Capitolo 6

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Presto Mikasa mi rese partecipe dei suoi piani, dopo due ore da quando li aveva ideati e cioè non appena finì di fare il suo giro di chiamate.

La sua idea, a detta sua geniale, consisteva nell'invitare degli amici, ergo gli ex membri della centroquattresima squadra più Erwin ed Hanji, per giocare ad obbligo o verità con Levi senza che lui sospettasse nulla. Poi fargli un obbligo che lo costringesse in qualche modo a baciarmi, senza essere tuttavia diretto su chi avrebbe dovuto baciare.
Insomma, avrebbero fatto in modo che l'obbligo fosse posto in modo che decidesse di baciarmi lui stesso. Per suo libero arbitrio.

Oh se Mikasa se era entusiasta. Non volevo rovinarle l'umore dicendole che non era quello il modo in cui intendevo scambiare con lui il mio primo bacio, conservato per tutta la mia vita in attesa che lui arrivasse.
Volevo mi baciasse per amore, non per uno stupido gioco. E forse era chiedere troppo, ma ero convinto che quel bacio non avrebbe portato a nulla di buono.

I ragazzi sarebbero dovuti arrivare per le dieci, per cui dopo alla cena insieme alla signora Ackerman mi lavai i denti almeno tre volte, prima di unirmi alla famiglia che parlava nel salotto.
Da come mi parlava potevo capire che stavo simpatico alla signora Ackerman, o Kuchel, come mi pregò di farsi chiamare.
Presto arrivò il signor Ackerman, che salutò la moglie con un bacio ed i figli con un'amichevole arruffata ai capelli.
Sembrava che non ci fossero problemi in famiglia e nonostante già Mikasa me l'avesse detto, sentii un peso liberarsi dal mio stomaco.

Il signor Ackerman si scusò per il ritardo, causato dal lavoro, e quando tornò in salotto in seguito ad aver cenato si fermò a parlare con noi.

Me ne rattristai quando alle dieci e un quarto iniziarono ad arrivare gli invitati perché i signori Ackerman ci augurarono una buona serata prima di andare a dormire.
Erano simpatici ed averli come suoceri mi sarebbe davvero piaciuto.

Alle undici meno un quarto, la puntualità andata a farsi fottere in autostrada, erano arrivati tutti, tranne Jean.

«Perché non c'è faccia di cavallo?» chiesi a Mikasa mentre mettevamo per terra i sacchi a pelo.

«Non ne ho idea, ma il fatto che mi abbia detto che lui e Marco erano impegnati mi ha fatto sospettare qualcosa.» ghignammo insieme mentre ci sdraiavamo. Che i due avessero deciso di ignorare il mestiere di Marco e si fossero messi insieme?

«Eren.»

«Annie!» esclamai contento di vederla. Avevo la spiacevole sensazione di non averla vista da troppo tempo.
Il suo sacco a pelo era vicino al mio, per cui iniziammo subito a parlare e presto anche Mikasa si unì alla conversazione. Quando però questa si spostò su... Beh, cose da donne, la mia attenzione fece lo stesso, cercando Levi. Lo trovai seduto tra Hanji ed Erwin, e quel trio era tanto nostalgico che mi incantai a fissarlo.

Quando mi riscossi continuai a perlustrare la stanza, rosso in volto e grato del fatto che nessuno si fosse accorto di quel momento.

Armin parlava vivacemente con Sasha ed Ymir che, con quella sua aurea protettiva addosso, stringeva accanto a sé Historia, impegnata in una conversazione con Connie.
Quanto bramavo lo stesso sguardo che Ymir rivolgeva ad Historia da parte di Levi!

«Beh ragazzi, che facciamo quindi?» chiese Connie, sbadigliando sonoramente.

«Che ne dite di obbligo o verità?» chiese Mikasa.

«Però- intervenne Annie. -chi si rifiuta di rispondere o di fare un obbligo deve togliersi un vestito.»

«Chi rimane con più vestiti alla fine vince.» concluse Mikasa.

«Sembra quasi 'non ho mai' o come si chiama.»

«Io ci sto, sembra ganzo.»

«Va bene.»

Pretending to hate youDonde viven las historias. Descúbrelo ahora