsa la voce che da quell'anno ci sarebbe stato un nuovo preside e io ero l'unica che ancora stentava a crederci, ma dopo quell'affermazione tutto era chiaro. Trevor Butler era il figlio del nuovo preside, ecco il perchè del suo stabilimento alla Westwood, la causa non ero io ma il lavoro di suo padre.

Ero stata presa in giro due volte, cos'altro poteva andare storto?

Il nuovo preside mi scrutò dall'alto fino ai piedi per poi aggiungere infastidito:

"Rimandatela in classe. Convocherò i suoi genitori qui Venerdì"

"Solo?" Replicò Geebs "Penso che la signorina Jensen meriti anche una bella punizione"

"E puninizione sia" sbuffò il preside Butler "Alle tre in aula punizioni. Non ritardare"

La giornata era iniziata di male in peggio, prima la storia Sam, poi la scoperta che il padre di Trevor fosse il nuovo preside della mia scuola e infine la punizione, la mia non poteva nemmeno chiamarsi vita, tutto andava male, tutto. Dopo aver ricevuto il permesso di andare in classe mi avviai per la porta senza voltarmi, dovevo fare qualcosa, altrimenti sarei affogata nel mio stesso odio.

***

Le tre del pomeriggio arrivarono subito. Avevo passato una giornata diversa dalle altre, senza Sam tutto era diverso. Seth aveva continuato a parlare della sua lunga storia d'amore con Zack e Ashley aveva provato a consolarmi di nuovo. L'unico pezzo mancante del puzzle era Trevor, che aveva passato tutta la mattinata a sbaciucchiarsi con mia sorella Haley.

Entrai in aula punizioni e mi sedetti all'ultiml banco. La classe era vuota, non c'era nemmeno il professore, sarebbero arrivati a momenti. Il ticchettio dell'orologio non faceva altro che distrarmi e forse era la cosa giusta, avevo bisogno di un po' di svago dopo quela tremenda giornata.

Presi una matita dal mio zaino e cominciai a fare qualche schizzo, l'arte era uno dei miei passatempi preferiti. Disegnai un volto, non un volto comune, uno astratto, con le pupille mancanti e il volto sproporzionato. Guardai quel disegno e subito quell"immagine mi riporto a lui. Come potevo pensare a lui senza volerlo? Sam aveva detto la verità, ero soltanto una sciocca che faceva finta di essere innamorata di suo cognato.

Tutto d'un tratto sentii la porta aprirsi e prima ancora di aprir bocca ci restai di stucco. Sam aveva la stessa espressione di tutti i giorni, un po' malinconia, con la tracolla sulla spalla destra si sedette a primo banco, lontana da me. Era normale prendere delle ore di punizione per lei, non aveva limiti, era troppo forte e tenace per farsi mettere i piedi di sopra, a differenza mia. Il muro che si era creato tra di noi continuava a crescere, non mi aveva nemmeno degnata di uno sguardo, non ero più nessuno, avevo perso di credibilità.

Il professor Geebs solcò la porta dell'aula e prese posto in cattedra.

"Le due ora di punizione..." disse avvicinando a sè l"orologio che teneva al polso "..cominciano adesso!"

La lontananza tra me e Sam si faceva forte ogni singolo secondo. Dovevo solo combattere contro me stessa e contro il mio stupido orgoglio, sarebbe bastato un solo passo avanti, uno solo e tutto, forse, si sarebbe risolto. Ma c'era qualcosa di diverso negli occhi di Sam, era un'altra persona, non era più la stessa, era accecata da qualcosa che non ero ancora in grado di percepire.

Io e lei chiuse dentro una stanza senza rivolgerci una parola, era strano, ma avrei dovuto abituarmi anche se dentro me speravo con ansia che accadesse tutto il contrario.

Pensai alle parole pronunciate da lei qualche giorni prima.

"Non ti lascerò mai"

Instintivamente scrissi questa frase sul banco e poi la cancellai subito. Aveva detto che non mi avrebbe mai abbandonata, che sarebbe stata sempre al mio fianco, che mi avrebbe difeso nonostante tutto, che non si sarebbe mai messa contro di me, perchè io ero lei e lei era me. Chiesi a me stessa dov'erano quelle parole, in una stanza dove a regnare c'era soltanto l'orgoglio, la guardai un altro secondo, poi fu la campanella a dividerci per sempre.

Lo zaino premeva forte sulle mie spalle, il suo peso era così forte da costringermi a stringere i denti, era un po' come il peso che da quella mattina mi portavo dentro.

Avanzai verso l'uscita, senza aspettare nessuno, lei non c'era più per colpa mia, per colpa di Trevor Butler, che non faceva altro che giocare con il mio cuore.

Sapevo che la nostra partita non sarebbe mai finita e che se non avessi fatto qualcosa avrei potuto perdere tutte le persone che amavo.

Perchè Samantha?

Sentii un peso ancora più forte premermi ancora, non qualcosa di fisico, era un pianto, un pianto familiare. La voce di Seth era un mischio di singhiozzi e frasi incomplente.

"Carly" singhiozzò "Non so come abbia fatto"

La voce smorzata e straziante di Seth non premetteva nulla di buono, il mio cuore batteva a mille, qualcosa di grave aveva scosso la Westwood High School.

"Sam si è lanciata dal primo piano"

Furono le ultime parole che riuscii a sentire prima di spegnermi soffocando le lacrime tra le braccia di Seth.

Dove seguirmi:

Facebook personale: Christian La Perna
Facebook Page: Christian La Perna
Instagram: ruph34
Snapchat: chrislaperna
Gruppo Whatsapp: contattarmi in privato

Ogni volta che ti ho aspettato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora