Capitolo 12

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Mi congelai sul posto. Che dovevo pensare? Arrivava per riempirmi di botte o di baci?
Siccome dubitavo fortemente che sarebbe arrivato per la seconda opzione mi attrezzai. Andai a cercare nella rubrica il numero di Annie e la chiamai.

«Buongiorno, non si accettano chiamate dagli stronzi, arrivederci.»

Mise giù.

«No cazzo!» riprovai ma questa volta non rispose proprio. Beh. Voleva dire che mi sarei presentato da lei senza invito. Preparai uno zaino con l'indispensabile, cioè pigiama e caricabatterie, e mi preparai ad uscire.

«Vado da Annie, forse sto a dormire vi faccio sapere ciao!» dissi velocemente, per paura che mi impedissero di uscire.
E difatti mi si parò davanti mia madre, grembiule e mestolo sporco di... Di carciofi?
Io odiavo i carciofi, potevo scommetterci che li aveva fatti apposta per farmi un dispetto.

«Tu non vai da nessuna parte.- sibilò con tono di minaccia. -Il tuo comportamento mi ha proprio stancato, puoi scordarti di uscire per almeno due settimane.»

«Cosa?! Ma non è giusto non puoi fa-»

«Fa fa fa, facciamo tre settimane?- chiusi la bocca. -Come pensavo. Ed ora vieni con me e mi aiuti a cucinare.» ubbidii, non è che avessi altra scelta. Avrei dovuto vivere nell'ansia molto a lungo ancora. Trost distava due ore e lui sapeva dove abitavo. Bella fregatura.

Stavamo giusto giusto scolando la pasta quando suonarono alla porta. Mia mamma mi mandò ad aprire, dicendo che doveva essere mio padre. Dato che dal messaggio erano passati sì e no quarantacinque minuti non mi preoccupai.

«Arrivo, diamine pa', puoi aspettare trenta secondi.» mi lamentai dato che, mentre giravo la chiave, aveva di nuovo bussato. Ma non era mio padre. Urlai e provai a richiudere la porta. Provai, perché Levi aveva appoggiato il piede sullo stipite. «Mamma!» strillai, lasciando la maniglia e tornando, correndo, in cucina.

«Eren che succede?» mi chiese preoccupata, già in procinto di raggiungermi.

«È qui!» mi fiondai dietro la sua schiena.

«Chi? E scollati che fa caldo.»

«Levi mamma!»

«Eren cosa diavolo hai combinato?! Stai qui, ora lo mando via io.» mi lasciò da solo in cucina, terrorizzato. Come potevo guardarlo in faccia? Era stata una buona idea avvertire mia madre?

Sentii una porta chiudersi quindi sbirciai nell'ingresso. La porta era chiusa e di mia madre non c'era traccia. La chiamai flebilmente. Non c'era. Oh beh.

Guardai dallo spioncino della porta ed eccola lì, a parlare con Levi.

Non parlavano proprio a bassa voce quindi fui in grado di origliare la loro conversazione.

«-na possibilità!»

«E perché dovrei?»

«Perché lui mi ama!» arrossii quando compresi che parlavano di me. Non avevano alcun pudore!

«E tu invece? Tu cosa provi per lui, cosa ti attrae di lui?» divenni, se possibile, ancor più rosso. No. Per loro il pudore non esisteva.

«Il... Il.. Il suo carisma.» ah. Avrei detto il corpo, visto.. Il bacio..

«Tutti hanno un carisma.»

«Ma il suo è diverso!»

«Com'è normale che sia.» mia mamma riusciva sempre ad oscurare i più piccoli raggi di luce. Diamine. Non potevo fare a meno di darle ragione.

Pretending to hate youWhere stories live. Discover now