Capitolo 5

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«Ripetizioni in filosofia? Da te?» Levi alzò gli occhi al cielo, irritato.

«Non ho intenzione di ripetermi. È sì oppure no, è semplice, anche per te.» non lo disse, ma il sottinteso 'si spera' era piuttosto evidente.

«Non siamo nemmeno in classe insieme, come esattamente vorresti darmi ripetizioni? E poi cosa ti fa pensare che io ne abbia bisogno?»

«Abbiamo entrambi il professor Bodt e lui è talmente sconvolto dal tuo improvviso peggioramento da continuare a parlarne in classe. Ora, accetti o no?»

Ok, probabilmente qualsiasi persona sana di mente avrebbe detto immediatamente detto di sì ad una proposta del genere, offerta nientemeno che dalla propria cotta, ma bisogna capire che in una situazione come la mia, dove la suddetta cotta ti odia, la perplessità e la confusione erano scontati.
Soprattutto se la causa della sopracitata proposta era, indirettamente, tuo padre.

Chi avrebbe mai infatti detto che Levi si sarebbe ricordato che mi ero preso cura di lui, anche se poco, o che avrebbe addirittura voluto sdebitarsi?
Certo non io, che per di più lo conoscevo da due o tre vite.

Comunque non ero per niente incline a rifiutare l'offerta, proprio no.
«D'accordo, ma scordati di essere pagato.»

Levi si allontanò irritato dopo uno sgarbato 'sì', lasciandomi solo con i miei filmini mentali. Che fosse l'occasione giusta per provare a farmi perdonare?

Purtroppo nei miei piani e nei miei filmini mentali non tenni conto di due cose: la prima, che Levi mi avrebbe aiutato a studiare perché era calato il mio rendimento quando però la causa era lui stesso. In breve, studiare assieme a lui non mi avrebbe portato da nessuna parte, visto che mi sarei distratto a guardarlo o chissà cosa. Secondo, la promessa che mi feci da piccolo di prendere voti sempre inferiori a quelli di Zeke.
Non sarei mai riuscito a migliorare con lui e se anche il miracolo fosse avvenuto non sarei mai arrivato ai suoi standard, e ciò avrebbe causato un aumento di odio nei miei confronti da parte sua.

Ma tanto valeva godersi il momento fintanto che potevo. Quel che sarebbe successo poi, l'avrei lasciato in balia del destino.

***

«Non credere che io sia contento di farti studiare da me.»

«Potrei dire lo stesso, signor 'sono il centro del mondo e sono l'unico a soffrire'!» ribattei acido, calcando più del dovuto con la matita.

«Almeno non sono un idiota.» rispose sprezzante non appena la punta della matita si ruppe. Lanciai un grido di frustazione, lanciando la matita contro il muro.

«Fanculo te, questa cazzo di matita ed il mio fottuto cervello.»

«Buono a sapersi.»

«Cosa?» domandai scontroso.

«Sai che il tuo cervello è fottuto. Mi chiedo se sia per le droghe.»

«Io ti ammazzo cazzo!» urlai lanciandomi su di lui e tirandogli un pugno alla mascella. Levi non ci mise molto a rispondere e presto ci ritrovammo a rotolare sul pavimento della sua stanza scagliandoci cazzotti ed insulti.

La porta si spalancò con un tonfo e presto due braccia forti mi circondarono il petto e mi trascinarono via da Levi. Continuai lo stesso a calciare e menar pugni.

«Levi, stupido, piantala!»

«È lui che ha iniziato Mikasa!»

Pretending to hate youWhere stories live. Discover now