i think i need you, and that's so hard to say.

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Jimin ritornó a casa alle sei e mezza di quella stessa sera. Il suo appuntamento era a mezzanotte davanti al Nyam Nyam e non aveva la benché minima idea di cosa fare. L'ansia cominciava a farsi sentire e conviverci per ancora cinque ore era come stare sotto tortura. Doveva ancora decidere cosa mangiare, come vestirsi, se truccarsi o meno e, cosa fondamentale, doveva evitare di pensare a Yoongi. A priori. Già iniziavano ad arrivargli piccoli input nel cervello che gli immettevano delle fantasie irrealizzabili, immaginari che avrebbe dovuto schivare. Immaginó che, quella sera, al posto di Sunmi ci fosse lui e fantasticò su vari modi con i quali quella notte poteva svolgersi. La cosa evidente che fece vergognare Jimin, però, fu proprio il fatto che le sue fantasticherie terminavano tutte allo stesso modo. Lui con le labbra sulle sue, la pelle dell'uno e dell'altro che frizionavano e il calore di entrambi che li avvolgeva in un solo brillante fuoco. Scosse la testa all'improvviso, appena il suono del campanello echeggiò nel silenzio e si diresse verso la porta. «Chi diavolo sarà a quest'ora?» Si chiese il biondo, il quale inevitabilmente non voleva visite quella sera. Aprí la porta e notò con piacere che chi aveva suonato era solo la sua storica vicina di casa. Tutte le mattine quella signora di ottantasette anni suonati portava fuori il suo cagnolino, alle sei e mezza, ogni giorno. Sul suo campanello non c'era segnato nessun nome e nessun cognome e, quando le si chiedeva come si chiamasse, lei rispondeva con una sonora risata che gli corrucciava tutte le rughe del volto e poi affermava che non se lo ricordava. Jimin l'aveva sempre trovata una vecchietta adorabile, gli faceva tenerezza e non era il solo a pensarlo. Chiunque nel suo isolato la conosceva e molti si erano arresi a chiederle quale fosse il suo vero nome, tutti la chiamavano Signora Yeppeun (la pronuncia era Yuppun), che significava letteralmente Signora Amabile. Si divertiva ad invitare i suoi vicinati a casa sua a prendere un té e raccontare delle storie sul suo passato. Era veramente una persona bellissima, lo dicevano tutti, persino Jungkook l'aveva conosciuta e lei aveva subito complimentato i suoi grandi occhi neri da bambino. Jimin, inoltre, era uno dei suoi vicini preferiti e quella sera il biondo se l'era ritrovata di fronte alla porta di casa sua, con un grande sorriso, intenta a reggere una teglia di alluminio che bastava per sfamare un esercito intero.

"Buonasera Signora Yuppeun, che ci fa qui fuori a quest'ora?" Quella sorridente anziana era talmente più bassa del biondo che quest'ultimo si dovette chinare un po' per raggiungere il suo livello.

"Oh, caro! Ho sentito che sei molto felice questa sera, quindi ho cucinato un po' di kimchi. Era il piatto preferito di mio marito!" Esclamò la donna con la voce rauca, rovinata dalla vecchiaia. Gli porse la teglia con molta grazia e gli sistemò la giacca in un punto in cui era stropicciata. Purtroppo, la Signora Yeppeun non aveva mai avuto figli, poichè suo marito era deceduto in giovane età durante la guerra di Corea. Quella storia, che la raccontasse o meno, era riservata solo ai vicinati più stretti, proprio come lo era Jimin. Non gliela aveva nemmeno raccontata tutta, solo qualche accenno. Il biondo tenne la teglia in mano e poi si chiese come diavolo avesse fatto quell'anziana signora a sapere che fosse piuttosto agitato quella sera.

"Oh, grazie mille per essersi disturbata per una cosa del genere! Ne sono davvero contento, grazie." Ed era la verità. Grazie alla premura della signora, ora aveva qualcosa di buono da mangiare prima del suo appuntamento con Sunmi. Pochi secondi dopo, la vide allontanarsi e la fermò immediatamente. Di certo non voleva lasciarla cenare tutta da sola. "Signora Yeppeun, lei è la benvenuta dopo questo regalo, sono certo ce n'è abbastanza per entrambi." E i suoi occhi indicarono la teglia di Kimchi. La signora gli sorrise e si sistemò i capelli ricci e bianchi, lunghi fino a poco più giù delle orecchie.

"Grazie dell'invito." Jimin aprì di più la porta per facilitare l'entrata della donna assieme alla sua stampella di metallo e poi la richiuse dietro di loro.

"Allora? Che mi racconta?" Chiese Jimin in tono allegro, mentre preparava a tavola. Guardò l'ora e fortunatamente si accorse che l'orario era ancora precoce per prepararsi. La signora, solitamente, andava a letto molto presto e dunque, secondo i suoi calcoli, sarebbe senza dubbio riuscito a fare tutto.

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