Capitolo 2

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Sei morto.
O
Quella volta in cui Eren scoprì di non essere in fanfiction

Era il secondo giorno della nostra punizione, l'otto febbraio, quando Levi venne da me.
Quel giorno un ragazzo aveva intasato una delle turche, il che si traduceva in più lavoro per me. E più lavoro voleva dire tornare a casa più tardi, senza alcuna possibilità di seguire Levi con qualche scusa inventata al momento.
Mi sorpresi però quando, non appena finito il penultimo bagno, Levi bussò alla porta, guardandomi pulire dalla soglia.

Feci finta di nulla, degnandolo solo di uno sguardo oltre la spalla, come se di lui non me ne importasse niente.
Dopo aver detto un "mh?" poco convinto mi rivoltai, lasciando che il rossore mi invadesse il viso. Presi a pulire con più foga, anche se non vedevo nulla per via dell'emozione.
Avevo riconosciuto il suo passo leggero ma deciso da quando era entrato nel mio campo uditivo e quindi recitare la parte del "mi-stai-rompendo-il-cazzo-amico-quindi-fa-veloce" era stato relativamente semplice, essendomi preparato.
Ma non potevo trattenermi a lungo, perciò iniziai ad emettere versi striduli a bocca chiusa.

<<Cosa cazzo stai facendo?>>

<<Niente!>> risposi velocemente, con voce acuta come quella di un ladro colto sul fatto, prima di riprendere il mio requiem della pace interiore.
Irraggiungibile.

Levi schioccò la lingua sul palato, seccato. Me lo immaginavo pure: le braccia incrociate, il peso poggiato su una gamba, gli occhi rivolti al cielo in un gesto di estrema irritazione.
In pratica, la tipica posa di una ragazza incazzata.
Non che avessi in mente di dirglielo.
<<Senti, coso disagiato, la faccio breve. Mikasa, ragazza violenta, mia sorella, amica tua. Dieci febbraio, compleanno di Mikasa, festa a sorpresa. Amici di Levi, coglioni. Afferrato?>>

<<Dato che Mikasa è tua sorella ed è amica mia i tuoi amici, che tu stimi un sacco, ti hanno costretto ad invitare anche me alla festa a sorpresa che avete organizzato per lei, che si terrà il dieci febbraio e cioè il giorno del suo compleanno, e tu hai accettato perché altrimenti Mikasa ti avrebbe ammazzato, non che tu abbia paura di Mikasa ceh pff no figuriamoci. Afferrato.>>
Non era difficile "afferrare", dopotutto. Mi ci ero abituato facilmente, nella nostra prima vita insieme.

Levi rimase in silenzio per un po' prima di rispondere, giusto il tempo di lasciarmi gongolare nella mia soddisfazione per essere la causa del suo improvviso azzittimento.
<<La festa sarà alle dieci, se arrivi in ritardo, sei morto. Prendi un regalo.>>

Misi il broncio quando se ne andò senza salutare, finendo di pulire quell'ultima maledetta turca.

Almeno non pioveva.

Tornai a casa, pensando ai diversi modi in cui io e Levi avremmo potuto restare casualmente da soli.
Tanto che mia mamma fosse d'accordo a mandarmici era scontato. Avrebbe solamente detto le solite frasi fatte come "non tornare troppo tardi" o "non bere" o ancora "fai attenzione".

<<No Eren, tu non andrai alla festa.>>
Quella era una risposta che lungo il mio tragitto non avevo minimamente contemplato.

<<No? Come no?! E perché poi scusa?>> mi lamentati subito stringendo i pugni. Non lo stava dicendo seriamente, no.

Pretending to hate youWhere stories live. Discover now