Capitolo 43

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Non so davvero dove sono arrivata, credo di essere in periferia.

Quello scemo credeva sul serio che io tornassi a casa con lui?
Che gli avessi fatto vedere le mie lacrime, per un amore malato?
Perché ci dobbiamo fare del male?

Io lo amo, lui mi ama.
Eppure dobbiamo dividerci.

Ma tanto, o adesso o più tardi.
Uno dei due avrebbe dichiarato forfait.

Solo che io non ero pronta, e continuo a non accettarlo.
Quella ragazza non può immaginare quanto la invidio.

Lei sarà la sua preferita e lei gli darà un figlio.

Istintivamente a quel pensiero, tocco la mia pancia.
Pensando delusa che non si gonfierà.

L'orologio è a casa.
Tra un po' sarà buio.

Prendo il telefono, sono le diciassette del pomeriggio.
Ora di stare da sola, qui soprattutto non ho paura.
Ma quando questo posto già orribile sarà ricoperto nell'oscurità, lì avrò paura.

Jace, Trevor mi hanno tempestata di messaggi.
Attivo la modalità aereo, da quel poco che leggo.
Perché non li leggo con attenzione, si sono incontrati e Jace, non sapendo più dove andare ha chiesto aiuto a Trevor.

Mi chiedono dove sia e se sto bene.
Ovvio che non sto bene.

Trovo un supermercato, una volta alla cassa pago le mie mandorle e noci nella confezione piccole ed una cola.

Mi fermo nei dintorni, un posto isolato.

Perfetto, se qualcuno mi fa del male nessuno può vedere, sentire e sapere niente.

Mentre mangio le mandorle.
Arriva l'ennesima telefonata di Jace, il ragazzo a cui ho dato tutto.

Fisso il telefono e con la rabbia che mi scorre nelle vene e mi rende ceca chiudo la chiamata.

Segue la chiamata di Trevor, forse è meglio rispondere, fa buio e tra poco arriverà quel tipico gruppo maschile, a fare i dementi.

E già i dementi della mia vita personale mi bastano e avanzano.

'Il supermercato rosa, vicino ad una periferia'
Do la mia posizione e chiudo la chiamata.
Ho bisogno di tornare a casa e non di un aiuto psicologico.

Venti minuti dopo, dove ho iniziato a temere per me, sbuca la macchina di Jace.
Dimenticatosi di prima e preoccupato si precipita su di me.

Prova ad abbracciarmi, glielo concedo due secondi, subito dopo lo allontano.

"Grace, mi dispiace"
Stavo per salire in macchina e lui, stringendomi il braccio mi blocca.

"Anche a me"
Tolgo la mano da me.
E senza fiatare salgo in macchina, nei sedili posteriori, da sola.

"Ma sei scema?!
Mi hai fatto morire!"
Trevor,ci mancava solo lui.

Non gli dico nulla, aspetto guardando fuori dal finestrino di tornare a casa.

Ho paura di riprendere a piangere davanti a loro.
Non posso, non voglio.

A casa, non saluto nessuno scendo e corro in camera.

Giro la chiave, così da non essere colta in fragrante mentre do sfogo alla mia rabbia.
Penso che Jace mi ha dato il suo bacio d'addio.

Io no, ora non posso dargli il bacio, ma qualcos'altro si.

Io lo amavo, lo amo e lo amerò sempre.

Lui è parte di me, della mia vita.
Non riuscirò mai a dimenticarlo.

Adesso io dovrei ricominciare da zero.

E come posso fare, senza la persona più importante per me?

Forse è una banale coincidenza, ma mi ha lasciato molto perplessa che il messaggio di Fred è stato inviato proprio in quel momento.
Informandomi di una sua visita qui per tre giorni e di un suo desiderio di vedermi.

Cosa sta succedendo?

Sarà addio, o un arrivederci?
Fred riuscirà ad avere finalmente per se Grace o è una semplice amicizia?

Spero vi piaccia!!

Sei la mia rovina 3.Where stories live. Discover now