Capitolo 32

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La strada scorre davanti a me e quasi non me ne rendo conto. Sono in macchina perché il signor Whitfield, gentilmente, si è offerto di accompagnarmi fino al cancello principale. "E' troppo faticoso per te", si era giustificato mostrandomi un piccolo sorriso. Di buon grado ho accettato perché il dolore ai piedi è abbastanza stressante e, probabilmente, non avrei avuto il coraggio di chiedere un passaggio. Sono troppo timida anche solo per chiedere un minimo aiuto. Il signor Jackson non si è espresso in alcun modo, ha fatto solo un accenno di consenso alla proposta della sua guardia del corpo. Il suo sguardo così rigido mi ha fatto venire letteralmente i brividi, probabilmente ha capito che sono una perdita di tempo per lui. Non mi rendo nemmeno conto che la macchina si è fermata davanti al cancello principale. Il signor Whitfield mi apre lo sportello e, con una mano, mi aiuta a scendere dall'auto. Accetto volentieri l'aiuto e, una volta in piedi, mi stringo maggiormente nel giubbotto nero prestatomi dal signor Beard visto le grandi vampate di aria gelida.

- Javon, puoi aprire il cancello - sento dire dalla guardia al mio fianco.

Noto che ha appena parlato all'auricolare che aveva all'orecchio e un forte rumore metallico mi fa leggermente sobbalzare, il cancello si sta lentamente aprendo facendo dei rumori parecchio striduli. Le urla della donna dall'altra parte cessano all'istante e, man mano che il cancello si apre, riesco a vedere sempre più dettagli della sua figura. Mi volto verso la guardia accanto a me mostrando un leggero sorriso.

- La ringrazio signor Whitfield -

Sul suo volto si forma l'accenno di un sorriso e una sua mano si appoggia sulla spalla più vicina al suo corpo.

- Figurati, io resto qui - risponde mentre si appoggia con il busto alla carrozzeria della macchina.

Rimango un po' perplessa, in effetti mi ha accompagnato e non penso che ci possano essere problemi.

- Sai, ordini dall'alto - ridacchia leggermente puntando con il dito l'auricolare ben piazzato nel suo orecchio destro.

Io annuisco leggermente capendo che è stato il signor Jackson ad ordinarglielo, preferisco non fare alcuna obbiezione e, dopo aver fatto un sospiro, mi volto verso la donna che si trova a qualche metro da me. Non ha mosso neanche un muscolo mentre sembra osservarmi da dietro quei suoi occhiali da sole. Cammino insicura verso di lei e, a ogni passo, mi sento sprofondare. In poco tempo mi ritrovo davanti a lei, non è cambiata più di tanto da quella volta che ci siamo visti più o meno sette mesi fa. Il suo fisico slanciato, i suoi capelli tinti di biondo per nascondere i primi segni dell'invecchiamento, le piccole rughe ai lati della sua bocca e la sua espressione sempre seria e glaciale. I suoi zigomi sono leggermente più gonfi dell'ultima volta e anche il suo abbigliamento è cambiato, il suo tailleur rosa antico è chiaramente di marca, come le decolté argentate e i grandi occhiali da sole che ora si sta togliendo riponendoli come un cerchietto sulla sua testa. Alle orecchie porta dei pendenti molto grandi ed appariscenti, certamente non una cosa da lei. Il suo sguardo cinico e severo penetra letteralmente nella mia anima come un fulmine che cade su un'albero. Mi devasta, solo la sua presenza mi devasta. Cerco di mantenere l'autocontrollo, ormai non ha più alcun potere su di me.

- Madeleine - mi riporta alla realtà con la sua voce fredda e tagliente.

- Madre - ribatto cercando di essere distaccata quanto lei.

Inizia a scrutarmi e visto che non accenna a dire una parola decido di fare la prima mossa.

- Che cosa ci fai qui? Come hai fatto a trovarmi? - domando e la mia voce non esce così sicura come speravo.

La vedo alzare gli occhi al cielo per poi togliere gli occhiali da sole riponendoli in una pochette del medesimo colore delle scarpe che solo in questo momento ho notato.

𝑴𝒂𝒅𝒆𝒍𝒆𝒊𝒏𝒆🍎 || ᴍɪᴄʜᴀᴇʟ ᴊᴀᴄᴋꜱᴏɴ "ON HIATUS"Where stories live. Discover now