Capitolo XVIII

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Carly's pov

"Continuando così sarò costretto a sequestrarti tutto, Carly" disse Papà bevendo tutto d'un fiato una tazzina di caffè "Te lo chiedo per l'ultima volta, vuoi eliminare quel cavolo di profilo?"

"No. Non lo farò! Non farò vincere loro! "

Avevo preso un bel respiro prima di dire quelle parole, uno di quelli profondi, uno di quello che stenti a fare, ma doveva essere detto, perché il silenzio è l'arma dei deboli, e io avrei fatto di tutto pur di alzare la voce, di farmi sentire, di non rimanere con la mani nel sacco.

Da quando Trevor mi aveva umiliata davanti a tutti era iniziato un vero e proprio circolo vizioso, sul web erano presenti video e foto che mi ritraevano come una poco di buono. Quelle ultime settimane erano state un terribile incubo.

Ma sì Carly, fatti trattare come vogliono loro, fatti calpestare, sii il loro zimbello, non rispondere, taci, resta in silenzio, tanto non servirebbe a nulla.

Nessuno poteva capire quello che stavo provando, era la bambola vodoo di turno, che si prendeva tutti gli aghi e soffriva in silenzio. Papà aveva ragione, non potevo continuare a subire, ne avevo già passate troppe, non potevo rovinare la mia vita per uno stupido ragazzo. Ma non potevo nemmeno tirarmi indietro, darla vinta a loro, darla vinta a lui. È un quei momenti che senti la tua vita divisa in un bivio, non sapevo che fare, che dire, se piangere o meno, la brutta piega che avevo predetto a inizio scolastico stava dando i suoi frutti. Ero la mela marcia della società, l'innocente che in realtà ha peccato, ecco cosa ero.

Giravo quei commenti sul computer piano a piano, me lo godevo tutti, uno per uno, senza mai saltare una parola, per sentire tutto il male dentro e poi trattenerlo, come dentro un barattolo ermetico.

"Sgualdrina" diceva uno

"Ma perché non ti uccidi?" diceva un altro

"Sei un cancro, puttana"

E continuavano così le mie giornate. Ero diventata famosa, tutti mi conoscevano a scuola, tutti davano ragione al ragazzo più popolare della scuola, la sua voce era più forte della mia, più potente, non sarei mai riuscita a sovrastalo. La domanda era: mi meritavo tutto questo? Dovevo continuare a soffrire per colpa sua?

La risposta non la sapevo, perché ero legata inconsapevolmente ad una persona che odiavo e che aveva causato soltanto cose brutte, nessuna bella azione, mi aveva solo portato a farmi del male.

Distruggi ciò che ti ha distrutto, Carly. Fargliela pagare, non stare ferma zitta, reagisci.

Quale parte del mio conscio dovevi ascoltare?

Non riuscii a rispondere in tempo, qualcuno bussò alla porta della mia stanza, cogliendomi alla sprovvista.

"Avanti" dissi, anche se in quel momento nom volevo vedere nessuno, anche se avrei voluto lanciare tutto in aria e gridare a voce alta quando facesse schifo il mondo e tutti coloro che lo abitano. Ma non lo feci, aspettai in silenzio che la persona dall'altra parte della porta entrasse. Contaci i respiri... uno, due, tre, ma niente, non entrò nessuno.

"Avanti" ribadii con tono deciso

Magicamente la porta si aprì e a solcare le mura della mia piccola stanza di Seth. Teneva i lunghi capelli annodati con una bandana dei New York Yankees. Mi sorrise e si avvicinò a me.

"Come stai?" Disse, come se tutto quello che aveva fatto nelle ultime settimane non fosse abbastanza

"Come dovrei stare? Come stanno di solito le persone come me?"

"Stanno male, lo so, ma tu sei forte."

"Forte? E chi te lo dice?"

"Lo dico perché ti conosco, E perché sono tuo amico"

"Tu" dissi guardandolo con disprezzo "Non sei mio amico da parecchio tempo"

"Ti prego Carly, non cominciare..." balbettò

"Dove sei stato quando mezza scuola ha riso di me? Dove?"

Non rispose. Guardò con lo sguardo inerme il pavimento, senza mai alzare lo sguardo su di me, come se avesse paura delle mie parole, come se la mia verità gli bruciasse nelle vene.

"Sono stato io" disse "Ho postato io le foto di Trevor sul web"

Sentii improvvisamente il mio cuore accellerare come non aveva mai Fatto, cominciai a sudare, le gambe tremavano, era impossibile, non poteva essere stato Seth, lui era sempre gentile e buono con tutti, come aveva potuto fare una cosa del genere. La testa cominciò a girare, Le palpebre a sbattere insistentemente, non riuscivo a smettere di tremare, non riuscivo a credere a ogni singola parola da lui detta.

"Stai scherzando, vero?" Chiesi

"No, Carly"

Mi si formò un groppo in gola.
Seth aveva messo quelle fotografie su internet.
Seth aveva scatenato tutto quel putiferio.
Seth mi aveva reso lo zimbello di tutti.

Lo stesso Seth che mi aveva sempre aiutata nei momenti più difficili, lo stesso Seth che per me c'era sempre stato, il ragazzo timido e buono ma allo stesso tempo logorroico e divertente.

Seth. Era stato Seth.

"Perché?" Dissi, trattenendo ogni singolo muscolo del mio corpo

Avevo cominciato a tremare sempre più, perché adesso era tutto più chiaro, ero stata incastrata dalla seconda persona di cui mi fidavo di più. Fu come mille coltelli che si conficcano simultaneamente nello stomaco, ti tranciano l'anima.

"È stata Sam a dirmi di farlo" continuò "Ho sbagliato, lo so"

Lo guardai con disprezzo.

"Allora" cominciai "È vero, non posso più fidarmi di nessuno"

Mi prese il braccio e io lo strattonai.

"Cerca di capire... cos'altro potevo fare?"

"Stare al mio fianco" dissi "Stare al mio fianco Seth, cosa ti sarebbe costato?"

Le lacrime scesero così in fondo da sfiorare le nude dita dei miei piedi.

Il pavimento non era mai stato così freddo.

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