lips so good i forget my name.

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"Signori e Signore, benvenute e bentornate alla seconda parte della sfilata. Vi ringrazio per essere venuti ad assistere alla presentazione della mia nuova nuova collezione e a quella dei miei cari colleghi." Taehyung era salito su quella passerella con il sangue che gli ribolliva nelle vene. Fare quegli scalini era stata per lui una grande sfida, che solo Jungkook e gli altri avevano alleggerito un po'. Era in parte grazie a loro che aveva trovato il coraggio di sormontare quelle tre scale le quali, ai suoi occhi, con un anima così pesante, facevano parte di una montagna insormontabile. Jungkook gli aveva detto quelle cose e Taehyung ne aveva fatto uno dei suoi tesori più grandi e preziosi. Ma ora era lì come un agnello al macello, così debole contro le luci accecanti dei riflettori che gli scaldavano il volto e gli infastidivano la vista. Sembrava fosse sopra quel palco da lunghissime ore, tutto fluttuava in una lentezza avvenente, i movimenti che accadevano tutti intorno a lui sembravano flemmatici e pesanti, Taehyung non riusciva a capire cosa provasse, poiché la foga e i nervi a fior di pelle gli impedivano di reagire a qualunque stimolo. I volti delle persone sotto di lui lo fissavano con occhi famelici, alcune ragazze ridevano e facevano apprezzamenti, Namjoon con altrettanti fotografi scattava foto a lui e alla location. I suoi polmoni smisero di lavorare, la gola si chiuse e la saliva gli si seccò in bocca, lasciando una conca di sale asciutto che prima era un mare pieno di parole. La sua mente era in blackout. Cosa avrebbe detto a tutte quelle persone? Doveva o no far capire che era stato ingannato? Aveva solo una risposta in quel momento: voleva scappare? Sì, con tutto se stesso. Arrendersi non era mai stata cosa adatta a lui, ma quella sera, davanti ai suoi sponsor per la promozione mondiale, davanti ai suoi potenziali acquirenti, di fronte e così vicino al suo obbiettivo, aveva paura. Aveva una paura che le gambe non potevano reggere. un'ansia e un'irrequietezza così forte, così presente e così marcata che gli toglieva il respiro. Gli occhi lunghi e sfumati con un ombretto dai toni scuri del bronzo guizzarono dai fari, ai volti, alle sue scarpe di pelle nera opaca. Se fosse scappato, se solo avesse mosso quei piedi fuori da quel palco, tutto ciò che aveva fatto e sacrificato sarebbe andato in fumo, tutte le persone che avrebbe deluso tutte le brave persone che aveva sulle spalle, poiché il suo lavoro era anche il lavoro di Yoongi, di Jin, di Namjoon e di Hoseok. All'università, un giorno, aveva lavorato per tutta la notte a due bozzetti di disegno creativo e tre di design, entrambi gli fecero guadagnare eccellenti voti sotto lo sguardo furioso di Lalisa, una compagna di facoltà superficiale ma furba come una volpe. Taehyung si sentiva in trappola, non poteva chiamare il suo avvocato, ma doveva assolutamente cercare di prendere quei voti eccellenti anche in quella situazione. Era difficile, però, prendere ottimi voti nel gioco della vita, quella ti scombina il disegno prima che tu possa finirlo. Ma almeno doveva provarci a non mandare all'aria tutto. E poi, c'era Jungkook a guardarlo da dietro le quinte. Appena pensò a quest'ultimo particolare alzò la testa e sentì una vampata di calore prenderlo alla sprovvista, e non solo, avvertiva anche i due occhi vivaci e grandi che puntavano dietro la sua schiena come lance. Si morse il labbro automaticamente e si ricordò delle parole di Jungkook, le parole più belle e sincere che gli avesse mai rivolto. «Io credo in te.» gli aveva detto, ed era vero. Taehyung chiuse la mano in un pugno così forte da sentir le unghie premere sulla pelle e reciderla sulla superficie. "Sono qui oggi per presentarvi un argomento già ripreso in questa gradevole serata, ossia l'arte. L'arte oggi può presentarsi in varie forme, dalle più classiche, come i quadri o le poesie che noi tutti amiamo, oppure in bizzarre sculture di spazzatura e in testi di canzoni. Io sono convinto, questo proposito, che l'arte comprenda anche la moda. In qualche modo, quando un'idea viene portata ad un concetto e il concetto in espressione creativa, già si potrebbe chiamare arte. E io penso che la moda sia questo. E non è finita qui, io, e credo anche i miei colleghi, riceviamo ispirazione dal mondo esterno esattamente come Monet era solito dipingere en plain-air durante il movimento dell'impressionismo, oppure altri possono riflettere nelle proprie creazioni una parte di loro stessi, uno specchio dei loro sentimenti, come faceva Van Gogh. L'arte, nel passato e nel presente, può o poteva avere dei dettami precisi, poteva essere funzionale a qualcosa, criticare questioni politiche e addirittura protestare contro temi civili. Ma tutto questo dipende dall'artista, e sono del parere che noi stilisti potremmo essere considerati artisti, la maggior parte delle volte. Abbiamo fogli, pennelli, matite, conoscenza e creatività, le nostre opere e creazioni sono destinate ad un pubblico e nel momento in cui ci sono portate via, é come se ci portassero via una parte di noi. Per questo, questa sera, signori e signori, vi invito caldamente a riflettere su quanto sia importante l'arte per il suo artista, al sudore, al lavoro, alle riflessioni che sono state assorbite da quel quadro, scultura, disegno e capo d'abbigliamento. E sopratutto, su quanto sia subdolo depredare qualcuno della propria creatività e lavoro per scopi di lucro. Grazie mille per l'attenzione." Uno scroscio di applausi invase la stanza, alcuni volti si erano già illuminati alla vista di un ragazzo così giovane, bello ed intraprendente. Namjoon aveva ascoltato con un gran sorriso ogni singolo commento degli uomini accanto a lui che esclamavano "e niente, Kim Taehyung è sempre una promessa!" E un altro, "Non vedo l'ora di vedere cosa si è inventato stavolta." E un altro ancora. "Questa collezione promette già bene, credo che questa volta la farò prendere dai miei stabilimenti in Francia." Namjoon sorrise anche di più, continuando ininterrottamente a fotografare il suo capo, il quale aveva catturato completamente l'attenzione di tutti adattando perfettamente il suo discorso d'esordio con la sua spiacevole esperienza. Aveva parlato senza fermarsi un secondo, quando si trattava di parlare era infatti un portento, Kim Taehyung, ma la situazione non cambiava. La sua collezione non sarebbe sembrata innovativa, dato che tutti l'avevano già intuita sotto un altro nome. Al contempo, era ancora fiero di se stesso per aver improvvisato parole così importanti in poco tempo e non era il solo ad essere compiaciuto. Jungkook lo guardava da dietro le quinte come se fosse l'ultima pagina del suo fumetto e l'eroe si fosse salvato da un punto di morte cruciale. Ogni sua parola gli pareva una bellissima sorpresa, ogni sua frase un viaggio mozzafiato verso la tranquillità assoluta della sua voce. Avrebbe voluto abbracciarlo una volta tanto, giusto per alleviare quel nervosismo che anche se non si notava, c'era eccome. I suoi occhi erano riusciti più volte ad individuare il profilo dello stilista, perfettamente illuminato dalla forte luce, sembrava un quasi un angelo, così bello da togliere il fiato. Il completo bianco e nero gli fasciava il corpo come una muta, sembrava che fosse nato con quello smoking addosso e quella fosse la sua vera pelle. I suoi occhi cominciarono ad inumidirsi un po' dato il troppo tempo che li aveva tenuti aperti per osservare lo stilista parlare e improvvisamente comparirono sulle pupille nere quelle preziose stelle luminose che a Taehyung piacevano tanto.

♔ velvet & silk ♔ yoonmin, vkook, namjin Where stories live. Discover now