O.40

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HARRY'S POV

"Quindi... è piaciuta?" chiedo. Louis è seduto di fronte a me ed annuisce, rivolgendomi un sorriso caloroso.

"L'hanno adorata tutti, Harry. Ti vedono sotto una luce diversa adesso... E' incredibile che cosa riesca a fare una presentazione, eh?"

Suppongo di sì, dato che Louis sembra crederci. Ma ho ancora qualche dubbio sull'intera faccenda.

"Sono solo... nervoso." ammetto, giocherellando con le dita sul mio grembo. Questo ospedale mi fa sentire troppo a casa adesso. Non voglio ritornare nel mondo reale.

Almeno qui sei accettato per essere un pazzo... Perché, beh, tutti lo sono.

"Per cosa?" chiede Louis, e prende una delle mie mani fra le sue. "Ci sono io. Ti proteggerò."

"Sì..." dico stancamente, togliendo la mia mano dalle sue. "Voglio proteggere me stesso però, se ha senso." Sono così stanco di essere preso in giro, e tutto ciò che voglio è un po' di tranquillità in quella scuola orribile.

Louis si acciglia quando sollevo lo sguardo su di lui, e si stringe nelle spalle. "Puoi fare tutto quello che vuoi. Lo sai."

Forse sì, e forse no. Certo, la presentazione di Louis potrebbe aver attutito il colpo, ma c'è ancora così tanto lavoro da fare.

"Mia madre vuole farmi studiare a casa... Ma non la vedo troppo come una soluzione. Non quando sono arrivato fino a qui. Giusto?" dico, e qualcosa riguardo allo studiare a casa mi fa agitare. C'è questa sensazione che ho quando penso di stare a casa, e a mia madre che mi insegna le cose. E' solo strano.

"Giusto. Sei arrivato fino a qui, Bambi. E davvero, non devi ritornare così presto. Prenditi il tuo tempo per guarire, si? Cioè, sei qui per stare meglio. Io voglio che tu stia meglio. Anzi, voglio che tu sia felice, perché te lo meriti, e ti meriti molto di più. Quindi, non sentirti di fare le cose in fretta, okay?" Lui sorride, e si sporge sul tavolo della sala delle visite per darmi un bacio.

Stiamo così per un minuto o giù di lì, comunicando gentilmente tramite le nostre labbra. E' bello, dolce, e confortante. Tipo come coccolare un orsetto di peluche della tua infanzia.

Quando ci separiamo, sorridiamo entrambi, e sigilliamo il sorriso con un piccolo bacio a stampo prima di tornare a parlare.

Gli dico di come un ragazzo abbia finalmente parlato dopo anni di silenzio, e gli racconto di quando ho imparato a lavorare a maglia da Sydney. E' una ragazza meravigliosa. Non so nemmeno perché sia qui.

Ha cercato di uccidersi a scuola.

Una parte di me vuole desiderare che non debba più sentirsi in quel modo, e l'altra parte (la parte migliore) vorrebbe che pensieri come quelli non fossero mai esistiti a prescindere.

Perché se c'è una cosa che so per certo, è che quei pensieri non vanno mai via realmente.

Non esiste quella cosa chiamata felicità.

Diventa solo più facile respirare.

"E che mi dici di Clyde? E' un ragazzo simpatico, no?" chiede Louis, e io alzo gli occhi al cielo.

"Se con simpatico intendi completamente fuori di testa, allora sì. E' uno spasso."

In realtà Clyde è davvero un ragazzo a posto però, vorrei che mostrasse quel lato di sè più spesso. E poi ha questi occhi color nocciola che sono tipo, assurdi. Gli stanno davvero bene, specialmente con i suoi capelli corti neri.

Ma il ragazzo ha grossi problemi, come il resto di noi.

Suo padre si è suicidato l'anno scorso, e ogni volta che lo vedo, porta sempre la croce d'oro di suo padre al collo. Che è piuttosto bello, se chiedete a me. L'intero sentimento, mi colpisce. E anche con quegli occhi stupendi, si riesce a vedere la terribile verità in essi. Clyde ha passato l'inferno. Forse di più, a giudicare dai segni dell'eroina sulle sue lunghe braccia abbronzate.

You put the O in DisOrder » Larry Stylinson || Italian translationWhere stories live. Discover now