Capitolo 30

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Canzone consigliata per il capitolo: One Direction "Fool's Gold"



Vuota, ecco come mi sento in questo momento. Dopo il bacio il signor Jackson non mi ha più rivolto la parola, la sua assenza era fin troppo visibile. L'ho incrociato qualche volta nei corridoi dell'abitazione ma ogni volta passava dritto come se non esistessi. Non mangia più in cucina, preferisce che gli inservienti gli portino il cibo nella sua stanza. Possibile che abbia fatto qualcosa di sbagliato? Sono angosciata e non mi so spiegare il perché. Mi sento nuovamente sola e gli occhi si fanno lucidi ogni volta che mi comunicano che non si sarebbe presentato per mangiare. Ogni volta mi limito ad annuire con la testa per poi iniziare a cucinare. Piango, mamma mia quanto piango. Cerco di dare la colpa alle cipolle che sto tagliando sul tagliere ma la verità è un'altra. Mi asciugo l'ennesima lacrima per poi tirare su con il naso cercando di smettere, probabilmente sto diventando troppo emotiva. Dei passi mi fanno asciugare velocemente le lacrime depositate sulle mie guance e, come alzo lo sguardo, riconosco la figura del signor Tucker all'ingresso della cucina. Mostro il miglior sorriso che ho cercando di non far trasparire alcun tipo di emozione.

- Buongiorno signor Tucker, non si preoccupi, il pranzo sarà pronto tra pochi minuti - comunico velocemente.

Altrettanto velocemente ritorno a ciò che stavo facendo, cioè sminuzzare la cipolla per il soffritto. I passi si fanno sempre più vicini e capisco che l'uomo è al mio fianco. Una sua mano si posa sulla mia spalla facendomi voltare verso di lui, il suo sguardo è intenerito mentre mostra l'accenno di un sorriso. Una sua mano si posa sulla mia guancia per poter raccogliere l'ennesima lacrima, non mi sono nemmeno accorta di aver riiniziato a piangere. Mi ammutolisco cercando di ricompormi, velocemente mi asciugo le guance e, dopo essermi asciugata le mani sul grembiule pulito, prendo la cipolla tritata mettendola all'interno della pentola con l'olio bollente. Lo scoppiettio dell'olio è l'unico rumore udibile al momento, sono completamente a disagio. Mi affretto a mettere il pollo, tagliato a quadratini, all'interno della padella facendolo saltare leggermente. Un po' dell'olio caldo va a finire sulla mia mano ma la sensazione è talmente familiare che non ci faccio più tanto caso. Il calore proveniente dal fornello, a contatto con le piccole bruciature, mi fa ritrarre repentinamente la mano.  Il signor Tucker, intento a leggere un'articolo di un giornale, si volta velocemente verso di me sentendo il mio gemito di dolore.

- Non si preoccupi, non è niente. Infondo sono abituata a questo genere di cose - mi limito a spiegare lasciandomi sfuggire una leggera risata, anche se amara.

L'uomo sembra notarlo perché non si scompone minimamente, lo vedo chiudere il quotidiano per poi posarlo sul ripiano dell'enorme penisola in legno. Si avvicina e prende entrambe le mie mani tra le sue scrutandole, anche io abbasso lo sguardo e noto che esse sono piene di segni rossi dovuti agli schizzi d'olio. Sospiro amareggiata, sono un vero disastro.

- Forse è meglio che tu le metta sotto l'acqua fredda - mi consiglia l'uomo.

Annuisco in accordo con lui e, una volta che mi sono spostata dalla sua figura, mi avvicino al lavandino mettendo entrambe le mie mani sotto il getto di acqua gelida. La sensazione di bruciore mi pervade e il primo istinto sarebbe quello di ritrarre le mani ma riesco a resistere. Quando inizio a provare un po' di sollievo chiudo il rubinetto con il gomito per poi afferrare uno straccio per potermi asciugare. Una volta sollevato lo sguardo sbianco leggermente quando vedo il signor Jackson attraversare la soglia della cucina, con passo lento e disinvolto.

- Ciao Chris -

Finalmente sento la sua voce dopo tre giorni e mi sembra di aver appena toccato il cielo con un dito.

- Hey man! - esclama il signor Tucker.

Il mio capo fa un cenno con il capo dirigendosi verso di me, uno strano senso d'ansia mi pervade. Invece di fermarsi continua a camminare superando la mia figura, mi irrigidisco all'istante come se qualcosa dentro di me si fosse rotto. Il mio capo si volta in maniera quasi meccanica verso l'uomo alle mie spalle. Sta prendendo qualcosa dal frigo che si rivela essere una bottiglietta di succo d'arancia. La stappa per poi prendere un lungo sorso, una volta fatto punta gli occhi in un punto dietro le mie spalle. Sono diventata invisibile ma, infondo, che cosa mi aspettavo? Io non sono nessuno. Una volta realizzato i miei occhi si fanno immediatamente lucidi e nascondo il mio viso dietro i capelli.  


Non riesco a guardarla, non ci riesco. E' così bella eppure non riesco a fare nulla. Il bacio è stato uno sbaglio, un momento di debolezza che non sarebbe dovuto minimamente capitare. Ma il momento era così perfetto, dove tutto era al posto giusto e anche quel bacio sembrava la cosa giusta in quel momento. Allora perché mi sento così male? Cosa diamine mi succede? Un rumore di pentole mi fa sobbalzare, repentinamente mi volto verso la giovane che ha appena appoggiato la pentola bollente sul ripiano in legno lasciandosi sfuggire un urlo trattenuto, si è ustionata. Preso dall'ansia mi avvicino a lei ma non faccio in tempo che lei scappa letteralmente dalla cucina. Rimango per qualche istante a fissare la porta d'ingresso incantato. Io e Chris ci rivolgiamo uno sguardo d'intesa, anche noi usciamo dalla cucina inseguendola. Probabilmente è nella sua stanza e, senza pensarci un minuto, mi dirigo verso di essa seguito dal mio amico. Una volta arrivati notiamo che essa è spalancata, nella stanza regna il caos più totale, il letto è disfatto e molte cose della bambina sono appoggiate di qua e di la. Delle urla mi fanno mettere immediatamente sull'attenti, vengono dalla cucina e quando mi volto verso di essa vedo Madeleine. E' chinata in avanti e il suo viso è nascosto dalla sua folta chioma, stringe il polso della mano ferita che in questo momento è sotto il rubinetto. Si lascia andare qualche urlo mischiato a dei singhiozzi. Velocemente mi avvicino a lei e, delicatamente, allontano la mano dal getto d'acqua per poter verificare le sue condizioni. Il palmo è completamente rosso ma non sembra essere un'ustione grave, per quanto ne possa sapere io di queste cose. Alzo lo sguardo per poter incontrare il suo ma lei continua a tenere la testa bassa cercando di camuffare i lamenti.

- Stai bene? - mi viene spontaneo chiederle.

Domanda molto stupida ma è la prima cosa che mi è venuta in mente. Lei nega repentinamente con la testa e i suoi singhiozzi sembrano aumentare a dismisura. Preso da uno strano istinto la avvicino lentamente a me per poi racchiudere la sua figura minuta tra le mie braccia. Il suo pacione entra a contatto con il mio addome e anche la bambina sembra agitata. Mi lascio andare a un sospiro stringendo ulteriormente la presa, lei si ritrova appiccicata al mio petto e non sembra voler ricambiare il gesto. Abbasso lo sguardo e il busto cercando di scorgere il suo viso tra quella massa di capelli. Allontano una mano dalla sua vita solo per poter spostare un po' dei suoi capelli, mai l'avessi fatto. E' in una valle di lacrime e il suo viso corrucciato in quel modo è una cosa che non avrei mai voluto vedere. Delle linee nere percorrono le sue guance e il mio cuore si sta stringendo in una morsa sempre più stretta. Non riuscendo a sopportare quella vista la riavvicino al mio petto poggiando il mio mento sulla sua testa. Guardo verso l'ingresso dell'enorme bagno e noto che Chris non è più con noi, ha lasciato la stanza e io non me ne sono nemmeno reso conto. Probabilmente troppo preso da lei, pensa in automatico la mia mente. La dondolo leggermente in un vano tentativo di farla calmare.

- Mi dispiace - dico senza pensarci.

I suoi singhiozzi aumentano ancora di più, ho appena ricevuto la conferma che avevo bisogno. E' tutta colpa mia.



**Trailer della storia**




𝑴𝒂𝒅𝒆𝒍𝒆𝒊𝒏𝒆🍎 || ᴍɪᴄʜᴀᴇʟ ᴊᴀᴄᴋꜱᴏɴ "ON HIATUS"Where stories live. Discover now