11. I'm not a superhero

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Osservo Calum Hood di fronte a me: occhi scuri e a mandorla, capelli scuri, un po' mossi e un po' ricci, a ricadergli sulla fronte, corpo che farebbe invidia persino a mio fratello (nonché uno dei migliori giocatori di pallavolo degli ultimi tempi). Insomma, la persona perfetta per stare al fianco della perfezione che è Michael Clifford.

«Cosa vuoi?» gli chiedo, decidendo di tenere lo sguardo su di lui, nonostante vorrei girarmi verso Hailee, seduta ancora al tavolino rotondo della mensa con Ashton, e chiederle aiuto. Col suo caratterino di merda che si ritrova, saprebbe di certo cosa dire.

«Ho saputo che andrai al ballo con Mike» inclina la testa leggermente di lato e mi osserva dall'alto al basso, seppur sia più alto di lui di diversi centimetri.
«Già» ammetto, facendo spallucce. «Come lo sai?» chiedo curioso, nonostante sia ovvio da chi abbia ricevuto l'informazione.
«Me lo ha detto lui stesso» risponde con tranquillità, e, seppur me lo aspettassi, aggrotto ugualmente la fronte.

«Cosa ti ha detto, nello specifico?» mormoro.
«Che sembravi così disperato che ha deciso di accettare il tuo invito» risponde ridacchiando, a mo' di presa in giro.

Socchiudo leggermente gli occhi, stringendo i pugni e trattenendomi dal prendere a pugni il ragazzo di fronte a me. Ma poi sospiro e mi rilasso, alzando il mento e incrociando il mio sguardo di ghiaccio con quello di Calum. «Be', volevi dirmi altro?»
Calum smette di ridacchiare e alza gli occhi al cielo, sospirando. «No, nient'altro. È tutto chiaro adesso. Ciao, biondino» mi fa un occhiolino e mi lascia da solo, in mezzo alla mensa, in testa solo confusione.

Mi gratto la nuca e ritorno da Hailee e Ashton, che immediatamente mi chiedono cosa Calum mi abbia detto. Ma io non do loro molta attenzione, perché sto ancora pensando alle sue parole.
E ci penserò per tutta la giornata, ovviamente.

💭

«Smettila» borbotto per la millesima volta a mio fratello, che blocca la palla tra le mani all'istante.

«Cosa succede, Lukey? Qualcuno ti ha infastidito oggi?» mi prende in giro, lanciandomi addosso il pallone da pallavolo che si porta sempre dietro, persino quando va al bagno. E no, non sto scherzando.
Prendo il pallone al volo, sbuffando sonoramente. «Jack, sto cercando di studiare» rispondo, sistemandomi meglio sul telo che ho posizionato sull'erba morbida del nostro giardino.

«Cosa stai studiando?» mi chiede, avvicinandomisi e chiedendomi di restituirgli il pallone. A quanto pare, tenerlo sempre in mano aiuta a capirne la sua forma e ad abituarsi ad esso. Ciò significa un miglioramento nel gioco. Credo.
«Storia dei supereroi. La professoressa è ossessionata da Superman, mentre io lo odio» borbotto annoiato, facendo una smorfia verso il libro di testo del primo anno, poiché Superman si studia al primo anno. Ma no, dobbiamo studiarlo anche in secondo perché a quanto pare non ricordiamo la data di nascita del prozio di un suo compagno delle elementari.

«Com'è essere un supereroe?» mi chiede, sedendosi al mio fianco e cercando di leggere qualche frase dal libro che ho davanti. Ma lascia perdere quando si rende conto che sono informazioni perlopiù inutili.
«Non sono un supereroe.»

«Ma vai in una scuola di supereroi, no?» domanda, cercando di capire la mia situazione.

Jack, come ho già detto, è un giocatore di pallavolo, lo schiacciatore-laterale, per la precisione, di una delle squadre più forti di tutto il mondo. Non che io sappia qualcosa di pallavolo, sinceramente, oltre le basi tipo colpire la palla e lanciarla dall'altra parte della rete.

Comunque, il fatto che sia un giocatore professionista significa che manchi spesso da casa – seppur mia madre ci ricordi quotidianamente della sua esistenza – e non sia molto informato sulla vita mia e di mia sorella Avril. Non che a noi importi, visto che non abbiamo mai retto la preferenza di nostra madre nei suoi confronti.

Parlando del diavolo, tra l'altro... «Jack, tesoruccio mio, luce dei miei occhi, ragione della mia vita, vuoi qualcosa da mangiare?» mia madre si affaccia dal finestrone del salotto, guardando solo e unicamente Jack con sguardo fiero e amorevole. È come se non esistessi, in questo momento.
«No, grazie, mamma» risponde lui, sorridendole di rimando, per poi riportare l'attenzione su di me. «Allora?» mi sprona, attendendo una mia risposta.

«Andare in una scuola di supereroi non ti rende un supereroe. Per esserlo, devi salvare qualcuno col solo interesse di far del bene a quella persona e a tutte le altre che non sono in grado di difendersi da sole. Essere un supereroe significare mettere il bene e la sicurezza altrui di fronte alla propria incolumità» cerco di spiegargli, arrendendomi allo studio e chiudendo con un colpo netto il libro di testo.

«Qual è il tuo superpotere?»
«So allungarmi e accorciarmi a mio piacimento.»
«Saresti perfetto per fare il muro nella pallavolo» mi sorride, contento, ma io inclino la testa, confuso. «Il muro è colui, o sono coloro, che blocca le schiacciate degli avversari» mi spiega, intuendo la mia ignoranza in ciò in cui lui sa meglio.

«Sembra... divertente?» provo a dire, ma la realtà è che non sono bravo con i palloni. Tranne se non si tratta di quelli di Mic... no, questa è troppo brutta, me la rimangio.
«Lo è. Vieni a vedere qualche partita, una volta ogni tanto, insieme a mamma» mi propone, per poi alzarsi in piedi, stringere la palla sottobraccio e rientrare in casa, lasciandomi da solo.

Devo studiare. Devo studiare. Devo studiare.

Una notifica sul mio cellulare mi distrae, facendomi sussultare dallo spavento.
Faccio per prenderlo, ma scuoto la testa.

Devo studiare. Devo studiare. Devo studiare.
Devo prendere il massimo dei voti così da poter finire in classe con Michael e Hailee il prossimo anno.

Riporto lo sguardo sul mio cellulare e... lo prendo alla svelta, non potendo resistere al magnetismo della tecnologia.

Entro su Twitter, certo che la notifica sia da parte di Hailee, certo che mi abbia menzionato ancora una volta sotto delle foto di gattini. Ma trattengo il respiro quando leggo un nome, il suo nome, sullo schermo luminoso del mio cellulare.

Mike-Ro-Wave ha iniziato a seguirti.

Mike-Ro... cosa? Davvero, Michael? Davvero? Così la voglia di fare dei figli con te cala un pochino, sai?
Ma appena vedo la foto del suo profilo, la voglia sale nuovamente a mille, facendomi sentire un ormai conosciuto calore al basso ventre.

Sospiro e ricambio il follow con più gioia di un bambino a Disneyland. Per poi ricordarmi che il mio profilo su Twitter è pieno di commenti decisamente inappropriati su Michael.
Sono fottuto. E non da Michael, ancora una volta.

🌸🌸🌸

HOOOLA!
Come state? Come va la vostra vita?

Cosa ne pensate di questo capitolo? Perché credete Calum abbia deciso di parlare con Luke? Cosa ne pensate di Jack? E del fatto che Michael abbia seguito Luke su Twitter? Voi come vi comportereste se la vostra crush cominciasse a seguirvi all'improvviso su Twitter (o qualsiasi altro social)?

Mi giustifico per le informazioni molto a caso sulla pallavolo. Ma conosco lo sport solo grazie ad Haikyū, quindi...

Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Come al solito, fatemi sapere i vostri pensieri attraverso un commento e ricordatevi di lasciare una stellina.

Grazie mille per il supporto che mi state dando, non solo con questa storia, ma anche con tutte le altre. Spero continuerete a seguirmi anche con le storie successive!

Ci ritroviamo giovedì prossimo con un nuovo capitolo.
#Staytuned 😎

A presto.
- Tatia;

⭐️👁👁💧

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