Sebastian.

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-Hai intenzione di startene in disparte a fissare Sebastian con una faccia da pesce lesso per tutta la serata, o ti dai una mossa, prendi due drink e ci vai a parlare?- mi riprese Vivian, indicandolo con l'indice, non curante che qualcuno ci potesse vedere.

-E se volessi starmene per i fatti miei?- ribattei, prendendo lentamente un sorso della mia Heineken.

-No. Mi daresti solo molto fastidio.- rispose acida, togliendomi la birra dalle mani.

-Ti ricordo, che io a questa stupida e inutile festa, non avevo intenzione di andarci.- sbottai, incrociando le braccia al petto.

Quanto odiavo essere costretta a fare ciò che non volevo.
Ma purtroppo Vivian era l'unica che in questi ultimi anni mi aveva sopportata e supportata.

-Quindi ho tutto il diritto di fare quello che voglio.
E ora, saresti così gentile da ridarmi la birra?- continuai, allungando il braccio verso la sua mano nella quale teneva la lattina.

-Oh andiamo, stai un po' con lui, no? Almeno non ti annoi.- rispose palesemente, ignorando la mia domanda e alzando le braccia all'aria.

-Va bene, ci vado!
Ma ad una sola condizione: non ti voglio sentire per tutta la serata. Ok?- dissi, ormai al punto di una crisi di nervi.

-Sì. Promesso, ma ora vai!- esclamò con un ghigno.

Senza neanche salutarla, mi diressi verso un piccolo salottino vicino ad un gazebo in legno con delle lanterne giapponesi appese, dove su una delle poltroncine bianche era seduto Sebastian che fissava un punto imprecisato del cielo stellato.

-Anche tu qui controvoglia?- chiesi, sedendomi sul bracciolo della poltroncina accanto alla sua, non distogliendo lo sguardo da Vivian, che facendo finta di leggere una rivista, con gli occhi da sole, di sera, continuava a scrutarmi imperterrita.

-Mi ha costretto Daniel, ma d'altronde non avevo nient'altro con cui tenermi occupato.-

-Nient'altro o nessun altro?- sorrisi, inarcando un sopracciglio.

-Penso proprio tutti e due...
Credo che qua non ci sia niente di interessante da fare, oltre che bere qualche drink, mangiare qualche salatino e sentire persone che schiamazzano.
Ti andrebbe di fare una passeggiata?- fece un mezzo sorriso e si aggiustó il colletto della polo nera.

-Certo. È un piacere.- ci alzammo dalle comode poltroncine e prima di imboccare un vialetto che portava verso il circuito, guardai con la coda dell'occhio Vivian, che mi alzava entrambi i pollici in segno di approvazione.

Essendo già le nove di sera, data la nostra vicinanza al mare, stava cominciando a esserci un venticello fresco.
Stetti per rimproverarmi della mia scelta di non essermi portata la giacca di pelle, finché Sebastian mi cedette la sua e la mise sulle mie spalle.
Camminammo in silenzio per un breve tragitto del circuito che era ancora chiuso al traffico, fino a quando non arrivammo al rettilineo di partenza e ci sedemmo sugli spalti.

-Montecarlo di notte è un vero e proprio spettacolo. Ti lascia senza fiato.- dissi, ammirando il tracciato illuminato dal bagliore della luna.

-Già, hai ragione.- rispose, intrecciando le sue dita alle mie.
Mi girai verso di lui e i nostri sguardi s'incastonarono tra loro.
In quel preciso istante il mio cuore iniziò a scalciare come un cavallo imbizzarrito; i nostri volti erano a pochi centimetri l'uno dall'altro e bastò annullare quella poca distanza per far coincidere le nostre labbra.
Lo baciai cautamente, per timore che mi rifiutasse, ma dopo un secondo di sorpresa, Sebastian approfondì il bacio mettendomi a cavallo delle sue gambe senza staccare le labbra dalle mie e, facendo scorrere la sua mano tra i miei capelli.

-Non penso sia il luogo adatto...- la mia voce era talmente flebile che pensai che non mi avesse nemmeno sentita.

-In effetti non posso darti torto.-

Quando arrivammo in albergo, aprì la camera e sollevandomi afferrandomi per i fianchi scoperti dalla canotta in paillettes, si spinse contro di me, e mi condusse sul letto a due piazze.

Il mattino seguente, aprii gli occhi con le prime luci del mattino, ma non mi risvegliai nella mia camera d'albergo, bensì in quella di Sebastian.
Lo guardai dormire beatamente abbracciato al cuscino con qualche ciuffo di capelli scombinato che gli incorniciava perfettamente il viso e gli posai un delicato bacio sulle labbra.
Mi alzai dal letto, raccolsi i miei vestiti che erano sparsi sul pavimento e mi recai a fare una doccia calda e rilassante.
Quando uscii dal bagno, lo ritrovai già sveglio con ancora gli occhi impiastricciati per il sonno.

-Dormito bene?- chiesi, accendendo il cellulare.

-Sì, ma solo perché accanto a me, c'eri tu.- rispose con mezzo sorriso e ricambiai.

-Oh, Dio.- esclamai, mettendomi una mano sulla fronte.

Rimasi impietrita alla vista delle tredici chiamate e dei ventiquattro messaggi ricevuti da Vivian, di cui quello in cui sembrava più calma diceva: "Dove sei finita! È da tre ore che mi chiedo dove tu possa essere! Se non vieni entro subito non risponderò delle mie azioni!!".

Non oso immaginare come sarà quando la vedrò davanti i miei occhi; rossa come un peperoncino e infuriata per la paura che mi fosse successo qualcosa di male.

-Che succede? Che dicono i messaggi?- chiese preoccupato, alzandosi dal letto dirigendosi in bagno.

-È la mia amica Vivian. Mi ha inviato una caterva di messaggi, alla quale non ho risposto e, sono sicura che quando mi vedrà, mi salterà addosso chiedendo spiegazioni.-

-Allora forse è meglio che tu vada da lei, prima che la tua amica faccia il contrario e ti salti addosso...- parlò, con lo spazzolino da denti in bocca.

-Ah, dimenticavo.- riprese.

-Cosa?-

-Mi sa che ti conviene coprirti.- mi fece notare, indicando con gli occhi la bretella della mia canotta che era scivolata lungo la spalla.

Alzai gli occhi al cielo, gli lasciai un bacio a stampo sulle labbra e, facendo attenzione a chi passasse e chi no, uscii dalla sua camera.

Neanche il tempo di girare l'angolo del corridoio, che mi ritrovai davanti Vivian con uno sguardo di chi mi avrebbe sbranata viva e, quasi mi venne un colpo.

-Ok, prima che tu possa arrivare a conclusioni affrettate, ti spiegherò tutto a tempo debito.- dissi alzando le mani, feci per andarmene ma venni bloccata per il braccio.

-Eh no, bella mia. Tu mi racconti tutto adesso. E poi perché hai ancora i vestiti di ieri sera addosso?-

-Non posso dirtelo qua, in corridoio.- replicai bisbigliando.

-Sì che puoi, e anche subito.
Non sai che paura che mi hai fatto prendere.
Ti lascio sola con Sebastian un minuto, mi giro e non ti trovo più.-

-Appunto per questo non posso dirtelo qua.
Andiamo in camera. Lì ti dirò tutto.-

Io e Vivian entrammo nella sua camera e, come era nostro solito fare, ci mettemo sul letto, a testa in giù, con i piedi scalzi sul muro.

-Stamattina ho bussato alla tua camera, non mi rispondeva nessuno...- iniziò, mettendosi in una posizione piu civile, sistemandosi meglio sul gomito.
-Ma non perché tu stessi dormendo, ma perché era sicuro che tu non ci fossi...- disse, sorseggiando il suo thè verde.

-Ero con Sebastian ieri sera...- confessai mordendomi il labbro e lei distolse lo sguardo da quel beverone.

-Questo lo so.
Aspetta...Non mi dire! È quello che penso io?- chiese euforica.

-Dipende da cosa intendi tu.-

-Lo sapevo! Lo sapevo che gli piacevi! Sapevo che prima o poi sarebbe successo!- esclamò fuori di sé dalla felicità.

-Frena la tua euforia. Quello che ti ho appena detto non deve uscire da queste quattro mura. Altrimenti sarà la mia e la sua rovina. Intesi?-

-Intesi. Non rovinerei mai la vostra carriera.-

-Vivian, non mi fare pentire di avertelo detto.-

-Stai tranquilla, non uscirà niente dalla mia bocca.-

SPEED|| Sebastian VettelWhere stories live. Discover now