25. Why did you call me?

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Michael si è ripreso.

Ha iniziato a riprendere colore, giorno per giorno. Ha iniziato a riprendere peso e le sue guance sono ritornate ad essere paffute, perfette tra le mie mani – non che lo sappia realmente, visto che mi sputerebbe in faccia se provassi ad appoggiargli anche solo una mano sul viso. Ha iniziato a sorridere un po' di più e non credevo potesse sorridere in quel modo, i denti bianchi e dritti splendenti, le guance arrossate, gli occhi assottigliati, alcune rughette ai loro lati.

E, infine, Michael ha iniziato a parlare con me. Seriamente.

Ha iniziato a raccontarmi un po' di sé e mi ha chiesto un po' di me.

Ho scoperto che il suo colore preferito è il blu, che ha un gatto di nome Kuroo – come un personaggio di Haikyū e vi giuro, vi giuro, penso di essermi seriamente innamorato –, che gli piacciono i manga e gli anime, ma non riesce a sceglierne uno che gli piaccia più degli altri, che gli piace tanto leggere, ma non trova mai il tempo per farlo, ma ci prova, a farlo, che preferisce il mare alla montagna, ma che, allo stesso tempo, odia prendere il sole – e si spiega la sua pelle così chiara.

Mi ha raccontato di quando, da piccolo, rimase bloccato sulla casetta sull'albero, che aveva costruito suo padre per lui, per un giorno intero, a causa di un colpo di vento che ruppe la scaletta, con cui era salito, ma con cui, ovviamente, non poteva più scendere. E di come fu Calum a salvarlo, avvisando i suoi genitori, che chiamarono i vigili del fuoco. E di come quello fu il motivo per cui divennero amici, e poi migliori amici.

Mi ha raccontato di quanto detesti le cene galanti organizzate dagli amici dei suoi genitori e mi ha raccontato di come, ogni qualvolta la sua famiglia venga invitata, trovi un pretesto per non presentarsi, tra strani mal di testa, strani dolori alla pancia e strani viaggi improvvisi in Albania.

Mi ha raccontato tante cose; tante storie di sé, della sua famiglia, del suo migliore amico; tante esperienze fatte, a Londra, a Roma, a Tokyo, nei suoi viaggi in tutto il mondo; tanti piccoli dettagli della sua vita che non avrei mai scoperto se non me ne avesse parlato.

Mi ha raccontato tante cose e continua a raccontarmene tante, ogni mattina, un bicchiere di tè caldo stretto tra le nostre mani, dei sorrisi stampati sui visi dagli occhi stanchi. E tengo tutto dentro, infilo tutto in un baule della mia mente, chiuso a chiave, perché tutto ciò che mi dice diventa in parte mio e ne sono profondamente geloso. Custodisco ogni parte che mi mostra e ne faccio tesoro.

Non parliamo più della sua malattia, non parliamo più dei suoi o dei miei poteri, non parliamo più del passato.

Nelle mattinate in cui ci incontriamo siamo solo Luke e Michael, due ragazzi che, stranamente, molto stranamente, sono diventati amici. Anche se uno dei due è innamorato dell'altro. Non che troverà mai il coraggio di dirglielo seriamente, comunque.
Ma va bene così. Per il momento.

💭

Oggi è il 15 Luglio e domani è il mio compleanno. Ma passa in secondo piano, quest'ultimo, nel momento in cui mi arriva un messaggio da parte di Calum.

Michael oggi torna a casa.

Sorrido, tra me e me, mentre il peso più pesante sul petto, che stavo iniziando a non tollerare più, sparisce.
È un nuovo capitolo, questo.

Posso portare Michael nei posti di cui gli ho parlato e può portarmi nei posti di cui mi ha parlato. In quella gelateria italiana che fa i gelati migliori che abbia mai mangiato, in quel ristorante cinese coi proprietari che si sono affezionati a lui e che gli regalano, ogni volta che ci mette piede, qualcosina da portare a casa, in quella fumetteria dall'altra parte della città che vende fumetti spesso introvabili persino su internet.

Sorrido ancora, tra me e me, e mi appresto ad inviare un messaggio ad Hailee, che mi risponde all'istante avvisandomi del fatto che sia già al corrente della notizia. E mi ricordo che lei e Calum sono ex scopamici, e mi ricordo di quanto fino a qualche mese fa non lo sopportassi, e di quanto adesso sia un buon amico.

Sospiro, rendendomi conto di quanto sia strano il tempo, di quanto passi piano quando le cose vanno male, di quanto passi veloce quando le cose vanno bene, di quanto sembri pesare quando le cose non hanno intenzione di migliorare e di quanto dia soddisfazioni quando le cose, invece, migliorano. Rendendomi conto che adesso ho un gruppo di amici più grande di quanto avessi mai immaginato da piccolo, che adesso i pezzi del puzzle iniziano a sembrare al posto giusto, devono solo imparare ad incastrarsi come si deve.

La suoneria del mio cellulare mi fa sobbalzare e rispondo senza neanche guardare chi sia, certo si tratti di Hailee o di Calum.
«Che vuoi?» dico quindi, giocherellando con un filo che spunta dalle lenzuola del mio letto, tirandolo e rigirandolo tra le dita, attento a non bucare le lenzuola stesse.

«Be', ciao anche a te» risponde una voce decisamente conosciuta dall'altra parte del telefono. E non si tratta né di Hailee né di Calum, tantomeno di Ashton, o di mia sorella, o di chiunque altro. No. Si tratta di Michael.
«Oh, sei tu» mormoro, sentendo il cuore che perde qualche battito e fa qualche capriola e qualche salto triplo carpiato nel vuoto.

«Speravi fosse qualcun altro?» chiede, il tono che non mi trasmette nulla, che non mi dice se sia deluso o se sia ironico o se sia qualsiasi altra cosa. Vorrei riuscire a capire ogni sua sfaccettatura, ma ci vuole tempo.
«No. Ma non mi aspettavo fossi tu» ammetto, spiegandogli allo stesso tempo la situazione.

«Sai che i cellulari di oggi sono in grado di dirti da parte di chi sia la chiamata, vero?» chiede ancora, e stavolta posso percepire un accenno di divertimento nel tono della sua voce, e mi rilasso, in qualche modo. Perché il Michael divertito è il Michael a cui sono più abituato. Visto che, da quando ha iniziato a riprendersi e da quando ha deciso di darmi una possibilità, mi prende costantemente in giro, non quanto Hailee, ma quasi. Non allo stesso modo di Hailee, però, grazie al cielo. Perché sono in grado di reggere le battute della mia migliore amica solo perché la conosco abbastanza bene da capirla. Se Michael mi avesse fatto battute simili, avrei iniziato a pensare mi odiasse seriamente.
Sospiro, comunque, in risposta, e poi decido di cambiare argomento. «Cosa c'è? Perché mi hai chiamato?»

«Volevo chiederti se ti andasse di uscire, stasera, adesso che sono un uomo libero» dice, scherzando, per poi ridere sonoramente.
Ridacchio, ma persino il mio peluche di Happy è in grado di capire quanto sia falsa la mia risata. E non perché la battuta di Michael non l'abbia trovata divertente, ma perché mi abbia chiesto di uscire. Stasera.

«Sì, mi va» rispondo, la voce a malapena udibile.
«Bene» risponde, e lo sento quasi sospirare.

«Michael?»
«Sì?»
«Saremo solo noi due?» chiedo, e mi aspetto che mi rida in faccia – be', non tecnicamente in faccia, ma comunque.
Invece non lo fa. Invece sta in silenzio, per qualche secondo di troppo.
«Sì, saremo solo noi due.»

«Quindi è un appuntamento?»
«Non lo so» dice. «Va bene lo stesso?»
«Va bene lo stesso.»

🌸🌸🌸

HOOOLA!
Come state? Tutto bene?
Io non sto bene perché DOMANI ESCE WANT YOU BACK e non sono pronta al ritorno dei 5SOS.

Cosa ne pensate di questo capitolo? Vi aspettavate una cosa simile? E cosa vi aspettate dall'appuntamento?
Fatemi sapere i vostri pensieri con un commento e ricordatevi di lasciare una stellina.

Inoltre, vi ricordo del mio account Instagram, in cui pubblico cose sulle mie storie. Seguitemi su @/shatiaslove_ ⭐️

Ci ritroviamo giovedì prossimo con un nuovo capitolo.

#Staytuned 😎
e
#Fighting 💪🏻

A presto.
- Tatia;

PS. Heroes & CO è a 2k letture.
Grazie mille ☀︎

⭐️👁👁💧

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