28. End Up Here

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Fa caldo.
Troppo caldo, per i miei gusti.
Così tanto caldo che mi sveglio, una goccia di sudore che si fa strada sulla mia fronte, solleticandomi la pelle.

Apro gli occhi, sbattendo le palpebre un paio di volte, cercando di mettere a fuoco lo spazio attorno a me, per poi ricordarmi che sono in casa di Michael, nella sua stanza, nel suo letto. E me ne ricordo principalmente perché Michael mi è estremamente vicino e il calore che il suo corpo emana è il motivo principale per cui fa così caldo. Solo che adesso non m'importa più così tanto. Un po' di calore cosa vuoi che sia. Sto perdendo più liquidi di quanto ne abbia ingeriti, sto morendo di sete, sento la bocca e la gola secche. Ma non importa. Ah, e mi viene anche la pipì, perché ieri sera non ho avuto la forza di farla, troppo imbarazzato, troppo destabilizzato dalla situazione. Ma non importa.

Già solo stargli accanto, sentire il suo corpo sfiorare il mio, sentire i suoi capelli stuzzicare la mia guancia, sentire il suo braccio attorno alla mia vita, sentire il suo respiro solleticare il mio collo. Già solo stargli accanto, mi dà motivo di credere che questo sia il miglior compleanno della mia – non poi così lunga – vita.

Sposto lo sguardo, senza muovermi troppo, sulla finestra della stanza, la serranda chiusa così da non far entrare luce, vietandomi, allo stesso tempo, di intuire che ora sia.

Sinceramente, non ho idea di cosa abbia fatto per meritarmi Michael al mio fianco, in questo momento. Devo aver venduto l'anima al diavolo senza essermene reso conto.

Non so nemmeno come sia successo, realmente.
Cos'è cambiato? Cos'ho detto? Cos'ho fatto? O, più che altro, sono stato io a dire e fare qualcosa, o è stato qualcosa in Michael a cambiare? Qualcosa di cui non sono al corrente, forse, magari?
Perché non penso di aver detto o fatto qualcosa tanto da fargli cambiare idea su di me. Non ho detto o fatto nulla, alla fine.

Sospiro, cercando di non fare troppo rumore, e punto lo sguardo sul tetto, che in questo momento ha una sfumatura che va dal grigio al nero, e mi lascio andare ai miei pensieri, sperando di riuscire a riaddormentarmi.

Tuttavia, i miei pensieri finiscono in sentieri che non me la sento di percorrere, in strade che non penso sia il momento di prendere. E allora riprendo a pensare a Michael, che tanto nell'ultimo periodo la mia vita gira attorno a lui.

How did we end up talking, in the first place?

Riporto alla mente il nostro primo incontro, mentre le guance già surriscaldate a causa dell'afoso caldo estivo, si arrossano ancora di più. È stato un incontro che sinceramente preferirei non ricordare, un incontro che sarebbe meglio cancellare dalla storia dell'umanità, un incontro che prego ogni giorno Michael non ricordi, nonostante sia davvero, davvero, difficile da dimenticare.

Scuoto la testa, leggermente, e mi mordicchio il labbro inferiore, cercando di evitare di lasciare andare tra le mie labbra un gemito disperato, mentre le immagini del nostro primo incontro mi riempiono la mente, imbarazzandomi a livelli colossali.

No, no, no, andiamo avanti, per favore, proseguiamo con questi pensieri, concentriamoci su Michael, perché quel ricordo è un grande no, no e no.

But when I wake up next to you
I wonder how
How did we end up here?

Lancio un'occhiata a Michael, ma riesco a vedere semplicemente una figura scura al mio fianco, riesco a percepire dove sia il suo corpo, ma non riesco ad osservare le sue belle linee, le sfumature della sua pelle, le sfaccettature del suo essere. Lo immagino, tuttavia. Perché lo ho osservato così a lungo che lo posso quasi ripetere a memoria, che lo posso quasi creare dal nulla. Dai suoi capelli biondi, lunghi, scombinati, che non hanno forma, ma che gli donano ugualmente. Alla sua fronte larga, liscia, su cui vorrei posare dei baci soffici. Alle sue sopracciglia arcate. Ai suoi occhi chiusi, alle sue ciglia d'un biondo scuro. Al suo naso dalle linee morbide. Alle sue labbra carnose. Alle sue guance paffute, un accenno di ricrescita di barba, al suo brufoletto rosso sulla guancia sinistra. Alle sue braccia muscolose, ma non troppo. Alla sua pelle chiara. A tutto ciò che vorrei sfiorare, baciare, accarezzare, venerare, amare.

Chiudo gli occhi, cercando di calmarmi e non pensare troppo alla bellezza sublime che è il ragazzo accanto a me.

Ci penso pure troppo. E troppo a lungo. E se qualcuno fosse in grado leggermi nel pensiero, probabilmente mi ucciderebbe per evitare di ascoltare ancora una volta i miei sproloqui riguardo a Michael. E lo capirei, sinceramente. Lo lascerei fare, sinceramente.

Sospiro, per l'ennesima volta, e, tenendo gli occhi chiusi, mi lascio seriamente andare tra le braccia di Morfeo, concentrandomi sul respiro ritmato e calmo dello splendido ragazzo al mio fianco.

💭

«Luke» sussurra una voce, decisamente conosciuta e così roca da farmi male al cuore, al mio orecchio. Mugugno e faccio una smorfia, ancora incosciente. «Luke, svegliati» mormora la voce.
«No» rispondo, ma ormai sono quasi sveglio. Quasi, perché c'è ancora la vaga possibilità che mi riaddormenti.
«Su» mi esorta, con un accenno dolce nella voce ancora roca. È così profonda che vorrei diventare piccino e racchiudermi in essa.

«È il mio compleanno, lasciami dormire» mi lagno, borbottando altre parole che neanche io sono in grado di cogliere. Ma so che lo fanno ridacchiare. E la sua risata mi fa rabbrividire, giù per tutta la colonna vertebrale.

«È quasi l'una e Hailee ti ha chiamato almeno cento volte al cellulare» mi dice, poggiando una mano sul mio braccio. Il contatto della sua pelle contro la mia mi sveglia ancora un po' di più. «Penso che il tuo cellulare sia sul punto di suicidarsi» aggiunge.
«Non m'importa» bofonchio.

«Se ti alzi, ti bacio» mormora, e posso percepire l'ombra di un sorriso sul suo viso.
«Cosa?» esclamo, alzandomi a sedere, mentre le guance mi si surriscaldano prepotentemente.

«Buongiorno» mi dice, divertito, un sorriso di scherno sul viso e un sopracciglio palesemente inarcato.
Lancio un'occhiata, ancora assonnata, al ragazzo di fronte a me, e rimango stupito quando lo vedo indossare i vestiti comodi di ieri sera e noto i suoi occhi leggermente assonnati, segno che non si è svegliato da molto.

«Buongiorno un cazzo.»
«Quale cazzo?» mi chiede.
«Michael!» urlo, lanciandogli il cuscino, su cui poco fa era poggiata la mia testa, addosso.

«Dai, andiamo a fare colazione» mi incita, alzandosi in piedi. «O il pranzo» aggiunge poco dopo, facendo spallucce.
«E il bacio?» chiedo, imbarazzato.
«Vedremo» risponde, prima di farmi un occhiolino e spiazzarmi completamente.
Michael Clifford sarà la causa della mia morte.

Call me lucky 'cause in the end
I'm a six and he's a ten
He's so fit, I'm insecure
But he keeps coming back for more
(End Up Here – 5 Seconds Of Summer)

🌸🌸🌸

HOOOLA!
Come state? Come procede la vostra vita?

Cosa ne pensate di questo capitolo? Cosa credete sia avvenuto durante il primo incontro tra Michael e Luke? E cosa credete accadrà nel prossimo capitolo?

Fatemi sapere i vostri pensieri con un commento e ricordatevi di lasciare una stellina. E di condividere questa storia coi vostri amici, nemici, mutuals, animali domestici.

Ci ritroviamo giovedì prossimo con un nuovo capitolo.

#Staytuned 😎
e
#Fighting 💪🏻

A presto.
- Tatia;

PS. Se ci sono errori, correggetemi. Che a volte non li noto.

⭐️👁👁💧

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