can i be your lei-tsu?

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Erano circa le sei e mezza del mattino e Yoongi era ancora nel suo pigiama firmato V's, con i capelli grigi scompigliati e aggrovigliati e gli occhiali che gli scivolavano pigramente sulla punta del naso, mentre ricontrollava tutte le fotocopie dei disegni definitivi di Taehyung. La luce entrava dalla finestra e illuminava lo studio del ragazzo. Non era ordinato come tutti aspettavano, anzi, tutto il contrario: i fogli erano sparsi qua e là sulla libreria, sulle sedie e persino sul pavimento; i disegni dello stilista erano affissi su una lavagna davanti alla scrivania e sopra quest'ultima c'erano almeno una ventina di penne, matite e righelli buttati lì senz'ordine.
Quelli erano i giorni in cui Yoongi doveva decidere come vestire i modelli che avrebbero dovuto partecipare al servizio fotografico con «GQ KOREA». Aveva già in mente di richiamare lo stile e l'ideologia che aveva cominciato a concepire per la futura sfilata a Seoul, in occasione della settimana della moda. "Okay, iniziamo con la primavera. Saranno tessuti più leggeri, e potremmo far indossare ai modelli le giacche di cotone e la jeanseria." Sussurrò Yoongi, grattandosi la nuca. Pensare ad alta voce era sempre stata la sua abitudine fin da quando frequentava l'università di moda a Londra. "Il biondino... Al biondino potrei far indossare quei jeans skinny visto che non è molto alto, ma ha comunque delle belle gambe e molte fan che pagherebbero fior di quattrini per vederlo così vestito." Si disse osservando un disegno di Taehyung.  "Camicia? Felpa? Maglione? Giacca?" Domandò a se stesso, mentre trascinava sulla scrivania altri schizzi che gli piacevano. A quell'ora del mattino, non poteva nemmeno chiamare Taehyung per chiedere qualche consiglio. "Uff, non pensavo fosse così difficile scegliere il completo giusto per una rivista di media influenza come quella." Sbuffò ormai stanco, con diverse idee combinate tra loro sulla scrivania. Tutta la mattina prima di andare a lavoro, Yoongi la spese a combinare, spostare, ricombinare, separare e riunire i disegni del collega stilista per un solo modello. Continuando a riflettere sull'outfit di Jimin, non si rese minimamente conto che erano già scoccate le sette e quarantacinque e doveva farsi trovare all'atelier alle otto e un quarto. "Cazzo, è già ora di andare?" Esclamò guardando l'orologio affisso sul muro affianco alla porta. Di conseguenza, Yoongi si risvegliò dalle sue fantasticherie (se così si potevano definire) su Jimin e si diresse verso il bagno. Lì si fece una doccia veloce, poi si piazzò davanti alla cabina armadio e scelse l'ennesimo completo total black da indossare. Si vestì e si guardò allo specchio, aggiustandosi la cravatta e i capelli per poi passare all'applicazione della matita nera intorno agli occhi. Giunto in macchina, si rese conto che quella mattinata era stata pressoché inutile. L'aveva interamente sprecata solo per pensare all'outfit di Jimin, che tra l'altro non aveva ancora nemmeno deciso. «Mi si è flippato il cervello, per caso?» Si disse tra sé e sé, mentre alla radio passava una canzone che aveva attirato la sua attenzione. Usò un'applicazione sul cellulare per scoprirne il titolo e restò inebetito per ciò che lesse sullo schermo. La canzone in questione si chiamava "Spring Day" ed era perfetta per la sfilata, anche se era ancora piuttosto lontana. "Dio, che fortuna." esultò, per poi ricomporsi, tornando a guidare verso l'atelier.
Seoul era sempre la stessa, fiumi di gente che attraversavano la strada, uomini e donne che raggiungevano i propri posti di lavoro, turisti occidentali che facevano shopping e bambini che andavano a scuola con gli zaini pesanti come massi. Era una bella giornata, pensò il ragazzo, strano che per essere stato inverno non fosse neanche troppo freddo.

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"Ora mi dici perché mi hai fatto venire a lavoro più presto stamattina." Intimò Jimin, rimanendo seduto al grande tavolo del piano terra dell'atelier. La luce tersa della prima mattina invernale si infiltrava anche negli angoli più bui della stanza, illuminandoli di vita. Le vetrate si scaldavano grazie ai raggi del sole e il vento muoveva indisturbato le foglie dei pochi alberi che risiedevano all'esterno della struttura, che dopo l'odierna frequentazione diventavano quasi invisibili. Jimin era stanco morto, aveva finito di lavorare più tardi il giorno precedente e aveva avuto solo quattro ore scarse di sonno arrancato per riposarsi. Leggere occhiaie gli circondavano gli occhi lievemente gonfi, ma nulla oltre questo era evidente all'occhio. La stanchezza gli si incrostava dentro e quasi gli rimaneva difficile tenere gli occhi aperti per guardare il suo migliore amico perfettamente sveglio e sorridente davanti a lui.

♔ velvet & silk ♔ yoonmin, vkook, namjin Where stories live. Discover now