Capitolo 11

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«Chi cazzo è?»

«Levi senti so che ti sto sul cazzo e tutto ma ho bisogno di parlarti! Quindi ti giuro che ti darò tutte le spiegazioni che vorrai ma in cambio devi venire qui! Tanto so che la patente ce l'hai e anche il tempo non ti manca quindi non dovrebbe essere un problema giusto? Tanto parlerei solo io, tu vieni qua e puoi anche non parlarmi! Comodo vero, eh? Ecco, e-e-e-e poi ti dirò un'altra cosa, giusto.. Giusto tre parole, va bene? E poi basta potrai mal cagarmi quanto vorrai! Ti... Ti va bene?» sparai tutto d'un fiato, agitatissimo. Dall'altra parte sentii vari rumori, come qualcosa che veniva velocemente spostato, poi un sospiro.

«Tu come cazzo fai a... No, non importa, tra te e Mikasa... Non mi libererò mai di te. Quindi giuri che mi dirai tutto quello che voglio sentirti dire?»

«Oh!- ero convinto avrebbe messo giù, quella piega mi aveva stupito. -Oh. Beh, non proprio tutto, solo ciò che riguarda... Oh beh, lo sai, ciò che riguarda... Ehm.. Lui...»

«Puoi dire il suo nome eh. Imbecille. Parla allora.»

Ci misi qualche secondo a processare le sue parole. «Come?»

«Parla. Che, ora sei diventato pure sordo?»

«Non... Io devo... Non è una cosa che posso raccontare al telefono! Idiota!»

«Tu credevi davvero che mi sarei preso il disturbo di venire e farmi due palle così solo per sentirti parlare? Ti si è fusa qualche rotella allora. Mi stupisco solo che ce ne fossero ancora.»

Ecco, ora sembrava essere più lui stesso. Era tutto più normale.

«Ma Levi è importante per me!»

«Che cazzo ci guadagno io?»

«La.. Come sarebbe a dire cosa ci guadagni? La storia che volevi sentire, te l'ho detto!»

«Non mi interessa più così tanto. Voglio qualcos'altro oltre a quella.» iniziai a sudare freddo. Cosa potevi dargli io?

«Ma io non ho nulla!»

«Deciderò qualcosa. Accetti?»

«Non so se.. Devi porre dei limiti...»

«Certo che ci sono dei limiti. Accetti?»

Non sapevo cosa fare. Da un lato mi sarei potuto dichiarare a Levi ma dall'altro lui avrebbe potuto costringermi a fare qualsiasi cosa. Mi misi a pensare agli scenari peggiori ed arrivai alla conclusione che non avrebbe potuto farmi nulla di tanto terribile, alla fin fine. Però...

«Ci devo pensare.»

«Va bene.» spalancai gli occhi.

«Davvero?»

«Certo. Cinque..»

«Che... Che fai?»

«Come che faccio, ti do il tempo per pensare. Quattro..»

«No aspetta! Non puoi!»

«Tre..»

«È complicato, non posso dire sì così su due piedi!»

«Due...»

«Levi ti prego un attimo, non voglio certo vendermi!»

«Uno...»

«Ti amo!!»

Cadde il silenzio. Sembrava che anche gli uccellini si fossero zittiti.
Lentamente registrai ciò che era successo, e lui con me.

«Cos-» attaccai.

Mi misi le mani tra i capelli mentre tenevo ancora il telefono.

«Merda. Merda merda merda. L'ho detto.- mi passai la mano libera sul volto. Mi lasciai sfuggire dalle labbra una risata isterica. -Cazzo. Cazzo. L'ho detto.»

Pretending to hate youWhere stories live. Discover now