O.5

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HARRY'S POV

I miei palmi sono sudati.

"Gli adolescenti fanno schifo." dice con tono calmo, guardandomi come se si aspettasse che gli rispondessi o altro. Sono troppo timido per parlare. Lo sanno tutti. Perché lui non lo sa?

Ma mi conosce almeno?

Ridicolo. Tutti mi conoscono.

Sono la per sempre famosa, macchina dell'orgasmo.

Non dico niente, quando ci avviciniamo alla porta.

"Non sanno quando smetterla." dice, cercando futilmente di fare conversazione ancora una volta quando la apre, guidandomi fuori dal liceo, nel cortile della scuola elementare. Non mi faccio domande, lo seguo e basta. Ho altra scelta?

Nessuna.

E' sempre vai vai vai.

Corri corri corri.

Nasconditi nasconditi nasconditi.

"Tu sei  un adolescente." dico in risposta, lasciando che mi scappi.

Mi maledico immediatamente per aver parlato. Mi pento sempre di parlare. Sempre.

Mi guarda in modo strano con un sorriso mentre ci avviciniamo alle altalene. Riesco a capire che non si aspettava nemmeno che parlassi, tanto meno che fossi un piccolo saccente.

"Esattamente." dice con una piccola risata, e quello mi fa sorridere.

Perché almeno non sta ridendo di me.

Quando mi siedo sulla mia altalena, non riesco a muovermi. Non perché non voglia. Perché fidatevi...

Lo voglio.

Sentire il vento sul mio viso, e quello sciame di farfalle che senti quando vai troppo in alto e chiudi gli occhi. Voglio essere spinto così forte da toccare il cielo.

Ma se dondolo, quello causerà vibrazioni, e le vibrazioni fanno schifo.

E portano a cose che fanno ancora  più schifo.

Prima che possa realizzarlo, lui si siede e comincia a dondolarsi leggermente vicino a me. Lo sento all'istante, il formicolio nella mia pancia, e la paura ardente nel mio petto.

Squittisco per la sorpresa, e arrossisco così tanto che le mie guance sfrigolerebbero con ogni goccia se stesse piovendo. Mi alzo tremando, e il pulsare è diventato più doloroso di prima.

I suoi occhi sono spalancati e colmi di un oceano di scuse mentre si scusa, e si alza di fronte a me. Afferra fermamente il mio braccio con la punta delle dita per un secondo, e non è affatto strano. Dovrebbe esserlo. Voglio dire, se qualcuno che non conosci nemmeno ti tocca il braccio dovrebbe essere strano.

Ma per me non lo è.

Perché non è strano?

"Sei agitato come un cerbiatto." dice con un piccolo sorriso, "Come Bambi."

Ride con gli occhi strizzati leggermente verso l'alto.

E sto ridendo anch'io, con le mie fossette in vista per la prima volta da quelli che sembrano anni.

Poi stiamo ridendo entrambi, e non sappiamo nemmeno una cosa l'uno dell'altro.

"Grazie?" dico in mezzo ad una leggera risatina, guardandolo mentre si morde il labbro in risposta e arrossisce.

Wow.

"Mi chiamo Louis, comunque."

Gli sorrido per un momento, ma poi il sorriso si affievolisce. "Sono Harry..." gli dico come se gli stessi dando una brutta notizia, perché forse non sapeva di star parlando alla macchina dell'orgasmo. Se ne andrà adesso, di sicuro.

"Lo so." dice sorridendo dolcemente.

Non posso fare a meno di chiederglielo.

Mi acciglio profondamente, "Allora perché mi stai parlando?" gli chiedo, sapendo che dev'essere una sorta di scherzo.

Ridacchia leggermente, e sembra come se stia per ammettere un oscuro segreto.

"Ho un debole per i cerbiatti."

You put the O in DisOrder » Larry Stylinson || Italian translationWhere stories live. Discover now