Dobbiamo parlare.

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Gran Premio di Germania
20 luglio 2014

Tredici e cinquantacinque.
La pit-lane era un vero e proprio caos, come d'altronde ogni domenica prima dell'orario di partenza.
La maggior parte di ingegneri, meccanici e Team Principal eseguiva un febbricitante via vai all'interno dei box e in pista tra le monoposto, mentre la restante parte era intenta a parlare con i propri piloti.
Le qualifiche si erano concluse bene per Seb che, nonostante il tempo variabile, era riuscito a classificarsi in seconda posizione ed io ero inevitabilmente contenta per lui.
Dato che ormai mancavano solo cinque minuti all'inizio del Gp, preferivo non essere d'intralcio a membri del Team - che dovevano fare gli ultimi accertamenti - mi rifugiai nel box di Sebastian e, dopo aver recuperato una cuffia, mi sedetti su una sedia in plastica.
Mi persi per pochi attimi nei miei pensieri e subito venni riportata con i piedi per terra da una mano appoggiata sulla mia spalla. Christian.
Girai di scatto lo sguardo su di lui che, dopo avermi fatto un mezzo sorriso, mi parlò.

-Dopo la gara, dobbiamo parlare. È importante.-

Nemmeno il tempo di rispondergli che già si stava dirigendo verso il muretto.
Lo guardai interdetta.
Probabilmente mai l'avevo visto così misterioso, nemmeno dopo il mio primo Gran Premio in Australia.
Guardai la gara attentamente, qualche volta però distraendomi.
Non facevo altro che pensare a cosa avrebbe avuto da dirmi Christian.
Sebastian stava andando bene, si era già accaparrato nei primi giri il terzo posto, stando incollato alla Williams di Bottas, mentre la Ferrari di Alonso era dietro Seb.
Daniel, invece, scivolato 15esimo dopo il fuori pista, era riuscito ad arrivare quinto.
Sebastian provava a mantenere la posizione ma le Mercedes di Rosberg e Hamilton, che da 20esimo si era scatenato a suon di sorpassi, erano a dir poco strabilianti come la stessa Williams di Bottas.
Alla fine, purtroppo, non riuscì ad arrivare a podio, ma un quarto posto andava più che bene.
La gara era finita da pochi minuti, il tempo di parlare con i ragazzi e gli altri membri del Team e Horner sarebbe venuto da me.
Ero tesa. Avevo pensato di tutto.
Forse aveva scoperto di me e Sebastian, oppure, opzione più probabile, mi avrebbero tolto il ruolo da terzo pilota, oppure sostituito con un altro pilota, o avevo combinato qualcosa. Ma cosa?
Ero arrivata a queste conclusioni che, dal mio punto di vista, erano tremende.
Forse mi stavo preoccupando prima del dovuto, oppure mi stavo preoccupando per nulla. Magari mi aspettavano delle buone notizie.
I miei dubbi sarebbero spariti ben presto, dato che già vedevo in lontananza Christian venire verso i box.
Quando mi vide, mi fece cenno con la mano e accelerò il passo.

-Scusami per averti fatto aspettare e probabilmente per averti lasciata sulle spine! Ma sai com'è, stava per iniziare la gara e non avrei potuto dilungarmi e dirti le cose come stanno in quei due minuti.-

Ok, in quel momento mi stavo davvero preoccupando.
"Sarà qualcosa di davvero importante, ha intenzione di dilungarsi", pensai.

-Non preoccuparti, dimmi tutto.-

-Come ben sai, tu hai delle potenzialità e noi siamo qui per valorizzarle.
Non vorrei che tu avessi pensato di essere una ruota di scorta per il Team.
Ancora non hai un sedile, ma lo avrai presto e tutto tuo. Ti chiedo soltanto di avere un po' di pazienza.-

Tutto qua?
Ma che sta succedendo?
Christian mi parla di nuovo del sedile.
Non che mi dispiacesse tirar fuori quest'argomento, anzi, voleva dire che c'era davvero una possibilità per me; ma se io la avrò, chi sarà ad andarsene?
Tutto un punto interrogativo.
Magari più tardi potrò chiedere a Seb cosa sta succedendo, o magari no.
Dovrei tenerlo per me?

-Non preoccuparti. Aspetterò il tempo che ci vuole.-

Mi fece l'ok con la mano e andò dai meccanici.
Sia Daniel che Seb rilasciavano interviste, perciò rimasi all'interno dei box con il telefono in mano finché, mentre digitavo un messaggio da mandare a Vivian, mi comparse la schermata di una chiamata in arrivo.
Mia madre.
Ero indecisa se rispondere o meno, ma mi convinsi che la cosa più giusta da fare in quel momento era non rispondere.
Appena compiuti diciotto anni, avevo preso in mano le redini della mia vita e non avevo più avuto contatti con loro.
Non avevano mai appoggiato la mia scelta di diventare pilota ma, d'altronde, non potevo biasimarli.
Essendo cresciuta in una città del Sud, in cui ancora la concezione di donna era principalmente restare a casa a lavare i piatti, era ovvio che non avrebbero mai voluto che facessi un lavoro del genere, così "maschile".
Che poi, secondo il mio punto di vista, non c'è differenza tra un uomo e una donna quando si è al volante di una monoposto. Ci si distingue solo per la bravura.
Una donna può essere più portata o con più capacità di un uomo.
Non erano mai venuti ad assistere nemmeno ad una gara. Né quando facevo rally in provincia né poi nella Formula due.
Gli unici a sostenermi erano il mio migliore amico d'infanzia Simone e i miei cugini, che per me, sono ormai come fratelli.

-Margo, sto scendendo nella hall con Daniel. Vieni pure tu?-
-Mar? Mi stai ascoltando?-

-Scusami Seb, stavo pensando. Che avevi detto?-

Non riuscivo a smettere di pensare a quella chiamata.
Ero sicura di aver preso la strada giusta, ma se avessi risposto...Che cosa avrebbero avuto da dirmi?

-Dico se, vuoi scendere con me e Daniel nella hall. Ma che succede? È da quando è finita la gara che ti vedo distratta...
C'è qualcosa che non va?-

-No, tranquillo Seb. Va tutto bene.- Dall'espressione che aveva, sembrava proprio non credermi. Beh come dargli torto, capiva sempre ogni cosa!

-Va bene, ho ricevuto una chiamata dai miei genitori.-

-E hai avuto la possibilità di parlare con loro?-

-In verità, avrei potuto, ma non ho voluto. Dopo tutto quello che hanno fatto, credo che non riuscirò a perdonarli.- dissi convinta.

-Probabilmente, ti hanno chiamata perché si sono pentiti del loro comportamento e vorrebbero riallacciare i rapporti.
Saresti disposta a perdonarli?- chiese.

-Non mi hanno mai sostenuta in tutto ciò che adesso faccio, mi hanno cacciata di casa da quando a diciott'anni dissi loro che mi avevano offerto uno sponsor per correre in rally.
Le loro ultime parole? "Te ne devi andare da questa casa." E così feci.
Non ho alcun rimpianto.
E, no, non penso minimamente di riuscir mai a perdonarli.-

Spazio mio
Scusatemi tantissimo per l'orario e per l'enorme stacco di due mesi, ma sinceramente non ho avuto ispirazione.
In queste ultime due settimane il sabato e la domenica sera cominciavo a scrivere, ma durante la settimana con i compiti non ho avuto tempo.
Il giorno dopo il mio compleanno ho avuto una gioia.
Mi aveva fatto gli auguri su instagram Pierre Gasly.😍
Dire che stavo saltando per tutta la casa sclerando come non so cosa è dir poco.
Anyway penso proprio che i prossimi due capitoli saranno interessanti.😏
Baci grandi
Mar

SPEED|| Sebastian VettelWhere stories live. Discover now