Capitolo 23

428 31 27
                                    

Signore e signori siamo arrivati a 1k visualizzazioni! Non ho parole per esprimere quanto io sia felice in questo preciso momento. So che questi sono numeri minimi rispetto ad altre storie che si possono trovare in questa piattaforma ma è pur sempre un traguardo. Un traguardo che non ho raggiunto solo io come scrittrice ma che abbiamo raggiunto INSIEME! Dico "insieme" perché io ho solo il cinquanta percento dei meriti perché siete VOI, miei cari lettori, a rendere questo traguardo speciale quindi questo grazie va anche a tutti voi! Scusate per il monologo, vi lascio alla lettura! <3


Sono passati due giorni da quando siamo arrivati a Neverland ed è tutto pazzesco e sopra le righe. La location è magica e la rigogliosità che la circonda la rende un posto incantato. Non ho ancora avuto modo di uscire da queste quattro mura, che in realtà non sono solo quattro ma saranno sicuramente di più, perché devo sempre mantenermi a disposizione per qualsiasi cosa. In poche parole passo le giornate in cucina, in tutto il suo splendore. E' decisamente molto più grande di quella di Los Angeles ed è tutta rigorosamente in legno, la rendono cupa ma allo stesso tempo così bella ed affasciante. Amo le costruzioni in legno e tutto questo è chiaramente tutto quello che ho sempre sognato di avere. Non potrò mai permettermelo, penso mentre lavo le stoviglie usate per la cena di oggi. Qui gli inservienti sono decisamente più educati, alcune cameriere mi hanno rivolto anche qualche sorriso e sono state tutte disponibili quando si trattava di chiedere qualche informazione. Il peso della gravidanza inizia a farsi sentire, la bambina ora non fa altro che muoversi e alla fine passo la maggior parte della notte in bianco, la schiena inizia a risentire del peso in più e non riesco a stare ferma in una sola posizione per il principio di dolore ai piedi. Chissà se riuscirò a resistere per altri due mesi, mi domando mentre sposto per l'ennesima volta il peso sull'altra gamba. Cerco di vestirmi il più comoda possibile per lavorare visto che sto molte ore in piedi quindi i tacchi sono sicuramente fuori discussione. Qualcuno fa il suo ingresso nella stanza e con la coda dell'occhio noto il signor Jackson dirigersi spedito verso di me. Indossa i soliti pantaloni neri e i mocassini con le calze bianche in bella vista, una camicia in velluto verde acqua che in base alla luce prende delle sfumature diverse, i capelli ben in piega e la matita nera a contornare i suoi occhi scuri. Arriva a pochi passi da me mentre inizia a osservare ciò che sto facendo, ho appena insaponato tutti i piatti e mano a mano li sto sciacquando sotto l'acqua corrente. L'uomo pensa bene di chiudere il rubinetto lasciandomi ancora le mani piene di sapone, volto lo sguardo verso di lui accigliata e confusa. Mi metto frontale a lui mentre asciugo distrattamente le mani sul grembiule, non ci siamo dati la buonanotte poco fa? Mi domando mentre scruto il suo viso. Rimango ancora più confusa quando si posiziona dietro di me slacciandomi con una lentezza snervante il grembiule, mi lascio andare a un sospiro mentre noto con la coda dell'occhio che appoggia l'indumento sul ripiano della cucina. Ritorna di fronte a me e dopo avermi osservato senza espressione mi sorride afferrandomi per un polso. Ha un passo ben spedito e io cerco di stargli dietro per quanto mi sia possibile, attraversiamo l'ingresso e ci ritroviamo all'esterno dove tutto è illuminato da dei faretti posizionati qua e la. Sono sempre più confusa mentre mi lascio trascinare dal signor Jackson lungo un vialetto per poi arrivare davanti a una di quelle macchine che si usa sui campi da golf. Mi accompagna fino al posto del passeggero e, senza fare domande, mi siedo mentre lui si mette al posto di guida. Accende la macchina e parte, non pensavo nemmeno che sapesse guidare, solitamente le celebrità tendono ad avere sempre un'autista che lo accompagna invece in questo caso è diverso, questa cosa lo rende più "normale". Rimaniamo in silenzio tutto il tempo mentre la macchina continua a viaggiare portandoci in una zona che non avevo ancora visto, ci sono pochi alberi ma in compenso c'è un estesa distesa di prato verde ben tagliato. All'orizzonte si intravedono delle luci più colorate e intense, quando capisco di che cosa si tratta spalanco gli occhi. Una enorme ruota panoramica mi salta all'occhio, il movimento fluido e continuo che fa quasi mi ipnotizza ma più ci avviciniamo e più scorgo altre giostre. Ce ne sono tante ma quella che mi fa quasi scendere una lacrima dalla commozione è il carosello, il mio sogno da bambina. Non ho mai avuto la possibilità di salirci sopra, mia madre non me l'ha mai permesso. Lei era una conservatrice e riteneva le giostre uno spreco di soldi, "Perché salire su una stupida giostra quando, con lo stesso prezzo, puoi comprarti il pane da mettere a tavola?", così diceva sempre. Arriviamo al piazzale dove sono presenti tutte le giostre e il signor Jackson scende invitandomi con la mano a fare lo stesso, esitante mi alzo e dopo aver fatto il giro della macchinina mi ritrovo al suo fianco. Iniziamo a camminare fianco a fianco, lui porta le braccia dietro la schiena mentre si guarda attorno quasi fiero. Io incrocio le braccia al petto e mi metto anche io ad osservare le giostre ora che posso vederle da vicino, non c'è nessuno a parte noi e stranamente sono tutte in funzione. In sottofondo si sente la musica classica che proviene dal carosello e mano a mano che ci avviciniamo ad esso la melodia è più udibile. Ci passiamo di fronte e io non posso fare a meno di fermarmi ad ammirarlo, la melodia sembra così giusta per questa giostra, i cavallini si muovono armoniosi senza fermarsi e miei occhi si fanno improvvisamente lucidi nel ricordare quanto da bambina abbia voluto farci un giro. Alla fine finiva sempre come sono adesso, rimanevo a fissarlo, osservavo gli altri bambini felici divertirsi mentre i loro genitori scattavano delle foto ricordo con le loro macchina fotografiche. Una lacrima scende lungo una mia guancia involontariamente ma la lascio perdere troppo presa dal ricordo. Il signor Jackson, che nel frattempo stava continuando a camminare, probabilmente si accorge della mia mancata presenza al mio fianco perché mi raggiunge con passo lento e leggermente ondeggiante. Riesco a percepire il suo sguardo su di me ma io non riesco a distogliere l'attenzione dal carosello che continua la sua corsa inesorabile. Una sua mano si appoggia sulla mia guancia arrestando l'ascesa della lacrima lungo il mio volto. Mi giro verso di lui sorpresa del suo gesto tanto spontaneo quanto dolce e, nonostante i miei pensieri, riesco a rivolgergli un mezzo sorriso anche se malinconico. Il suo sguardo è dannatamente serio e vengo contagiata dalla sua espressione indecifrabile. Lo vedo deglutire per poi avvicinare lentamente il viso al mio, spalanco gli occhi rimanendo pietrificata. Le sensazioni del bacio sulla fronte mi attraversano da parte a parte, mi lascio andare a un sospiro silenzioso quando il signor Jackson appoggia le sue labbra sulla mia guancia lasciandoci un bacio. Una volta fatto accarezza il mio capo e i miei capelli seguendo le onde che essi formano fino ad arrivare alle punte che si intrecciano con le sue dita. Li osserva insistentemente per poi lasciarli ricadere lungo la mia schiena.

- Chick che succede? - mi domanda dolcemente. 

"Pulcino", è così che mi ha appena chiamato. Un nomignolo tanto tenero quanto sensuale detto da lui. Cerco di non pensarci e nego semplicemente con la testa per poi riportare lo sguardo sulla giostra di fronte a noi. Anche il signor Jackson lo fa, solamente per pochi secondi perché riporta l'attenzione su di me. Mi afferra per l'ennesima volta la mano e mi trascina verso la giostra, una strana paura mi assale e punto i piedi per terra cercando di fare resistenza.

- No, non posso - dico balbettando ancora in preda alle sensazioni che ho provato fino ad ora.

Il mio capo torna a guardarmi confuso per poi darmi un piccolo strattone facendomi finire praticamente addosso a lui, le mie mani sono appoggiate sul suo petto mentre lui mi guarda dall'alto. Arrossisco automaticamente e, accorgendomi dell'eccessiva vicinanza, mi allontano quasi bruscamente mentre la mia mano è ancora stretta alla sua. Lui fa come se niente fosse e così ci ritroviamo ai piedi della giostra che continua a girare.

- Non avere paura, saliamo - mi incoraggia stringendo leggermente la mia mano.

Titubante annuisco e con un balzo siamo sulla giostra in movimento, le luci mi abbaiano leggermente la vista, è tutto così luminoso e colorato. L'uomo si siede su un cavallino nella parte interna del carosello e sembra divertirsi molto a giudicare dal suo sorriso e gli occhi luminosi. Rimango a fissarlo per non so quanto tempo e non mi rendo quasi conto che anche lui ha iniziato a fissarmi. Spalanco gli occhi arrossendo ancora di più per poi distogliere lo sguardo puntandolo sul pavimento. Lui scende mettendosi di fronte a me abbassandosi per poter incontrare il mio viso. Lo noto e mi volto leggermente solamente per poter constatare che è al mio fianco.

- Vuoi che ti dia una mano a salire? - dice mentre mi indica il cavallino dietro di me nella parte esterna della giostra.

Anche io mi metto a guardare il cavallino color crema dalla criniera dorata, i miei occhi sono tristi, non ho più l'età per queste cose, l'infanzia ormai l'ho già passata da un pezzo.

- Io.. io non - inizio a parlare ma non so nemmeno io che cosa dire. 

Lui sembra parecchio confuso e, senza avvisarmi, mi afferra per i fianchi e mi conduce verso il cavallino di fronte a me. Lo guardo come se fosse la cosa più spaventosa del mondo, inizio ad indietreggiare ma l'uomo continua a tenermi vicino ad esso.

- No, no ti prego - inizio a supplicarlo con le lacrime che iniziano a scendere.

Il signor Jackson, accortosi della situazione, si ferma e mi fa voltare delicatamente verso di lui. Mi avvicina a se ed inevitabilmente mi ritrovo racchiusa tra le sue braccia. La mia testa è appoggiata sul suo petto, mi lascio andare strizzando gli occhi cercando di calmarmi ma inutilmente.

- Scusa - sussurra mentre appoggia la testa sulla mia.

Alle sue parole mi lascio sfuggire un singhiozzo, lui mi stringe ancora di più e il mio pianto si fa sempre più intenso. Avrei tanto voluto essere abbracciata così quando ne avevo bisogno. 



Sappiate che d'ora in poi a fine capitolo vi lascerò il Trailer della storia, per quelli che non l'ha ancora visto lol. 


𝑴𝒂𝒅𝒆𝒍𝒆𝒊𝒏𝒆🍎 || ᴍɪᴄʜᴀᴇʟ ᴊᴀᴄᴋꜱᴏɴ &quot;ON HIATUS&quot;Where stories live. Discover now