PLEASE DON'T LEAVE

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"Kim!"
Una voce familiare mi fece girare verso la porta. Quella voce era di mio padre che camminava verso di me affaticato.
Aveva sicuramente corso.
Dietro di lui c'era Andrew e anche lui sembrava avere il respiro affannoso.

Entrambi erano stati molto presenti nella mia vita e in quella di mia madre, durante gli ultimi due anni.
Mio padre chiamava ogni giorno, voleva parlare prima con me e poi con mia mamma. Durante i suoi viaggi di lavoro era anche venuto a trovarci.

Pure Andrew aveva fatto lo stesso, era venuto spesso solo, altre volte insieme a Jenna e Silvia, che si erano divise tra New York e Londra, per starmi vicine.
Loro tre erano le uniche persone del gruppo che avevo rivisto di presenza, ma sentivo tutti gli altri per telefono.
Anche Anastasia mi aveva chiamato spesso per chiedere di mia madre e di me.

Mi alzai di scatto."Papà! Andrew!" Gli andai in contro e abbracciai prima l'uno e poi l'altro.
Avevo bisogno di un abbraccio da giorni.

"Non immaginate neanche quanto sia felice di vedervi! vi avevo detto che non ci sarebbe stato bisogno di arrivare fino a qui" Li guardai.

"Non ti avremmo mai lasciata sola in questa situazione" Replicò Andrew come se fosse una cosa ovvia. "E poi voglio bene a Julie..io..voglio starle vicino" Concluse.

"Kim, hai parlato con la Sullivan?" Chiese mio padre mentre armeggiava con il suo telefono.

Annuii."Si..mi ha appena detto che temono.."mi bloccai e mi resi conto che non riuscivo a dire quella parola.
La parola morte.

Quanti tipi di morte esistono? E come le persone la vivono? questo non lo sapevo ancora, ma ero sicura di esserne terrorizzata.

Mio padre sospirò vedendomi in difficoltà nel parlarne e mi accarezzò la guancia. Quel gesto mi fece crollare ancora di più.
In momenti come quelli ero molto vulnerabile, se qualcuno mi dimostrava un minimo di affetto cominciavo a piangere come una bambina.
Infondo in quella situazione mi sentivo un po' una bambina.
Avevo paura di tutto e di tutti.

"Ora entro dentro, ho già chiamato i dottori e mi hanno detto che mi faranno entrare subito. Voi aspettate qui." Disse mio padre. Io accennai un debole sorriso e annuii. "Andrew non lasciare tua sorella da sola" Gli puntò un dito contro mentre indietreggiava verso la porta riservata ai pazienti e i medici e dopo sparì dietro quest'ultima.

"Prendiamo un caffè caldo? qui dentro si congela." Propose Andrew facendomi un cenno verso il corridoio e strofinandosi le mani l'una contro l'altra. "Dopo essere scesi dall'aereo, abbiamo corso per arrivare fino a qui, prima non sentivo tutto questo freddo"

Il mese di ottobre e le sue temperature non aiutavano per niente. Come al solito a Londra pioveva ogni giorno e io passavo le mie giornate avvolta da mille coperte,sciarpe e cappellini di lana.

"Mi servirebbe proprio un caffè, non dormo da due giorni e devo trovare la forza per stare sveglia anche oggi" Spiegai.

"Adesso ci siamo noi qui, fatti abbracciare." Allargò le braccia per accogliermi fra quest'ultime e io non me lo feci ripetere due volte.
Mi accoccolai al petto di mio fratello e dopo tantissimi giorni mi sembrò di essere di nuovo a casa, anche se mancava qualcosa.
Il suo profumo era uguale a quello di papà, e inutile dire quanto quell'abbraccio caldo mi avesse rigenerata in pochi secondi.

"Grazie Drew, ti voglio bene." Dissi mentre ero ancora stretta a lui.

Aveva fatto davvero tanto per me. Sapevo tramite Jenna che dopo la mia partenza lui e Travis avevano avuto una rissa. Anche se con il tempo si erano calmati e riuscivano a stare nella stessa stanza, tra loro non c'era più una forte amicizia. Non si erano mai sfiorati prima di allora perché erano come fratelli.
Mi sentivo un po' il colpa perché lui mi aveva avvertita all'inizio di tutto, di stargli lontano.

TWO MISSISSIPPI - {SECONDO LIBRO}  WATTYS 2018Where stories live. Discover now