Capitolo 3

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Paura?

La mia più grande paura? Mia madre.

Quando disubbidivo, quando non rispondevo a sue due chiamate di fila, quando rispondevo 'male', a detta sua, e soprattutto quando sapevo di essere nei casini ma lei si comportava più dolcemente del solito.
Come a dire: 'la punizione che sta per arrivare è talmente terribile che ho pena e ho deciso di farti godere un ultimo giorno di felicità.'

Questo era esattamente ciò che stava accadendo il lunedì seguente alla festa.

Prima di tutto era sveglia. Quando mai? Secondo mi aveva preparato la colazione. Solo del latte riscaldato nel forno a microonde e un sacco di gocciole, ma era come regalarmi un'auto. Terzo, mi aveva dato un bacio in fronte prima che io uscissi di casa per andare a scuola. Ergo, ero fottuto.

Già qualcosa era scattato in me quando, al mio rientro a casa dopo la festa, mia madre aveva fatto finta di nulla, ma avevo deciso di rilassarmi prima della tempesta.

Qualcuno mi tolse con forza un auricolare dall'orecchio.

<<Annie!>>

<<Annie 'sti gran cavoli. Potevi avvertirmi che venerdì non saremmo usciti invece di farti aspettare per due ore.>> mi maledii mentalmente, ero stato un idiota.

<<Scusa Annie, ti giuro che mi sono completamente dimenticato delle nostre uscite!>>

<<Beh, complimenti. Dopo appena dieci anni.>>

<<Scusaaaa! Cosa posso fare per farmi perdonare?>>

<<Dammi del cioccolato.>>

<<Sì! Va bene, perfetto! Vieni da me dopo scuola!>> lei annuì soddisfatta. E lo ero anch'io, tre piccioni con una fava.
Uno, Annie mi avrebbe perdonato. Due, avendo un ospite a casa mia madre non avrebbe potuto farmi niente. Tre, mi sarei potuto esercitare per fare del cioccolato per Levi per San Valentino.

<<E poi ci guardiamo 'The greatest showman' in streaming.>>

<<Con i sottotitoli in coreano.>>

<<Ovvio.>> scoppiai a ridere, senza notare di essere passato accanto a Levi.

Fui ripagato subito della mia disattenzione, con uno sgambetto. Riuscii a non cadere e a non fare una figura di merda davanti a tutti. Voltai la testa di scatto, furioso.

Ciò che incontrai fu un ghigno di Levi ed un fintissimo 'oops'. Mi dispiaceva rovinargli il viso ma non ci pensai mezzo secondo in più a dargli un pugno sul naso.
Iniziammo l'ennesima lotta, mentre attorno a noi si erano raggruppati tutti gli studenti che erano nel cortile. Non troppi, considerando che le lezioni stavano per cominciare.

Comunque non potei fare a meno di sorridere leggermente. Era bello interagire in qualche modo con Levi, anche se nel modo sbagliato.

A dividerci fu Mikasa, tirandomi semplicemente indietro per il colletto.

<<Dobbiamo andare in classe Eren o arriveremo in ritardo a lezione.>> disse trascinandomi in classe, lasciando dietro di sé un Levi dall'espressione molto seccata. Quasi urlai di gioia. Gli piaceva lottare con me, quindi apprezzava la mia forza, quindi mi accettava come persona! Non era molto, e e forse visto dall'esterno era un po' triste, ma era così tanto per me!

Arrivammo in classe e Mikasa mi lasciò per andare a sedersi.

<<Ciao Eren.>> mi sorrise Erwin.

<<Ciao gigante!>> risposi allegramente, seguendolo ai nostri banchi.

<<Sei felice vedo. Successo qualcosa di bello?>> feci di sì con la testa ma prima che potessi dire altro la campanella suonò e l'insegnate entrò in classe.

Pretending to hate youWhere stories live. Discover now