Capitolo VI

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Carly's pov

Arrivò il mio terzo giorno di scuola alla Westwood. Erano ormai passati due giorni dal mio inaspettato incontro con Trevor.

Il sole era alto in cielo, c'era ancora aria d'estate, nonostante fosse quasi Ottobre.

Quello lì era il giorno della festa a casa di Ashley, non sapevo nemmeno se lui venisse. Non m'importava, o forse sì. Era difficile capirlo.

Tra la folla mattutina vidi Seth dirigersi verso la presidenza. Lo richiamai da lontano.

Si voltò di scatto e mi vide. Mi sorrise e mi fece capire che mi avrebbe spiegato tutto dopo. Sicuramente era soltanto uno stupido inconveniente, come sempre.

Seth era fatto così, nonostante fosse gay era ben voluto dalle ragazze della scuola, correvano tutte da lui.

A volte le sentivo bisbigliare nei banchi, altre durante la pausa pranzo, altre ancora persino durante le lezioni.

Seth era amato da tutte, e la pausa che Trevor diventasse come lui mi faceva ridere dentro.

Ero gelosa, forse. Non lo avrei mai ammesso. Avanzai alla ricerca di Sam tra la mischia mattutina, quando i miei occhi si incontrarono ancora una volta con i suoi.

Odiavo questi incontri casuali, mi facevano troppo male.

Anche quel giorno era come se non ci fossimo conosciuti. Si trovava davanti al suo armadietto, con lo zaino tenuto su una sola spalla.

Perché lo stavo guardando?

Scacciai gli occhi da lui e mi concentrai sull'obbiettivo iniziale: Trovare Sam e parlare della festa di Hasley.

Ma era impossibile non pensare a lui, e poi, lo faceva apposta?

Faceva finta di non vedermi, si notava benissimo, apriva l'armadietto e dalle piccole fessure spiava ogni mia piccola mossa. Era strano saperlo, ma mi ero abituata.

Trevor era una parte dimenticata di me stessa. Non potevo far finta che nulla fosse accaduto, non avrei mai dimenticato la magica sera che, inconsapevolmente, mi aveva regalato.

Era riuscito a farmi sorridere, era il primo dopo anni. Scossi la testa come per rimuovere quei pensieri dal mio encefalo, era come se stessero conquistando il mio inconscio, era foglie di una pianta rampicante, pronta a fare di me ciò che voleva.

Qualcuno spuntò di scatto alle mie spalle.

"Mi hai fatto prendere un colpo" dissi sgarbatemente a Sam

"Se ti avessi avvertita non ti saresti spaventata e, di conseguenza, non mi sarei divertita"

"Molto simpatica"

"Mai quanto te"

Sì avvicinò e mi diede un altro dei suoi tanti abbracci terapeutici.

"Dimenticalo" sussurrò

Poi andò via e io restai ferma lì, come un palo. Forse Sam mi voleva troppo bene, teneva alla mia incolumità come nessun altro al mondo, ero la sua vera migliore amica, perché sono erano stati davvero pochi quelli che potevano essere considerati tali.

Ne avevo passate tante, ma mi ero sempre rialzata. Ero una lottatrice, una guerriera, una ragazza forte e tenace. Ma ero anche un'ingenua, una credulona, una facile da abbindolare.

Io e Samantha avevamo lezioni diverse a prima ora, per questo era andata via di fretta, era la più brava della classe, non era una secchiona, le piaceva semplicemente studiare.

Ogni volta che ti ho aspettato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora