Fantasmi.

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Gran Premio d'Italia 2014

Le vacanze erano giunte al termine. Dopo due intere settimane all'insegna del divertimento e della spensieratezza, a malincuore avevo lascito la Germania, passando i giorni prima che riprendesse il campionato, a Londra, studiando per gli esami di università che avrei dovuto sostenere tra meno di un mese, mentre Sebastian dovette ricominciare a lavorare facendo delle sessioni al simulatore e incontri con gli ingegneri. La stagione era ripresa con il Gran Premio del Belgio, nel quale aveva trionfato Daniel, conquistando la sua terza vittoria, mentre Sebastian, arrivato quinto, non era affatto contento; oggi invece, a Monza, si sarebbe corso il mio gran premio di casa. Il giorno precedente, per noi, le qualifiche non erano andate nel migliore dei modi, poiché sia Sebastian che Daniel si erano posizionati rispettivamente ottavo e nono sulla griglia di partenza, mentre le due Mercedes avevano conseguito il miglior tempo conquistando la prima fila. Indubbiamente, quella di Monza era la pista più adatta per sfruttare al meglio le loro prestazioni. Tuttavia, in quell'assolata giornata di settembre, avevamo buone speranze per la gara.
Io ero felice; finalmente ero in Italia, potevo di nuovo respirare il profumo di casa mia, sentire il calore dei tifosi e quell'atmosfera tanto accogliente e diversa dalla grigia e caotica Londra. Mancava meno di mezz'ora alle quattordici, nonostante ciò, la tensione era al massimo.
Camminavo per la pit-lane in direzione del box di Sebastian, quando una leggera e poi stretta, presa sul mio avambraccio mi fece voltare di scatto bruscamente.
Pensai potesse essere Christian Horner o qualcuno degli altri piloti, ma non appena guardai in viso chi fosse rimasi allibita, quasi sconcertata. Il mio buon umore si dissolse come in un battito di ciglia e la serenità che avevo fin a pochi minuti prima scomparve.
Vidi il suo pass legato al collo; cosa ci faceva lui qui e, soprattutto, cosa voleva da me?
Gli lanciai uno sguardo torvo, divincolandomi a fatica dalla sua presa, ma questo non bastò a farlo desistere. Anzi, oppose più resistenza e mi bloccò nuovamente.
"Sparisci." gli ringhiai contro, scuotendo il braccio per liberarlo dalla sua mano.
"No, fin quando non mi ascolterai."
"Ho ben altro da fare, che stare a perdere tempo con uno come te, Francesco."
"Se mi lascerai parlare ti farò andare, non essere scontrosa come tuo solito."
"Tu non sei affatto nella posizione di giudicarmi. Ti sto dando la possibilità di parlare, quindi ti conviene farlo adesso, perché dopo non potrai." dissi, incrociando le braccia al petto.
"Sono venuto qui da te per due ragioni: la prima è che dovresti riprendere i rapporti con i tuoi genitori. Loro ci tengono realmente a te." risi ironicamente, scuotendo il capo incredula.
Anche quando si trattava di riprendere i contatti, i miei genitori non avevano il coraggio, o per meglio dire, il pudore di parlarmi direttamente.
"Ah davvero? A me non sembra, considerando il fatto che hanno approfittato della prima occasione per sbattermi fuori di casa. Sei stato mandato da loro? Che caduta di stile, quella di inviare qualcuno come intermediario. Se hanno qualcosa da dirmi, che me la dicano in faccia. Altro da riferire?" sbottai infastidita.
"Non ti sto riferendo le loro parole. Sto cercando di farti capire quel che sarebbe meglio per te. La seconda ragione per cui sono qui, è che dovresti dare un'altra possibilità a noi."
"Sono in grado di capire ciò che è bene per me anche da sola. A quanto pare oggi sei in vena di sparare cazzate. Noi? Non esiste nessun "noi". Non lo siamo mai stati e me l'hai confermato con il tuo egoismo e la tua cattiveria. Ed io sono stata così stupida ad ascoltarti, che ora vivo sempre con i sensi di colpa."
"Non è solo per questo, sono sicuro che c'è un altro." guardai Sebastian uscire dal box, fissarci confuso. Sapevo già che non si sarebbe conclusa qui la giornata.
"No, non c'è nessun altro, non ho tempo per questo. Ma anche se ci fosse, sicuramente non te lo riferirei." mentii, diventando più nervosa.
"Lo sai che a suo tempo l'ho fatto per te, per non mandare in fumo il tuo futuro e i tuoi sogni."
"Francesco falla finita, tu eri interessato solo a salvare la tua reputazione davanti alla tua rispettabilissima famiglia e a non avere, come sempre, responsabilità sulle tue spalle." gli puntai l'indice contro.
"Credi che l'abbia fatto solo per me stesso? Cosa avrebbero pensato i tuoi genitori di te?" disse, alzando il tono di voce, attirando l'attenzione di occhi indiscreti, interessati a sentire i nostri discorsi; lo tirai per un braccio, mettendoci in disparte.
"Non m'importava cosa avrebbero pensato di me, ormai il mio rapporto con loro era pressoché chiuso, dopo tutto quello che mi avevano fatto passare, anche per causa tua."
"Ora riversi tutta la colpa su di me? Anche tu hai i tuoi scheletri nell'armadio, non dimenticarti di quello che hai fatto." puntò i suoi occhi scuri nei miei, mettendomi quasi a disagio.
"Sei stato tu a farmi pressione a prendere quella decisione. Ne hai approfittato perché ero una ragazzina stupidamente innamorata di te, ma in realtà ero una bambolina da poter manipolare a tuo piacimento. Non potresti nemmeno immaginare quante volte io mia sia pentita di quel che ho fatto e ancora adesso ne pago le conseguenze. Ma purtroppo questa è la vita, non si può premere un tasto per tornare indietro nel tempo, ma se ci fosse questa possibilità, vorrei non averti mai conosciuto." mi sfogai, dopo tanto tempo, togliendomi finalmente un peso di dosso.
"Ti ricordo che se ora sei qui, a goderti la bella vita in Formula Uno, devi anche ringraziare il sottoscritto."
"Se sono qui, è solo per i miei sacrifici e per l'impegno che ho sempre dimostrato, non di certo grazie a te e ai tuoi schifosissimi soldi."
"Non dovresti parlarmi così." rispose subito.
"E tu dovresti andartene. Ora scusami ma, io devo tornare a lavorare." conclusi sorpassandolo e lasciandolo da solo.
Mi lasciai andare ad un sospiro liberatorio, chiudendo le palpebre per un momento.
Continuai a camminare in direzione dei box, vedendo Sebastian guardarmi interrogativo e venirmi incontro. Quando mi fu abbastanza vicino, mi si fermò di fronte e incominciò a parlare.
"Chi era quello?" chiese, guardando sottecchi l'uomo alle mie spalle e indicandolo con il mento.
"Nessuno di importante." lo liquidai schiva, ancora infastidita dall'incontro precedente.
"Per essere nessuno di importante, mi sembri abbastanza scossa, però." riattaccò, alzando le sopracciglia e incrociando le braccia al petto.
Sbuffai roteando gli occhi; non ero ancora pronta per raccontargli tutto, soprattutto non ora prima della gara e proprio adesso che sembrava andasse tutto per il verso giusto. Per me non era un argomento facile da affrontare, e dovevo ammettere di avere paura, perché se gli avessi detto quel che era accaduto, sapevo che non mi avrebbe più guardata con gli stessi occhi; anche se fosse, come dargli torto, ogni volta che ci ripensavo mi sentivo un mostro.
"Dovresti andare a prepararti. Manca un quarto d'ora prima che inizi il gran premio." cercai di mettere un punto alla conversazione, che stava diventando troppo scomoda per i miei gusti.
"Non sviare il discorso."
"Non ho voglia di parlarne."
"Ci eravamo promessi che d'ora in poi ci saremmo detti tutto, l'hai già dimenticato?"
"Certo che no, ma sono fatti miei, Sebastian.
Non sono tenuta a raccontarti ogni cosa che mi accade, ho bisogno dei miei spazi. Come ti ho già detto, non era nessuno di importante, quindi cortesemente chiudiamo qui la conversazione." conclusi, alzando un po' la voce. Avevo esagerato a prendermela così con lui e, a farmene rendere conto fu l'espressione irritata di Sebastian.
"Sai che ti dico? Hai ragione. Vuoi i tuoi spazi? Da oggi in poi ne avrai quanto ne vuoi." disse voltandosi e andandosene, lasciandomi in mezzo alla pit-lane con un'espressione da pesce lesso. Inizialmente provai a seguirlo, ma pensai che sarebbe stato meglio non dargli ulteriore fastidio; gli avrei parlato dopo la gara.

Il gran premio si concluse con la vittoria di Lewis Hamilton, con la sua ventottesima vittoria in carriera, seguito dal proprio compagno di squadra Nico Rosberg.
Noi invece, con Daniel quinto e Sebastian sesto, non ci eravamo posizionati malissimo, anche se avremmo preferito almeno andare a podio. Aspettai impaziente di parlargli e, dopo che Sebastian ebbe fatto qualche intervista, riuscii a intravederlo mentre finiva di parlare con un meccanico, così decisi di andargli incontro.
"Sebastian, possiamo parlare un attimo?" gli chiesi, mordendomi il labbro inferiore, mentre lo guardavo colpevole.
"Che vuoi?" disse schiettamente, bevendo poi dalla sua bottiglia d'acqua.
"Scusarmi con te. Non volevo dirti quelle cose."
"Ma le hai dette." sospirai; aveva ragione ad essere arrabbiato con me. Non avrei dovuto comportarmi con lui in quel modo.
"Lo so, e mi dispiace, ma non le penso realmente, credimi." continuai.
"Ti ho parlato della mia storia con Hanna, che per me è stato il capitolo più nero della mia vita, se possibile. Quello che ti è capitato è davvero così tremendo da non poterlo dire nemmeno a me?" chiese, prendendomi alla sprovvista. Sì, lui mi aveva parlato di Hanna, ma io non ero pronta a raccontargli del mio passato. Nonostante fossero passati ormai cinque anni, per me era una ferita ancora aperta. Abbassai lo sguardo non dicendo niente. Sebastian, invece, riprese a parlare.
"Mi fa piacere sapere che tra di noi c'è fiducia. Ora se vuoi scusarmi, devo andare a riposarmi. È stata una giornata stancante." mi liquidò lui con tono ironico, andandosene; gli presi il polso provando a fermarlo.
"Dai, non fare così." mormorai, bloccandolo.
"Forse è meglio che ti prenda una pausa per pensare. Ci sentiamo quando avrai le idee più chiare." e si liberò della mia mano, lasciandomi a bocca aperta e da sola per l'ennesima volta.

Spazio autore
Ecco qua il vero drama, il primo vero litigio tra Margo e Sebastian. Secondo voi, cosa gli sta nascondendo di così grave da non poterglielo confessare? Provate a scriverlo nei commenti!
Scusatemi per eventuali errori grammaticali, ma considerando l'orario sono poco lucida, domani mattina provvederò a correggerli.🙏
Baci, Mar

SPEED|| Sebastian VettelWhere stories live. Discover now