kill 'em with success, bury 'em with a smile.

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"Chi ha parlato?" Fece il ragazzo che sembrava chiamarsi Min Yoongi, appena sentì urlare il ragazzo dal fondo della stanza.

"Io." Esclamò una voce, la stessa che riusciva a ferire l'aria e disturbare il clima pacifico che regnava nella stanza. "Ho appena detto che quei due non sono adatti a fare questo lavoro." Continuó il ragazzo alto e moro, venendo avanti nella folla.

Gli altri ragazzi erano immobili, pietrificati, mentre assistevano a quella scena. Non avevano il coraggio di aprire bocca e non sapevano se fosse per la vergogna o per lo sbigottimento. Anche il vociare di mille sussurri, lo sfogo delle preoccupazioni e gli sguardi cruenti che alcuni rivolgevano ad altri erano terminati, come se fossero stati portati via da una folata di vento freddo. «E adesso cosa caspio vuole fare questo qui?» Pensò Jungkook con l'istinto irrealizzabile di picchiare quel modello.

"Mh, tu dovresti essere...?" Chiese di conseguenza il ragazzo dai capelli grigi e la pelle cerea, mentre consultava un mucchio di fogli con sguardo disinteressato. Gli occhi sembravano due lame, finissimi ed eleganti come mai si erano visti.

"Choi Youngjae." Replicó il modello con una leggera esitazione.

"Bene, Choi Youngjae, qui supportiamo in tutti i modi la libertà di pensiero, ma se ti sei presentato qui per intralciare le nostre decisioni, allora faresti meglio ad andare." Sentenziò fermamente l'altro in tono minaccioso. Sembrava che il suo sangue fosse neve, il suo corpo era inverno.

"Signor Min Yoongi, le vorrei far notare che Park Jimin non sapeva allacciarsi nemmeno la cravatta! Sono due incapaci, assuma me al posto suo, sono molto più preparato." Disse con fin troppa enfasi. Jungkook continuava a non capire. Erano quelli i momenti in cui perdeva completamente la sua fiducia nell'umanitá intera. Non capiva affatto perché quel ragazzo si fosse scaldato in quel modo, ma solo a guardare il volto estremamente paonazzo di Jimin gli fece piangere il cuore da una malinconia repressa.

"Adesso siamo ritornati alle elezioni del capoclasse alle elementari?" Gli chiese Min Yoongi con un'ironia tagliente, mentre lo fissava negli occhi con un sorriso di scherno. Sembrava una battaglia ad armi pari, un po' come il freddo paralizzante di gennaio contro il caldo torrido di agosto. "Se provi di nuovo ad alzare la voce contro i tuoi superiori, te la annodo io la cravatta come si deve." Continuò il freddo di gennaio, senza più mostrare una minima espressione.

Pochi secondi dopo, il ragazzo di nome Jin si chinò verso l'orecchio del collega e gli sussurrò: "Yoongi, forse sei stato un po' troppo duro con lui." Ma la risposta dell'altro fu attutita da un altro dipendente dai capelli color prugna, che aveva iniziato a parlare.
"Beh, Youngjae, ha qualcosa da aggiungere?" La sua voce era profonda e leggermente nasale, un tono che Jimin ritenne molto melodioso.

"Veramen-" Cominciò quest'ultimo con determinazione, ma un'occhiataccia da Yoongi fu abbastanza per farlo continuare più timidamente. "No, niente. Scusate la mia interruzione." Quegli occhi sembravano esser fatti per fulminare anche col cielo aperto più bello.
Detto questo, Youngjae abbassò la testa e ritornò al suo posto dietro la folla di modelli a passo lento e strisciante, mentre sussurrava diverse imprecazioni. Il ragazzo dalla pelle pallida spilló un altro sorrisetto soddisfatto, mentre gettava un occhio a Jungkook e Jimin, i quali lo stavano osservando in completa adorazione. Non avevano mai visto una figura così autoritaria in vita loro ed era strano come l'aspetto elegante di quel ragazzo fosse in realtà la scorza di un carattere burbero ma comunque contenuto.

"Ebbene," ricominciò il ragazzo dai capelli viola, dopo l'imbarazzante interruzione. "Io sono Namjoon e lui è Jin" disse indicando colui che gli stava accanto.  "Domani vi spiegheremo tutto meglio, ma per ora potete andare." Jungkook aggrottò le sopracciglia interrogativo, dicendosi che quel disguido aveva sicuramente procurato del disagio anche all'intera squadra, la quale aveva liquidato tutti in modo tanto sbrigativo. Poi vide Taehyung: il suo sguardo era impassibile, la sua bellezza concentrata era inafferrabile, come se fosse di un altro mondo. Il minore scosse la testa, distogliendo lo sguardo dal viso dello stilista, temendo che si fosse accorto di avere i suoi occhi addosso. Prese la mano di Jimin che stava cercando di riassestare il suo respiro, nascondere le sue ansie e raggruppare tutto quell'imbarazzo in una sola bolla nella sua inquieta anima. Uscirono da lì di fretta, come per scappare da qualcosa che era in realtà l'esordio di una bellissima avventura, sebbene una figura accigliata è completamente vestita di nero gli sfrecciò per un secondo accanto, facendoli quasi spaventare. Jimin si ne Saaccorse e realizzó chi fosse quella parvenza leggiadra quanto cupa e, notando che stava camminando velocemente, riuscì ad afferrargli solo un polso.

♔ velvet & silk ♔ yoonmin, vkook, namjin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora