Londra o NewYork?

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Quando ti svegli felice, lo sai, la giornata andrà bene perché sei calma e serena, di conseguenza, quando ti svegli arrabbiata, ansiosa o nostalgica, sai già che dovrai indossare una maschera per cercare di dimostrare di star bene, per tutto il giorno.
Io quella maschera l'avevo tirata su non so quante volte quella settimana.

Dopo l'incontro inaspettato con Travis al funerale di mia mamma, tutto sembrava essere normale.
Non che avessi accettato l'assenza di mia madre, quello non sarebbe mai accaduto, ma non pensavo più alle parole di Travis, anche se il giorno dopo il nostro incontro, la sua voce continuava a ripetersi nella mia testa.
Si dice che può succedere, sopratutto se quella voce è di una persona importante per te, e Travis lo era stato.

Mi fermai qualche secondo seduta sul mio letto. Jenna, Silvia e Andrew stavano sistemando i loro bagagli perché sarebbero partiti il giorno dopo.
Mio padre aveva lasciato Londra tre giorni dopo il funerale, per un'importante riunione di lavoro e nonostante lo avessi voluto più vicino, non lo trattenni. Non potevo fermare la vita di tutti solo perché io andavo avanti a tentoni.

Abbassai lo sguardo sulle mie mani per poi risalire sull'avambraccio, dove, dopo ciò che era successo a New York, avevo deciso di fare un piccolo tatuaggio.

In Samoano il termine "tatuaggio" significa letteralmente "ferita aperta".
Lo avevo imparato ad una lezione di arte contemporanea, che avevo tenuto poco prima di partire da New York.
Una ferita aperta non si risana mai del tutto. Con il tempo diminuisce il dolore e il pensiero per quest'ultima, ma rimarrà sempre una piccola cicatrice.
Quella cicatrice sarà il simbolo della tua forza, del fatto che sei riuscita a combattere quel dolore che ti ha aiutato a crescere e a capire cosa é giusto e cosa no.
Mi venne subito in mente qualcosa di profondo, qualcosa di personale, che nessuno mi avrebbe mai potuto rubare,
così decisi di tatuarmi un sole.
Quel tatuaggio per me significava davvero avere una ferita aperta, non volevo nascondere niente.
Quel tatuaggio mi avrebbe ricordato molti momenti felici della mia vita
Un soprannome, delle frasi dolci e infine, me e Travis, o meglio, quello che eravamo stati.

Qualcuno bussò alla mia porta ed essendo soprappensiero quel suono mi fece sussultare.

"Kim, posso?"

La voce di Andrew provenne da dietro la porta in legno.

"Entra pure!" Esclamai mettendomi più comoda sul letto.

Quando Andrew aprì la porta incontrò subito il mio sguardo e ci scambiammo un sorriso. "Sicura che non ho interrotto uno di quei momenti di riflessione delle donne? Jenna mi minaccia di morte ogni volta che la interrompo durante i suoi"

Il suo tono era divertito ed ironico, così mi strappò una risata." Nessun momento di riflessione, è successo qualcosa?"

Beccata Kim.
In realtà ogni secondo della mia giornata era diventato "un momento di riflessione".
Per il pessimismo che avevo sviluppato in quei giorni, Leopardi poteva seriamente mettersi di lato.

"Sono solo venuto a dirti di fare le valigie, non hai molto tempo" Disse mio fratello, mentre prendeva posto vicino a me.

Corrugai la fronte e lo guardai per qualche secondo, feci per parlare e in un primo momento esitai. Pensava davvero che io volessi tornare a New York? "Le valigie?" chiesi facendo la vaga, anche se avevo capito dove voleva andare a parare.

Lui annuì sicuro delle sue parole. " Non penserai davvero che io possa lasciarti qui da sola" Più che un affermazione era una domanda, una di quelle domande alla quale, apparentemente, non serve una risposta.

TWO MISSISSIPPI - {SECONDO LIBRO}  WATTYS 2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora